C'è una vita da vivere, domani. Immagini cose straordinarie, ma sai che con ogni probabilità ti dovrai accontentare di lavori umili e avvilenti. Oppure sfornerai figli e starai a casa a soddisfare il tuo sposo, navigando sempre sull'orlo della povertà. Se ci pensi un attimo è tutto già scritto: un percorso comune a tante donne, scontato e probabilmente inevitabile.
E allora arriva un giorno in cui decidi di dire basta; capisci che l'arroganza può essere combattuta solo con la stessa medicina, che lo status di “brava ragazza” non ti interessa, che questa vita ti incatena al palo di una disillusione senza limiti. Così ti unisci a una banda di ragazze, acquisti la loro fiducia, ti fai consegnare dieci euro da una compagna di scuola piccola e spaventata, prendi la metro, vai in centro, rubi uno di quei vestiti che non potrai mai permetterti, ti affidi alla spavalderia delle nuove amiche per assumere quella sicurezza che ti è sempre mancata, prendi a botte la capoclan di una gang rivale e usi il suo reggiseno come trofeo di caccia. Cambi nome, perfino; uccidi Marieme e diventi Vic, come victoire. Butti via la vita a testa bassa e alzi lo sguardo verso la lotta. Diventi parte di una mini-struttura sociale che ti regala momenti di empatia e libertà. Scaraventi nel fiume il cappio della noia e ti getti nel calderone dell'avventura. Fino a quando non decidi di fare un ulteriore passo avanti: abbandoni scuola, famiglia e amiche, ti ostini a volertela cavare da sola, ti metti nelle mani di una specie di pappone che ti può garantire alloggio, indipendenza e protezione in cambio di qualche lavoretto non proprio legale.
Forse te ne pentirai, forse tornerai indietro. O forse no. Sai bene che ogni scelta porta con sé conseguenze di non facile risoluzione, ma così almeno proverai a dare un senso a questa fottuta e sporca vita.
Scelto per aprire la Quinzane des Réalisateurs a Cannes, accolto dai favori della critica, presentato in Italia al Sottodiciotto Film Festival di Torino e finalista del Lux Award, premio annuale indetto dal Parlamento Europeo e dedicato ai lungometraggi più significativi prodotti nei paesi del vecchio continente, Bande de Filles conferma appieno il talento di Céline Sciamma, autrice francese di trentatré anni che al terzo lungometraggio mostra una maturità stilistica invidiabile e già perfettamente riconoscibile.
Dopo l'interessante esordio con Naissance des pieuvres e il celebrato (e ottimo) Tomboy, la Sciamma esplora con costrutto e sensibilità l'età inquieta dell'adolescenza, dipingendo il ritratto a tutto tondo di una ragazza in guerra con se stessa e con gli altri per trovare una collocazione in un ambiente ostile, faticoso e zeppo di tranelli.
Il terzo capitolo della promettentissima filmografia dell'autrice parte come un film corale, con un gruppo di giocatrici di rugby, ma ben presto focalizza gran parte delle sue attenzioni sulla sua protagonista, Marieme/Vic, interpretata da una ragazza diciottenne, Karidja Touré, capace di fornire al personaggio una straordinaria profondità di sguardo e una sorprendente carica espressiva. In lei, con lei, intorno a lei, si sviluppa un complesso percorso di formazione che vive di continui ed entusiasmanti contrasti, alternando necessarie durezze e insospettabili dolcezze, saette infuocate e improvvise fragilità, ruvide svolte e sospiri leggeri, plasmando un quadro d'insieme che riassume con intelligenza e completezza le infinite sfumature dell'adolescenza.
Bande de filles (uscito nelle sale italiane con il brutto titolo Diamante Nero ma per fortuna distribuito da Teodora Film in lingua originale con sottotitoli) sbroglia le matasse della sceneggiatura con una struttura piuttosto schematica, suddivisa in scomparti ben definiti: l'introduzione al racconto, il solido legame che si crea tra Marieme e le amiche, il maldestro tentativo di solitaria emancipazione; capitoli chiari, introdotti da immagini simboliche e raccordi lineari. La composizione essenziale non diventa però un limite, perché la Sciamma dissemina nella storia tanti momenti di brillante intensità (su tutte la splendida sequenza in cui Vic e la sua banda gozzovigliano, ridono e cantano Diamonds di Rihanna in una stanza d'hotel, inondate da una magnifica fotografia bluastra), assicurando sempre il giusto livello di coinvolgimento e attenzione nei confronti di una protagonista che davvero non si può evitare di seguire con piena empatia, persi nel mistero cosmico di quegli “occhi da serpente” capaci di penetrare a fondo nel nostro animo.
L'opera della Sciamma lavora sulle vibrazioni emozionali delle sue ragazze, le segue con affetto, senza pietismi, e urla a pieni polmoni la volontà della non-rassegnazione; rasenta i lidi della perfezione per circa un'ora e mezza, ovvero fino a quando Vic effettua il commiato dalle amiche, ma cala leggermente di qualità negli ultimi venti minuti, in cui forse troppo materiale è messo a bollire. L'ultima immagine, aperta a mille possibili soluzioni, davanti a un paesaggio fuori fuoco atto a metaforizzare tutte le incertezze dell'avvenire, riconduce comunque il film sulla strada maestra, chiudendo un lavoro ricchissimo di pregi, luci, ombre, sfide. E soprattutto speranze.
“Find light in the beautiful sea, I choose to be happy,
You and I, you and I, We’re like diamonds in the sky.
You’re a shooting star I see, A vision of ecstasy,
When you hold me, I’m alive, We’re like diamonds in the sky.
I saw the life inside your eyes, Eye to eye, so alive.
We’re beautiful like diamonds in the sky.”
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: La vie en rose
Scheda tecnica
Titolo originale: Bande de filles
Anno: 2014
Regia: Céline Sciamma
Sceneggiatura: Céline Sciamma
Fotografia: Crystel Fournier
Montaggio: Julien Lacheray
Attori: Assa Sylla, Karidja Toure, Lindsay Karamoh, Marietou Toure
Musiche: Para One
Durata: 112'
Uscita italiana: 18 giugno 2015