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RESPIRE - Il sentiero oscuro dell'adolescenza

22/1/2015

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Ci sono due tendenze molto evidenti che sempre più spesso si ritrovano nel cinema francese contemporaneo: da un lato il desiderio di tratteggiare forti ritratti al femminile, capaci di coniugare la tenacia e le fragilità di donne in viaggio verso la vita; dall'altro la voglia di dipingere le inquietudini, i sogni, le delusioni e le contraddizioni dell'età adolescenziale. 
I due aspetti hanno trovato un punto di raccordo in molte pellicole di qualità realizzate negli ultimi anni, ad esempio Les Grandes Personnes di Anna Novion, LOL di Lisa Azuelos, La belle personne di Christophe Honoré e il recente e bellissimo Bande de filles di Céline Sciamma, senza ovviamente dimenticare il meraviglioso La vie d'Adèle.
A questa corrente si iscrive anche Mélanie Laurent con il suo Respire, secondo lungometraggio diretto da un'attrice che a soli 31 anni ha già alle spalle una carriera di tutto rispetto. Dai primi successi in patria grazie alle partecipazioni in De battre mon coeur s'est arrêté di Jacques Audiard, Je vais bien, ne t'en fais pas di Lioret, Paris di Klapisch e Le Concert di Mihaileanu, alla fama internazionale conquistata con Bastardi senza gloria di Tarantino, la Laurent ha imparato a dividersi tra Francia e Stati Uniti, trovando il tempo di diventare mamma e sviluppando la voglia di provare a imporsi anche dietro la macchina da presa.
Respire, uscito nelle sale transalpine lo scorso novembre e ora visibile online fino al 16 febbraio (con sottotitoli in italiano) nell'ambito del My French Film Festival, arriva tre anni dopo l'esordio con Les Adoptés e sei anni dopo il cortometraggio erotico À ses pieds, contenuto nella raccolta X Femmes. La genesi del film è piuttosto chiara e indicativa: a 17 anni Mélanie legge un romanzo di Anne-Sophie Brasme, a sua volta basato su una diciassettenne alle prese con l'intensa e complessa amicizia con una coetanea. La Laurent trova nel libro molte attinenze con la sua personale esperienza, resta profondamente affascinata dalla storia e inizia a pensare di trarne un film. Gli anni passano, altri progetti si sviluppano e accavallano, ma quando Bruno Lévy, già produttore del suo primo lavoro da regista, le chiede se ha in mente un soggetto per la sua opera seconda, lei getta sul tavolo l'idea di Respire, trovando il consenso dell'interlocutore.

Il film, girato in sei settimane tra Parigi e la zona di Roussillon, vede al centro della vicenda Charlène, detta Charlie, un'adolescente come tante. Insicura, malinconica, con una personalità ancora non ben definita, Charlie cammina nei sentieri di una vita non dissimile da quelle di altre ragazze della sua età: una situazione familiare complessa, con una madre perennemente sull'orlo di una crisi di nervi; una relazione sentimentale che non sa o non vuole portare a definitivo compimento; un piccolo gruppo di amici e amiche; l'obiettivo di superare il non lontano esame di maturità; la totale incertezza sul futuro che l'attende. Non a caso le prime inquadrature dedicate alla protagonista mostrano i suoi piedi nudi che scendono dal letto e poi il suo viso nascosto dietro una grossa scodella; soltanto in un secondo momento ci appare finalmente il volto, come a testimoniare una forma esistenziale ancora non plasmata a dovere.
Le cose cambiano quando in classe arriva una nuova compagna, Sarah, i cui tratti caratteriali sono quanto di più dissimile si possa immaginare rispetto alla timidezza di Charlie; Sarah è infatti spavalda, egocentrica, sicura di sé; ha una madre che gira il mondo, è brillante e sinuosa, emana carisma e fascino e ottiene facilmente ciò che vuole. Nonostante le apparenti diversità, tra le due si sviluppa un'intensa amicizia fatta di risate, confidenze, feste, bevute, balli, fumate, corse nei prati. Sarah diviene per Charlie un modello a cui ispirarsi, uno scoglio a cui aggrapparsi, una “dipendenza” grazie alla quale fuggire dai vuoti del quotidiano e trovare finalmente la propria emancipazione.
Fino a qui l'opera della Laurent, pur risultando elegante e precisa, non si discosta più di tanto da altre pellicole dello stesso genere. A un certo punto però tutto si trasforma: Sarah getta la maschera, dimostrando di essere una narcisista che racconta una marea di bugie e sfrutta le temporanee amicizie, le consuma, le divora, le sputa e si dirige altrove. Nel momento in cui le immancabili insicurezze di Charlie cominciano a stancarla, inizia un altro film, duro, cupo, soffocante, crudele come solo l'adolescenza sa essere. Sarah volta le spalle alla (ex) amica, la trasforma in un oggetto di derisione agli occhi di tutta la classe, la sbeffeggia e la umilia, salvo poi tornare a cercarla quando ha bisogno di lei e di nuovo gettarla via quando il bisogno si esaurisce. Charlie le perdona tutto, ma la situazione diviene sempre più pesante e traumatica; il suo cuore va in pezzi, gli attacchi d'asma di cui soffre aumentano esponenzialmente, la rabbia cresce insieme al dolore. La messinscena della Laurent abbandona ogni idillio e assume toni sempre più oscuri, dimentica l'allegria e si barrica nella sofferenza, intraprendendo una strada buia e lacerante.
Il respiro del titolo si trasforma nel non-respiro di Charlie; l'asma la assedia senza preavviso, generando ondate di panico che esplodono in un paio di devastanti crisi girate dalla Laurent in simbiosi con la sua attrice (1), la bravissima Joséphine Japy, vent'anni, ennesima nuova folgorazione del cinema francese, già vista in Le Moine di Dominik Moll e qui autrice di una prova di impressionante maturità. Accanto alla Japy un'altra ragazza dal roseo avvenire, Lou de Laâge, 24 anni, brava a calarsi negli scomodi panni di un angelo che si trasforma nel più sanguinario e pericoloso dei diavoli. Con loro anche la sempre brava Isabelle Carré, nel ruolo della madre di Charlie, e Roxane Duran, apparsa anche sugli schermi italiani in 17 filles.

1) Per riprendere l'ultima e più tagliente crisi, la Laurent ha chiesto di nascondere un auricolare nell'orecchio dell'attrice. Dopodiché ha fatto uscire tutti dalla stanza in cui si svolgeva la scena e durante il ciak ha parlato alla ragazza da lontano, guidandola passo per passo e al contempo abbandonandosi al pianto insieme a lei, contribuendo alla riuscita e al realismo di un momento di notevole impatto emotivo.

Con un cast assolutamente affiatato, Mélanie Laurent sviluppa con piena coscienza e grandi capacità la storia che per tanti anni aveva desiderato trasporre sul grande schermo, mettendo in gioco la limitata differenza d'età per assumere al contempo un triplice ruolo di maestra, sorella e amica nei confronti delle sue giovani attrici. Il risultato è ottimale, la sintonia tra le due protagoniste totale, la messinscena concreta, ricca e appassionata, e qualche lieve ingenuità registica (l'uso eccessivo del ralenti, un'ultima inquadratura forse sin troppo esplicativa) non intacca il valore di un racconto di formazione e distruzione in cui non è difficile riconoscersi.
L'adolescenza è infatti un po' per tutti l'età in cui ogni esperienza è amplificata, viscerale, misteriosa e inconoscibile; il periodo delle sfide, degli imbarazzi, delle persecuzioni, delle speranze, dei sogni infranti; il momento in cui il respiro può trafiggere il cielo della vita o al contrario interrompersi di colpo, con devastante ferocia, lasciando spazio alla notte dell'anima.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: La vie en rose


Scheda tecnica

Titolo originale: Respire
Regia: Mélanie Laurent
Sceneggiatura: Julien Lambroschini e Mélanie Laurent (dal romanzo di Anne-Sophie Brasme)
Fotografia: Arnaud Potier
Musiche: Marc Chouarain
Durata: 91'
Anno: 2014
Attori: Joséphine Japy, Lou de Laâge, Isabelle Carré, Claire Keim, Roxane Duran

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X FEMMES - Sesso con occhi di donna

5/2/2014

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Dieci cortometraggi, di durata compresa tra gli undici e i trentacinque minuti, tutti diretti da donne. Due stagioni, andate in onda sull'emittente televisiva Canal+ nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2008 (la prima parte) e tra il 27 e il 28 giugno 2009 (la seconda). Un esperimento audace, con il quale provare a raccontare le varie diramazioni del sesso, utilizzando un occhio femminile pronto a scontrarsi con gli stereotipi dell'erotismo, troppo spesso ridotto a mero strumento di uso e consumo maschile. Un prodotto pensato per un pubblico eterogeneo ma in prevalenza rivolto proprio alle donne.
Diciamolo subito: un progetto come questo merita considerazione, se non altro per il coraggio e la bontà delle intenzioni. In Italia non sarebbe mai stato possibile nemmeno concepire una simile miniserie, costruita con immagini che in molti momenti travalicano i confini del soft porno per approdare nei territori dell'hard, utilizzando strutture narrative ardite e inquadrature assai più esplicite di quanto si potrebbe pensare.
Dieci episodi, si diceva; nelle recenti versioni della raccolta pubblicate in Dvd, compresa quella uscita in Italia grazie alla sempre attenta Ripley's Home Video, ne sono rimasti però soltanto otto. Mancano infatti all'appello Le bijou indiscret, ritirato dal mercato per una causa legale intentata da una nota multinazionale di giocattoli, e Pour Elle, interpretato nientemeno che da Victoria Abril: l'attrice, dopo aver accettato la parte, ha infatti preteso che il cortometraggio avesse una circolazione limitata; precauzione discutibile e piuttosto inutile, dato che le scene più spinte dell'episodio sono comunque tranquillamente visibili in rete nei più famosi siti specializzati nel porno.
Ne restano dunque otto: Vous désirez, in cui una donna immagina di fare sesso con un'amica in una stanza circondata da luci soffuse; Se faire prendre au jeu, in cui una coppia inizia a guardare un film hard in Tv e si dedica a un amplesso imitando passo per passo i movimenti degli attori sullo schermo; Peep show heros, in cui una ragazza, il giorno del suo compleanno, si regala un'avventura di sesso con due uomini in un locale, spiata da numerosi altri avventori; Enculées, dove una ex cassiera di supermercato rimasta senza lavoro approccia il mestiere di escort, con la preoccupazione di dover accettare richieste di rapporti anali e così giocoforza sperimentare una pratica mai testata prima; Samedi soir, in cui una coppia fa sesso scambiandosi di ruolo, così che la donna assuma la parte dominante e l'uomo ne sia sottomesso; Le beau sexe, dove una donna immagina un infuocato incontro con un uomo misterioso la cui voce si insinua nella sua mente portandola oltre i confini dell'eccitazione; Les filles, in cui tre ragazze sboccate e volgari sono rifiutate da un uomo che preferisce la compagnia di una donzella tanto dolce quanto timida; infine À ses pieds, in cui una seducente donna trascina un uomo in un labirinto di piacere e perversione mostrandogli le sue grazie soltanto alla fine del pellegrinaggio, senza però concedersi compiutamente. 
Abbiamo già sottolineato la bontà delle intenzioni del progetto. Appare però evidente come un ensemble di questo tipo, per la natura stessa che lo contraddistingue, non possa che condurre verso una marcata eterogeneità stilistica, veicolo di risultati qualitativi inevitabilmente altalenanti e quindi non sempre soddisfacenti. A conti fatti, volendo stilare una sorta di parziale classifica di merito, si può notare come gli episodi migliori siano quelli più misurati e raffinati, in cui l'audacia dei contenuti non deraglia verso la schietta pornografia; in questo senso vanno senz'altro citati l'iniziale Vous désirez, di Caroline Loeb, capace di mostrare una lunga masturbazione e un susseguente rapporto saffico con una messinscena estremamente elegante e soffusa, tutta giocata sulle ombre, i controluce, i sospiri e le carezze, e Le beau sexe, di Tonie Marshall (1), intrigante sogno a occhi aperti molto ben interpretato da Marie Pape, in cui la mente si apre all'immaginazione, in un trionfo di desiderio pronto a manifestarsi in ogni istante, davanti a un tango ballato in Tv così come in metropolitana, solleticando il prurito dispettoso che corre tra le gambe e torturandosi nell'attesa di poter esplodere in un orgasmo paradisiaco.

1) A oggi l'unica donna ad aver vinto il César come miglior regista, nel 2000, per Vénus Beauté Institut (Sciampiste & Co.), nell'occasione premiato anche come miglior film dell'anno.

In altre occasioni la ricerca dell'Eros al femminile assume connotazioni metaforiche, come nel caso di Enculées, girato in modalità docufiction, in cui la regista Laetitia Masson parte dalla storia della ex cassiera in procinto di diventare escort per compiere una riflessione sulla sodomia come simbolo delle mancanze e delle paure che spesso accompagnano tutti noi nonché l'autrice stessa, impegnata a filmare la meccanica dei corpi senza poterne però carpire il definitivo segreto. Il sesso anale diventa così l'esplicitazione del piacere negato, della privazione, della liberazione del corpo e dell'anima, in quello che a tutti gli effetti risulta essere l'episodio più complesso (nonché il più lungo a livello di minutaggio), non disprezzabile ma con un vago senso finale di cerebralismo non proprio necessario.
Gli altri corti non comunicano straordinari spunti d'analisi, a partire dal pessimo Peep show heros di Helena Noguerra, girato con uno stile esplicito, molto vicino al videoclip e assai poco sopportabile, per continuare con Se faire prendre au jeu di Lola Doillon, in cui la tematica dell'amplesso svolto imitando gli attori in azione sullo schermo diventa un facile appiglio per dieci minuti di vero e proprio hard, con tanto di fellatio, cunnilingus e penetrazione, senza peraltro trasmettere nessuna particolare emozione. Les Filles di Anna Mouglalis (Grazie per la cioccolata, Romanzo criminale) sviluppa idee quantomeno arbitrarie (le scene di sesso estremo che scorrono sui televisori del locale dove si stanzia la storia), mentre Samedi Soir di Zoe Cassavetes, figlia del grande John, propone il ribaltamento dei ruoli per affrontare la non scontata variante di un uomo sodomizzato da una donna, lasciando in dote un vago senso di abbandono e malinconia. 
Il finale, nell'edizione pubblicata dalla Ripley (l'ordine è diverso rispetto alla originaria messa in onda), è lasciato al nome più conosciuto, quello di Mélanie Laurent (Tutti i battiti del mio cuore, Parigi, Il concerto, Bastardi senza gloria). L'attrice si pone dietro la macchina da presa per À ses pieds, titolo che peraltro non si avvicina neanche a tematiche feticiste, mostrando invece con discreta efficacia e buona mano registica il vagabondaggio di un uomo che rifiuta una serie di eccitanti situazioni erotiche comodamente a sua disposizione, nel tentativo di raggiungere l'unico vero (s)oggetto del suo desiderio, un Angelo della Lussuria che però può essere soltanto guardato e ammirato dietro a un vetro, a una distanza tanto minima quanto impossibile da colmare; come a dire che l'irresistibile fascino dell'Eros, dopotutto, risiede anche (e soprattutto?) in ciò che non si può avere.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: La vie en rose


Scheda tecnica

Titolo originale: X-Femmes
Anno: 2008-09
Le bijou indiscret, regista: Arielle Dombasle, con: Arielle Dombasle, Jérémie Elkaïm e Paz de la Huerta
Se faire prendre au jeu, regista: Lola Doillon, con: Laureen Langendorff e Dominique Viger
Peep show heros, regista: Helena Noguerra, con: Axelle Parker, William e Myke Glory
Enculées, regista: Laetitia Masson, con: Hélène Fillières, Valentine Catzéflis e Camille de Sablet
Vous désirez?, regista: Caroline Loeb, con: Alexandra, Béa e Pierre Blanche
À ses pieds, regista: Mélanie Laurent, con: Fanny Krish, Marc Ruchmann e Déborah Révy
Samedi soir, regista: Zoe Cassavetes, con: Alexandre Marouani e Laëtizia Venezia Tarnowska
Pour elle, regista: Blanca Li, con: Victoria Abril
Le beau sexe, regista: Tonie Marshall, con: Miko Angelo, Philippe Elkoubi e Marie Pape
Les filles, regista: Anna Mouglalis


X-Femmes
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