Qui, infatti, abbandoniamo la gioia, le tourbillon de la vie di opere trascinanti e scatenate come Main dans la main e Notre dame, per immergerci nel percorso di una donna alle prese con dolci voli dell’innamoramento che poi deflagrano in una nebbia di tormento e disperazione.
Tutto inizia con il casuale incontro tra Blanche e Greg, da cui scaturisce subitanea una passione totalizzante, insaporita da una ricetta a base di frasi romantiche, soavi passeggiate, armonia fisica e spirituale. Per lei, idealista, al contrario della disincantata sorella gemella, il rapporto con quest’uomo caduto all’improvviso dal cielo dei sogni assume i tratti del romanzo divenuto realtà. Il sentimento vero, profondo, cercato da sempre, nel respiro di una favola meravigliosa di cui cogliere i frutti; anche perché, a una certa età, «J’ai plus envie d’être sage».
Blanche abbandona il mare della Normandia e la famiglia per seguire lui altrove, resta incinta, lo sposa, compie rinunce, accoglie tutti i suoi desideri. Siamo però al via di una strada pericolosa: la venerazione assoluta di Greg per la donna un po’ alla volta muta traiettorie e accoglie storture di possesso, dominio psicologico, controllo ossessivo, sopraffazione. Nessuna violenza fisica (almeno sino a un certo punto), bensì un sottile e infido scavo mentale. Blanche si intorpidisce e indebolisce, sente sensi di colpa che non dovrebbe affatto avere, comprende infine di essere stata chiusa in gabbia ma non ha la forza di uscirne. La coltre di buio si fa di giorno in giorno più spessa, e quando finalmente si attua un moto di ribellione allo stato delle cose, ecco aprirsi le fauci di conseguenze devastanti.
Il sunto dell’opera lascia intendere come si navighi in territori ben lontani dai titoli di Valérie sopra citati. Casomai, perlomeno nella prima parte, possiamo rintracciare qualche lieve contatto con l’incompreso Marguerite et Julien. È proprio nella fase inaugurale del film che la regista inserisce quel tocco tipicamente suo, colorato di ardore e originalità. L’avvicinamento tra Greg e Blanche si estremizza riempiendosi di suggestioni da fiaba, la fotografia sfiora coordinate da fotoromanzo, i personaggi cantano in macchina accarezzando il musical. Si riconoscono tratti brillanti e peculiari del cinema Donzelli.
Mentre la narrazione prosegue, lo stile di ripresa invece si rabbuia, in parallelo con la prigionia fattuale ed emotiva in cui precipita la protagonista. Una deriva abbastanza schematica che toglie magari un po’ di personalità all’insieme ma non per questo ne smarrisce l’efficacia. La sceneggiatura, scritta insieme ad Audrey Diwan (L’événement), non perde di solidità e fa risaltare le caratteristiche dei personaggi, la violenza implicita ed esplicita, compiendo ellissi intelligenti e insistendo su scene soffocanti eppure essenziali per l’economia del racconto. Ne esce un amaro ritratto di donna manipolata, adorata (in apparenza) ma poi come tante calpestata nella sua dignità, vittima di un soggetto maschile nella cui mente confusa mordono gelosia, pazzia, infantile insicurezza, continuo bisogno di conferme e bieca mostruosità.
L’amour et les forêts, uscito a maggio 2023 in Francia e molto apprezzato in patria sia dalla stampa che dal pubblico, si innalza sullo splendore di Virginie Efira, alle prese con doppio ruolo (Blanche e la gemella Rose) e un tour de force intriso di cangianti sfumature, dai sorrisi radiosi alle rughe dell’afflizione, da sensuali nudità a commiserazione e vergogna, dall’illusione al terrore. Accanto a lei un valido Melvil Poupaud, attore irreprensibile da cui non ci si può mai aspettare nulla al di fuori della pienezza interpretativa.
La loro danza fuori equilibrio si sviluppa lasciando spazio a citazioni letterarie (Racine, Molière), risvegli forzati, interrogatori sfibranti, inserti linguistici forse semplici ma idonei al contesto (le inquadrature con lui davanti messo a fuoco e la donna dietro sfocata), atti barbari cui si fatica a dare il giusto nome, aiuti silenziosi e preziosi. Sino a un’ultima, bellissima immagine, nella quale il viso di Blanche incarna al meglio un mélange di logoramento, tracce di residuo timore ma soprattutto ritrovato coraggio. Il coraggio di voler essere di nuovo libera. Senza più catene.
«Ho amato anche tutte le lacrime che ho versato per te.»
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: La vie en rose
Scheda tecnica
Titolo originale: L'Amour et les forêts
Titolo internazionale: Just the Two of Us
Anno: 2023
Regia: Valérie Donzelli
Sceneggiatura: Audrey Diwan, Valérie Donzelli
Fotografia: Laurent Tangy
Durata: 105’
Attori: Virginie Efira, Melvil Poupaud, Dominique Reymond, Romane Bohringer, Virginie Ledoyen