Ti ritrovi così a dover organizzare e assemblare daccapo ogni fase della quotidianità: far svegliare i bambini, vestirli, portarli a scuola, andare a recuperarli, nutrirli, aiutarli con i compiti, dovendo al contempo spiegare loro che la mamma è andata via per un po’ ma sicuramente tornerà. Anche se dentro di te senti brividi di gelo perché in realtà non lo sai se tornerà. E nemmeno sai dov’è andata. Ma intanto ci sono i figli, le lotte aziendali per assicurare migliori condizioni di lavoro agli operai, i crolli di colleghi che non reggono il peso delle decisioni altrui. Tutto ti spinge giù, ti travolge. Tu annaspi, corri, cerchi di stare a galla, per chi ha bisogno di te ora più che mai. E pensi a lei, a quel letto vuoto, all’amore che hai trascurato, rotolando in una giostra di emozioni che ti stordisce.
Il cinema francofono da alcuni anni a questa parte sta dimostrando vera maestria nel presentare e raccontare piccole storie capaci di indagare la sempre più precaria realtà attuale del mondo del lavoro, senza peraltro dimenticare l’abilità, da tempo conclamata, di mettere in scena con efficacia intimi drammi familiari. Nos Batailles, accolto con entusiasmo pressoché unanime dalla stampa d’Oltralpe e proiettato in anteprima italiana in concorso al Torino Film Festival, è la summa di queste due poetiche. A dirigerlo il belga Guillaume Senez, nato a Bruxelles, classe 1978, che già si era fatto conoscere nel 2015 con il racconto di formazione adolescenziale Keeper, presentato a Locarno e vincitore del premio della giuria proprio al TFF. A interpretarlo Romain Duris, ex “belloccio” di Francia ormai maturato, adesso in grado di essere a suo agio anche in ruoli di spessore e qui, con folta barba, occhiaie e berretto di lana, alla migliore interpretazione della sua carriera.
Nos Batailles sfrutta le grandi lezioni dei Dardenne e si muove sulle tracce segnate recentemente da Stéphane Brizé e Joachim Lafosse, accumulando le qualità, tra gli altri, di film meravigliosi come La loi du marché e L’économie du couple (Dopo l’amore). Da un lato la lotta operaia e le terribili problematiche economiche e psicologiche causate dal perenne rischio della perdita del posto, dall’altro i conflitti che si consumano all’interno delle pareti domestiche nell’esercizio dei sentimenti. Due strade convergenti in un disegno filmico in cui Senez accantona la finzione per lasciar fluire l’improvvisazione all’atto delle riprese, quasi tutte svolte senza dialoghi prestabiliti, trovando un realismo genuino e per questo toccante. Non a caso si assiste alla pellicola in un’immersione mentale che ci fa sentire davvero dentro alla storia, una storia in cui si sta semplicemente parlando di noi, delle nostre colpe e dei nostri desideri. Il tutto senza artifici né forzature, in modo semplice e diretto. E dunque ancora più vero.
Laura non c’è. Ha sofferto a lungo in silenzio e a un certo punto non ce l’ha più fatta. Olivier vede convergere tutto su di lui, con due figli che soffrono l’assenza della madre e pongono domande scomode poiché non possono decifrare fino in fondo ciò che sta accadendo. Intorno, una nonna premurosa che cerca di aiutare con toni misurati; una sorella (Laetitia Dosch, tornado dirompente, sempre più brava ogni giorno che passa) che vorrebbe fare tanto ma è frenata da una personalità a sua volta troppo fragile; una dolce e malinconica collega di lavoro non più giovanissima che nutre una spinta “speciale” nei confronti del protagonista. Figure secondarie in realtà ricche di sfumature e sostanza, ben incastonate in un quadro lucido e compatto che ci rende partecipi della vicenda con assoluta naturalezza, sino a giungere a una magnifica inquadratura finale da cui sgorgano spontaneamente lacrime di affetto e speranza.
Le nostre battaglie sono queste. Le si affronta per colmare i vuoti, ritrovarsi e magari chissà, perfino rinascere. A volte ci si riesce, a volte no. Ma si combatte, cullando nel cuore chi non finiremo mai di sognare. E aspettare.
Alessio Gradogna
Sezioni di riferimento: La vie en rose, Torino Film Festival
Scheda tecnica
Regia: Guillaume Senez
Sceneggiatura: Guillaume Senez, Raphaëlle Desplechin
Fotografia: Elin Kirschfink
Montaggio: Julie Brenta
Attori: Romain Duris, Laure Calamy, Laetitia Dosch, Lucie Debay, Lena Girard Voss
Anno: 2018
Durata: 98’