Nel suo lunghissimo e splendido viaggio, il regista ha esplorato la Settima Arte scavando negli anfratti più profondi, giocando con la materia alla stregua di un perenne ragazzino pieno di inesausta curiosità. Una recherche infinita, portata avanti a testa alta e senza tregua, dagli inizi come documentarista all'approdo ai lungometraggi di finzione, per poi proseguire nel corso dei decenni, sino a pochi giorni fa, quando a Berlino il suo ultimo Aimer, boire et chanter riceveva un premio per “l'innovazione”. Ecco, il fatto che a un regista di 91 anni venga assegnato un simile riconoscimento spiega bene come e quanto l'opera di Resnais sia stata fino alla fine un'incredibile sorgente da cui trarre spunti, sorprese, novità, assecondando lo sguardo vivace di un uomo che ha sempre e comunque voluto guardare oltre le regole, i limiti e le convenzioni dell'oggetto filmico.
Nuit et brouillard, Hiroshima Mon Amour, L'année dernière à Marienbad, Providence, Mon oncle d'Amérique, On connaît la chanson, Mélo, Smoking/No Smoking, Coeurs, Les herbes folles, Vous n'avez encore rien vu: impossibile compiere una selezione; in fondo tutti i titoli della sua filmografia meriterebbero una citazione, perché ognuno di essi ha saputo lasciare un segno.
Da molti erroneamente indicato come esponente della Nouvelle Vague, per la quale invece è stato soltanto un ispiratore, Resnais ha in tutti i modi destrutturato e rivoluzionato il tradizionale impianto narrativo dell'Arte cinematografica, miscelando nelle sue opere letteratura, poesia, teatro, musica, riflessione storica e sociale, piani temporali, ruoli e generi: con lui, per lui, hanno recitato un po' tutti i più grandi attori del cinema francese, a partire dall'adorata Sabine Azéma e dal fedele Pierre Arditi, per giungere ad André Dussollier, Fanny Ardant, Michel Piccoli, Gérard Depardieu, Mathieu Amalric, Anne Consigny e tanti altri. Resnais li ha fatti ridere, piangere, ballare e cantare, mischiando le carte mille volte senza mai perdere la lucidità e la volontà di perseguire nuovi orizzonti.
A lui, da parte di chiunque davvero ama il cinema, va un grande, grandissimo ringraziamento, intriso nel soffice colore dell'immortalità.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: La vie en rose
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