Una sera la ragazza naviga su Internet, cerca tra gli annunci, non vede nulla di interessante. A un certo punto, in preda allo sconforto, apre una pagina dedicata alle inserzioni vietate ai minori; a quel punto trova la richiesta di un uomo che propone di pagare 100 euro l'ora una giovane compagna che accetti di intrattenersi con lui, dandogli in cambio un po' di affetto e qualche carezza. Laura lo contatta, si presenta all'appuntamento, si spoglia davanti a lui, prova vergogna e disgusto, promette a se stessa che non ci sarà una seconda volta. Ma il proposito svanisce come una bolla di sapone. Laura inizia a prostituirsi, a vendersi, pur continuando a ripetere a se stessa “Je ne suis pas une pute”. Vorrebbe smettere, ma le banconote che può stringere tra le mani hanno un valore altissimo, irrinunciabile, catartico.
Nessuno la comprende. Laura è sola tra le fauci dell'abominio. Le necessità materiali le raschiano la gola senza sosta. Trova un ragazzo disposto a volerle bene accettando il suo inconsueto secondo lavoro, ma è un rapporto destinato a crollare in breve tempo, perché fondato su basi non solide. Restano i soldi, gli esami da completare, gli uomini e le loro perversioni. La spirale aumenta di velocità, sino a scoprire gli inevitabili pericoli nascosti tra le sue piaghe.
Mes chères études (Student Services per la distribuzione internazionale) è stato girato per la televisione francese e ha avuto la prima trasmissione su Canal+ nel gennaio del 2010, per poi ottenere una piccola distribuzione anche nei cinema italiani, peraltro condizionata dal divieto ai minori di 18 anni, ennesima conferma del deprimente bigottismo retrogrado in cui ancora affonda questo paese. Scritto e diretto da Emmanuelle Bercot, il film è stato tratto dal romanzo autobiografico Mes chères études - Étudiante, 19 ans, job alimentaire: prostituée, di Laura D.
In patria il libro ha destato scalpore per la tematica scottante che lo accompagna, e ha contribuito a spingere approfondite ricerche dopo le quali ci si è resi conto che la prostituzione giovanile e studentesca è un fenomeno molto più diffuso di quanto si potesse credere. In Francia (dove si parla di 40000 casi) come in tutto il resto d'Europa, soprattutto nelle metropoli.
Programmatico fin dalle prime sequenze (nell'inquadratura iniziale vediamo Laura nuda nella vasca da bagno, mentre si deterge le parti intime), Student Services è un treno a media andatura, che mantiene la velocità di crociera salvo poi frenare con toni bruschi nelle stazioni del dolore. La narrazione procede per ellissi piuttosto marcate, e i momenti più cruenti sono lasciati fuori campo, oppure scartati. Al di là dell'ovvio e utile fine pedagogico, a livello stilistico ne esce un ritratto lodevole ma incompleto, nel quale il lugubre percorso di formazione della protagonista trova derive consolatorie non così vicine alla realtà del quotidiano.
Il lavoro della Bercot non ha comunque paura di evidenziare l'ambiguità morale di Laura, umiliata dalla qualifica di donna oggetto ma anche incapace di resistere alle tentazioni superflue: una giacca elegante, un computer nuovo, una borsetta di marca. La protagonista è una ragazzina diventata adulta troppo in fretta, una preda dell'assenza di uno stato sociale adeguato, uno strumento di sfogo sessuale, un istante di contatto in un mondo di buie solitudini. Ma è anche e soprattutto una persona comune, non immune al vizio e non così vicina alla virtù. In apparenza scaltra e irresistibile come la Nanà di Zola, in realtà vittima (anche) di se stessa.
A dare volto e corpo al personaggio un'ottima Déborah François, insieme ad Anaïs Demoustier la migliore nuova stella del cinema francofono nata in questi ultimi anni, come dimostrato dalle eccellenti prove, ad esempio, in L'enfant dei Dardenne, La tourneuse de pages (La voltapagine) di Dercourt, Le premier jour du reste de ta vie di Bezançon e Populaire (Tutti pazzi per Rose) di Roinsard.
Anche qui, in un ruolo ovviamente problematico, il giovane talento belga riesce con notevole efficacia a mettere sul piatto le sue capacità, affastellando con parsimonia sguardi e silenzi e vagando spesso nuda per la scena, con il giusto mix di erotismo e pudore, un po' come Emmanuelle Béart in La Belle Noiseuse del compianto Rivette; una Venere che soffre e sogna, senza mai scivolare nell'autocompiacimento. All'estremo opposto rispetto alla stessa Béart (la sensualità carnale contro l'angelica innocenza) ne è però forse, al contempo, l'unica possibile erede.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: La vie en rose
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Scheda tecnica
Titolo originale: Mes chères études
Regia e sceneggiatura: Emmanuelle Bercot (dal romanzo di Laura D., pubblicato nel 2008)
Costumi: Marité Coutard
Montaggio: Julien Leloup
Anno: 2010
Durata: 101'
Attori: Déborah François, Alain Cauchi, Mathieu Demy, Benjamin Siksou
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