In un piccolo paese di montagna, circondato dalle acque di un lago, alcune persone morte anni prima tornano in vita. All'improvviso. Camille, quindicenne perita in un incidente durante una gita scolastica; Simon, scomparso in circostanze misteriose proprio nel giorno del suo matrimonio; Victor, bambino massacrato con tutto il resto della sua famiglia da due malviventi; Serge, psicopatico dalle tendenze cannibali ucciso dal fratello maggiore.
Da un giorno all'altro, come se nulla fosse mai accaduto, i defunti tornano tra i vivi, portando con sé le identiche sembianze di quando conducevano le loro esistenze. Non ricordano nulla, non sanno spiegare il come e il perché del risveglio. Non sono usciti dalle loro tombe, ma si sono semplicemente trovati lì, in piedi, da un istante all'altro, in cammino sul ponte che conduce al paese. Verso le loro case, le loro famiglie. Non hanno nulla a che fare con gli zombi della tradizione cinematografica (e di recente anche televisiva): non sono creature bestiali assetate di sangue, né automi senz'anima. Tutt'altro. Provano emozioni vere, reali, sincere. Amano ancora e ancora vorrebbero essere amati. Sono fragili e disorientati, confusi e spaventati. Vorrebbero soltanto recuperare ciò che hanno perduto, e far tornare tutto com'era prima.
Ma così non può essere, perché nel frattempo il tempo è passato e i loro affetti hanno intrapreso strade diverse. Genitori che si sono lasciati per l'incapacità di affrontare insieme la tragedia, fidanzati che hanno trovato nuovi compagni ai quali affidare le proprie insicurezze: quasi tutti hanno cercato un modo per lenire il dolore dell'addio. I ritornanti devono così cercare uno spazio per inserirsi nelle nuove situazioni e riacciuffare il passato, trainandolo nel presente. Un'operazione per nulla facile, anche perché bisogna affrontare lo sbigottimento dei loro cari, sconvolti di fronte a un qualcosa che mai avrebbero potuto credere possibile.
Al cospetto del miracoloso accadimento qualcuno dei vivi non ce la fa, e preferisce il suicidio piuttosto che affrontare l'incredibile realtà. Oppure etichetta i revenants come mostri da cui stare alla larga. Qualcun altro si convince di avere a che fare con fantasmi incorporei creati dalla propria immaginazione. Altri invece, superato l'iniziale trauma, riescono ad accogliere i nuovi (rin)venuti, riassemblando poco alla volta strutture familiari prima dissolte.
La vita della piccola comunità cambia volto, mano a mano che la consapevolezza cresce. Essi vivono, di nuovo, concreti nella forma e nella sostanza, in cerca di verità inizialmente vaghe e poi sempre più solide. Il confine tra vivi e morti si sgretola, si sfalda, si rimodella, si annulla, fino ad assumere nuove significazioni che troveranno il giusto compimento solo quando la piena comprensione si sarà impadronita dell'intero microcosmo di riferimento. In quel momento, guidati da una medium che si porrà come perfetto anello di congiunzione tra i due mondi, i defunti potranno cantare la loro definitiva litania.
Girata in gran parte nei dintorni di Annecy, la prima stagione di Les Revenants ha inoltre potuto contare su un cast di prima qualità, paragonabile alle maggiori produzioni filmiche d'Oltralpe: Anne Consigny, la cui bellezza pare splendere sempre più ogni anno che passa; Frédéric Pierrot (Polisse, Jeune et Jolie), attore di alto livello purtroppo poco noto in Italia; Clotilde Hesme, senza dubbio una delle migliori scoperte della cinematografia francese degli ultimi anni; Grégory Gadebois, protagonista proprio con la Hesme dell'ottimo Angèle et Tony e del discreto Le dernier coup de marteau, passato in concorso a Venezia; la giovane e promettente Yara Pilartz, già vista in 17 filles; intorno a loro una squadra compatta, efficace, in cui ogni interpretazione sa trovare la giusta intensità.
Les Revenants è una serie di invidiabile fattura, per come riesce a plasmare e reinventare l'abusatissima materia di base regalandole un nuovo involucro delicato e intimista, in cui i due punti di vista (quello dei vivi e quello dei morti) si incrociano con mirabile alternanza, in un mosaico percettivo le cui tessere si compongono con scorrevole armonia. Nella serie messa in piedi da Fabrice Gobert e coadiuvata dalla sensuale, inquietante e ipnotica partitura musicale dei Mogwai, gruppo post-rock scozzese che nel 2006 aveva già collaborato alla colonna sonora di The Fountain di Aronofsky, si naviga per fortuna lontano dall'ormai insopportabile bulimia che ha ingolfato il sottogenere dello zombi-movie negli ultimi lustri. Al contempo, si veleggia a distanza di sicurezza anche dalle sovrastrutture narrative che hanno affossato l'originaria bontà di qualche prodotto Tv di enorme successo planetario (The Walking Dead su tutti).
Qui ci troviamo di fronte a un intrigante commistione di orrore, science fiction, melodramma, romanticismo; una mescolanza condotta con mano ferma, tempi rarefatti, gelosie e dissonanze, attrazioni perdute e ritrovate, pentimenti e disperazione, in un micro-universo spaziale che non si nega evidenti influenze derivate dall'inarrivabile Twin Peaks, ma sa trovare una strada autonoma, originale ed estremamente interessante.
La serie (premiata con un Emmy Award) parte benissimo, tira fuori il suo meglio nella parte centrale, accusa un lievissimo calo verso il finale ma poi risale come la marea (termine di paragone non casuale), azzeccando un ultimo episodio di ragguardevole efficacia, in cui alcuni dei protagonisti si trovano a dover compiere scelte strazianti e per lo spettatore più sensibile risulta difficile trattenere le lacrime. Si giunge così a un indovinatissimo epilogo che lascia la strada aperta alla seconda stagione, le cui riprese sono appena cominciate e termineranno a marzo 2015, in vista di una presumibile messa in onda nell'autunno del prossimo anno.
A tal proposito è davvero un peccato che si sia aspettato così tanto prima di dare il via alla lavorazione della seconda stagione, dato il successo avuto dalla prima. Forse cavalcare l'onda sarebbe stato più conveniente, per non perdere l'affezione del pubblico. L'attesa sarà dunque lunga, purtroppo. Nel frattempo, a chi ancora non avesse avuto modo di assistere ai primi otto episodi, non possiamo che consigliare a spada tratta la visione, possibilmente in lingua originale con sottotitoli.
I morti ci guardano, nell'ombra, con i loro timori e le loro speranze, i rimpianti e i sogni, pronti a riaffiorare dall'acqua come gabbiani in cerca di redenzione. In cerca di risposte. O forse soltanto in cerca d'amore.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: La vie en rose
Scheda tecnica
Titolo originale: Les Revenants
Anno: 2012 – 2015
Stagione 1: 8 episodi di 52'
Ideatore: Fabrice Gobert
Musiche: Mogwai
Prima Tv in Francia: 26 novembre 2012
Prima Tv in Italia: 15 ottobre 2014 (su Sky Atlantic)
Attori principali: Anne Consigny, Clotilde Hesme, Céline Sallette, Pierre Perrier, Guillaume Gouix, Frédéric Pierrot, Grégory Gadebois, Ana Girardot, Jenna Thiam, Yara Pilartz.
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