La fine di una relazione, con tutto ciò che ne consegue. Dolore, rabbia, angoscia. Lacrime, difficoltà di accettazione, desiderio di rivalsa. Gelosia, mancanza di lucidità, assenza di controllo. Volontà di lasciarsi andare alla deriva, naufragando dolcemente nel mare del buio. Oppure orgoglio e forza nel reagire e correre incontro alla vita. Sempre però con quel sentimento pulsante, intoccabile e indistruttibile che bussa alla porta.
Scoprire lui a casa di un’altra donna, tuffarsi nella collera al punto di ridursi a pedinamenti e minacce. Ingaggiare sedicenti guru per riti pseudo magici. Vederlo allontanarsi sempre più, poi tornare, poi di nuovo sparire, poi ancora tornare. Nel frattempo darsi, ad altri, per rapporti fugaci, improvvisi e improvvisati, piacevoli ma forse del tutto inutili. Perché nella mente c’è ancora soltanto lui.
In occasione dell’uscita in Francia di Alice et le maire (Alice e il sindaco), durante un’intervista promozionale, un giornalista chiese ad Anaïs Demoustier quale fosse il film che in assoluto l’aveva più colpita ed emozionata tra tutti quelli visti durante l’anno (il 2019). Anaïs rispose Tu mérites un amour, di Hafsia Herzi. Una scelta sorprendente, almeno a livello teorico, ma a conti fatti non così tanto, dato che nell’opera d’esordio in veste di regista della Herzi ritroviamo molti elementi di quel cinema libero e sfrontato che alla Demoustier piace sempre interpretare.
Nel disegnare le chagrin d’amour di una giovane donna alle prese con le mille battaglie interiori che accompagnano il termine temporaneo o definitivo di una storia, la Herzi riempie i tratti di una rappresentazione aperta, vivace e passionale che osa e sfida le convenzioni. L’attrice salita alla ribalta in La grain e le mulet di Abdellatif Kechiche (Cous Cous, 2007) mette in scena un qualcosa che assomiglia a un one woman show: scrive la sceneggiatura, dirige, finanzia con i suoi soldi e si affida pure il ruolo di protagonista, alternando il lavoro davanti e dietro la macchina da presa, alla quale si concede con notevole intensità espressiva in un affascinante girotondo di variazioni d’umore.
Lila, personaggio che assomiglia nelle fattezze a Frida Kahlo («ma tu sei molto più bella» gli sussurra un timido apprendista fotografo che le chiede di fargli da musa), è lo specchio riflettente della stessa Herzi, la quale, ben coscia della propria sensualità, non ha paura di dedicarsi a baci voluttuosi con diversi partner e a mostrare (peraltro quasi del tutto fuori campo) persino un rapporto a tre, senza comunque che il sesso diventi il punto dominante del racconto. Nel suo viaggio tra i tormenti del sentimento l’attrice-regista soffia infatti nella narrazione un caleidoscopio di primi piani disfatti, sane risate, danze liberatorie, attimi giocosi, esplosioni d’ira, stasi di malinconia, solidificando una figura femminile a tutto tondo alla quale, dopo qualche remora iniziale, si finisce per affezionarsi e non poco.
In Tu mérites un amour non vi è nulla di nuovo o stupefacente. Ma ciò che c’è respira, scuote e trova evidenti elementi di contatto con la realtà di tanti di noi, facendosi portavoce di esperienze concretamente vissute. Sulla scia del suo mentore Kechiche, palese fonte di ispirazione (è anche ringraziato nei titoli di coda), Hafsia Herzi cerca di raccontare una storia comune attraverso uno sguardo però attento e brulicante di vibrazioni e sensazioni contrastate, dandoci l’impressione di entrare nella messinscena e partecipare a dialoghi con amici di tutti i giorni. Molto pare improvvisato, ma in verità tutto è scritto. Eppure suona naturale e fluido, caratteristica che non a caso ritroviamo splendidamente espressa nella filmografia dell’autore di La vie d’Adèle e Mektoub My Love.
Il valore aggiunto è lei, Hafsia; se stessa, le sfumature del viso, i lineamenti del corpo, il maglione giallo in contrasto con la pelle bruna, le frasi concitate, i farfugliamenti, le (volute) ripetizioni di gesti e parole. Rare sono le inquadrature in cui non è presente; questo aspetto lascia talvolta insinuare un sospetto di leggero egocentrismo, ma il fastidioso sentore è accantonato grazie alla bontà di alcuni personaggi di contorni completamente indovinati, in particolare l’amico gay pieno di verve e malizia (un irresistibile Djanis Bouzyani) e il sopracitato fotografo, simbolo d’innocenza in un mondo corrotto ed egoista.
Girato con pochi mezzi, selezionato a Cannes, applaudito in modo unanime dalla stampa transalpina, inedito in Italia ma acquistabile e visibile in streaming fino a metà febbraio 2021 con i sottotitoli nell’ambito del My French Film Festival, Tu mérites un amour cavalca e doma onde selvagge, approdando a una soffice sequenza finale che dà ulteriore lustro a tutta l’operazione.
Lì risiede il piccolo grande rimedio alla pena del cuore. Un abbraccio. Una spalla silente a cui appoggiarsi. Una semplice carezza.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: La vie en rose
Scheda tecnica
Titolo originale: Tu mérites un amour
Regia e sceneggiatura: Hafsia Herzi
Musiche: Nousdeuxtheband
Fotografia: Jérémie Attard
Montaggio: Maria Giménez Cavallo e William Wayolle
Anno: 2019
Durata: 102’
Attori principali: Hafsia Herzi, Djanis Bouzyani, Jérémie Laheurte, Anthony Bajon, Sylvie Verheyde