ORIZZONTI DI GLORIA - La sfida del cinema di qualità
  • HOME
  • REDAZIONE
  • LA VIE EN ROSE
  • FILM USCITI AL CINEMA
  • EUROCINEMA
  • CINEMA DAL MONDO
  • INTO THE PIT
  • VINTAGE COLLECTION
  • REVIVAL 60/70/80
  • ITALIA: TERZA VISIONE
  • AMERICA OGGI
  • ANIMAZIONE
  • TORINO FILM FESTIVAL
    • TORINO 31
    • TORINO 32
    • TORINO 33
    • TORINO 34-36-37
  • LOCARNO
    • LOCARNO 66-67-68
    • LOCARNO 69
    • LOCARNO 72-74-75-76-77
  • CANNES
    • CANNES 66
    • CANNES 67
    • CANNES 68
    • CANNES 69
  • VENEZIA
  • ALTRI FESTIVAL
  • SEZIONI VARIE
    • FILM IN TELEVISIONE
    • EXTRA
    • INTERVISTE
    • NEWS
    • ENGLISH/FRANÇAIS
  • SPECIAL WERNER HERZOG
  • SPECIAL ROMAN POLANSKI
  • ARCHIVIO DEI FILM RECENSITI
  • CONTATTI

IL CINEMA RITROVATO 30 - Cinema dal 1896 al 2016

6/7/2016

0 Comments

 
Foto
Il Cinema Ritrovato ha compiuto 30 anni con una edizione colma di proposte; parafrasando quanto udito da una spettatrice, al termine ne sfogli il catalogo e ti accorgi di aver visto poco. Dar conto di tutto in poche righe è impossibile, si può solo saltabeccare tra le sezioni.
Da “Cento anni fa”, i 198 minuti di Intolerance di Griffith, due film di Mauritz Stiller (Vingarne, Balletprimadonnan), l'incantevole e composto “melodramma pittorico”- storico L'esclave de Phidias di Léonce Perret e altre piccole cose, anche italiane: drammi di forte retorica patriottico-bellica – Il sopravvissuto di Augusto Genina – e il restauro dello spietato melodramma dannunziano La fiaccola sotto il moggio con Helena Makowska.
​Un passaggio di qualche decennio ed ecco l'omaggio a Mario Soldati: se la bellezza ben più che “calligrafica” di Malombra è nota, La mano dello straniero da Graham Greene è migliore della sua scarsa fama critica, forte del personaggio del deprecabile dottore (Eduardo Ciannelli). Se è vero che Soldati amava gli attori lo si vede anche qui, ad esempio nella scena al bar col bambino. La provinciale con Gina Lollobrigida, trasposizione da Moravia strutturata in flashback di più personaggi tutti inerenti la protagonista, è un'opera esatta e senza giri a vuoto, con un'atmosfera drammatica e concentrata.
La comicità e i suoi grandi: Buster Keaton del quale prosegue il Progetto col restauro di alcune comiche, di Our Hospitality e Seven Chances, Stan Laurel con alcuni minuti ritrovati di una comica che parodizza Valentino, Oliver Hardy (e Jimmy Aubrey) in Maids and Muslin, Jerry Lewis (con Jerry 8 ¾) e, ancora, Chaplin, di cui si è rivisto in piazza Maggiore Il monello. Oltre alle proiezioni serali in questa cornice (Legittima difesa, Spettacolo di varietà, L'albero degli zoccoli, Valmont), alcune serate in piazzetta Pasolini con muti da proiettore a carboni, come il programma finale – un'ora circa di film delle origini fra trucchi e colorazioni ipnotiche – e Coeur fidele di Jean Epstein.
Alla sorella Marie, attrice, sceneggiatrice e regista (con Jean-Benoît Levy) è stata dedicata una sezione, con opere tra gli anni venti e i cinquanta: il muto Peau de pêche (1929) conquista con la sua delicatezza, sebbene non esente da una convinta dose di retorica giocata sul binomio vita (in campagna) e morte (la prima guerra mondiale)
Si resta in Francia e si torna indietro, di molto: la sezione “1896. Cinema anno uno” è andata alle fondamenta della settima arte con la produzione di quell'anno dei fratelli Lumière, protagonisti anche di un cofanetto e di una mostra completa (prosegue fino a gennaio) che spazia dal pre-cinema alla loro attività industriale, toccando il lavoro degli operatori fatti viaggiare per il globo intero. Piccolo spazio anche per Méliès, con i pochi film sopravvissuti datati 1896 più due ritrovamenti, Une séance de prestidigitation e Bouquet d'illusions.
​Nell'omaggio a Jacques Becker, i suoi grandi classici (Casco d'oro, Il buco) e film più “piccoli” ma lo stesso riusciti come Edoardo e Carolina (1951), fresca e amara commedia di crisi di coppia e differenze sociali.
Non su un regista, come di consueto, ma su un produttore il focus sul cinema Usa tra muto e sonoro: Carl Laemmle jr, figlio del più noto patron della Universal, che la ereditò tra 1928 e 1936. Una selezione eterogenea con opere musicali, come King of Jazz, film-rivista per il gusto d'oggi stancante, ma con curiosità estetiche (a cominciare dal Technicolor a due colori, col trucco a gote rosse sugli attori di ambo i sessi) e narrative (perché tra un esibizione musicale e l'altra, hanno spazio alcuni momenti degni di un film-barzelletta), e film di James Whale, come Remember Last Night?, un giallo-rosa con alcuni personaggi molto gradevoli (la coppia di detective, uno burbero l'altro idiota, e il maggiordomo sdegnoso dei vacui signori tra cui lavora), dal dialogo talora sin troppo rapido e smart e un po' meno convincente verso la fine, quando si prende più sul serio. Bello A House Divided di William Wyler con Walter Huston, essenziale dramma con la sua poderosa interpretazione di un duro, ottuso e violento vedovo pescatore che si risposa con una giovane senza essere ricambiato e stimolando la reazione del figlio, molto diverso e considerato dal padre un inetto.
Immancabili le sezioni su Giappone – e il suo colore – e sul “cinema del disgelo” sovietico anni '50. Nella prima anche un Mizoguchi (New Tales of the Clan Taira) e una trasposizione da Mishima che non ci si aspetterebbe, Natsuko's Adventure in Hokkaido, da un romanzo giovanile, presentato come melodramma ma in realtà film ibrido e leggero, arduo da etichettare, tra umorismo e modesti brividi di avventura, in una copia mancante in vari punti dell'immagine e nel prefinale del sonoro.
Dal 1916 ancora Russia, ma quella zarista con drammi (Nelli Rainceva e A Life for a Life di Evgenij Bauer) e trasposizioni letterarie/teatrali (The Queen of Spades da Puskin), in copie perlopiù in bianco e nero, senza le colorazioni d'epoca.
Su “Technicolor & co.” il festival continua a tornare: il thailandese Santi-Vina (1954), primo lungometraggio a colori in 35mm della nazione, e, tra gli altri, una copia “dorata” di Riflessi in un occhio d'oro e Marnie.
Nei “Ritrovati e restaurati”, il bel cubano Memorias del subdesarrollo di Tomás-Gutiérrez Alea, che unisce il (molto) privato del protagonista, con le sue relazioni, al pubblico (esplicito) delle “parentesi” sul paese. Un film molto vivo, ottimamente recuperato da materiali malmessi. Poi, Il sorpasso, Io la conoscevo bene, Westfront di Pabst, oltre a qualche titolo decisamente più recente come La promesse dei Dardenne. Altri ritrovamenti da segnalare: i primissimi corti di Jacques Rivette.
Da citare infine, all'interno di un omaggio a Marlon Brando che ha incluso anche i soliti Ultimo tango a Parigi e Il padrino, Listen to me Marlon di Stevan Riley, emozionante doc che racconta l'attore e l'uomo dalla gioventù ai drammi legati ai figli.
Piccola novità di quest'anno la segnalazione sul programma delle proiezioni in pellicola; meno graditi i ripetuti “tutto esaurito” alle proiezioni dei film muti pomeridiani nella (non capientissima) sala Mastroianni, non solo per film noti come Destino di Fritz Lang, ma anche per A Woman of the World con Pola Negri.
Appuntamento all'anno prossimo, nel quale dovrebbe aggiungersi una sala in più, in attesa di riapertura da parte della Cineteca: il Modernissimo, in piazza Maggiore.

Alessio Vacchi

​Sezione di riferimento: Festival Report

0 Comments

CINEMA MUTO 33 - Il cinema rivisitato

14/10/2014

0 Comments

 
Picture
L'ultima edizione delle Giornate del cinema muto a Pordenone è stata soddisfacente, tra scelte interessanti e film di notevole fattura.
Cominciamo da alcuni ritrovamenti (sezione “Ritrovati & restaurati”) e dall'ultima, movimentata mezz'ora di The Eternal City. Protagonista un ragazzo -Rossi il suo cognome!- che diventa “braccio destro” di Mussolini e guida le camicie nere allo scontro con la minacciosa “red mob” guidata da Bonelli (Lionel Barrymore); intanto donna Roma (sic) si autoaccusa dell'omicidio di Bonelli, ma Rossi lo confessa e viene graziato da Mussolini, deus ex machina, che compare nell’atto di porre una firma. Il fascismo come forza rinnovatrice (ma legata al ricordo dei Mille), scene di massa al Colosseo, ingenuità romanzesca e una visione discutibile della storia che suscita il riso. Il Duce diede il massimo aiuto alla produzione, perché poteva ricavarne un'immagine positiva all'estero, mentre in Italia il film non fu mai proiettato.
La seconda metà di Whoozit, comica di Charley Bowers, genio surreale che portava in scena tecnologie e creature bizzarre, amato da Breton. Il cinese Pan si dong (La caverna del ragno), da una storia tradizionale, col suo gineceo di donne-ragno che “rapisce” un monaco e i discepoli (uno ha il muso di maiale) che lo vanno a salvare. Strampalato per il nostro gusto attuale, ma campione d'incassi in patria. Darwin Dan era un regista “erotico”, come ricordato sul palco dal nipote, ma in ciò che è sopravvissuto è inavvertibile.
Dopo Why Be Good?, a Bologna un altro film con Colleen Moore recuperato dalla Warner in Italia: Synthetic Sin (L'albergo delle sorprese). Vitale, dal corpo sottile, una “flapper” come Clara Bow ma più sfortunata quanto a sopravvivenza dei film, la Moore tiene la scena nella parte di una ragazza che, pensando di non avere l'esperienza di vita per fare l’attrice, si sposta a New York “per peccare” in un alberghetto immerso nella malavita, per finire ovviamente con l’imparare sì qualcosa, ma anche che la sua vita è a fianco di un bel commediografo. Commedia che utilizza gli stereotipi gangster e strappa risate, pur tirando lo spunto un poco per le lunghe. Deludente la comica greca Oi peripeteiai tou Villar (Le avventure di Villar) con Nikolas Sfakianos, comico (almeno qui) senza un'identità apprezzabile in un film che spesso gira a vuoto senza produrre humour, anche se ha una bizzarra sequenza di banchetto davanti all'Acropoli. Da notare la versione sonora del 1930, con didascalie riassunte e voci, de La corazzata Potemikin.
Nel “Canone rivisitato”, il magnifico, implacabile, funereo I Nibelunghi di Fritz Lang, tra il rigore, la geometria, la pulizia di messinscena della prima parte e l'intensità del massacro della seconda. “Dedicato al popolo tedesco” e apprezzato poi dai nazisti: ma quel che arriva oggi, di un'opera comunque complessa, è soprattutto l'ostinazione folle dei personaggi, la partecipazione verso i quali è allontanata dalle caratteristiche formali del film. Uno dei migliori muti della storia?
Ancora USSR nella sezione “Risate russe: le commedie mute di Yakov Protazanov” e nei corti animati di propaganda e trailer (L'undicesimo di Vertov) ucraini.
Nella sezione “The Barrymores”, pellicole con John, Lionel ed Ethel Barrymore. Successi di John a parte (Il dottor Jekill e Mister Hyde, When a Man Loves), si rilevano il talento di Lionel e i suoi personaggi ambigui, in grande difficoltà, come il borgomastro di The Bells, ansioso di piacere, che si macchia di un delitto per denaro. Quanto a Ethel, meglio in The White Raven che in The Call of Her People, dove è una zingara divisa tra il possessivo marito e la famiglia borghese d'origine.
“L'alba del Technicolor” ha proposto esempi del crescente uso del colore negli anni Venti: estratti da film in bianco e nero (I dieci comandamenti) e alcuni lungometraggi, come il gradevole film in costume inglese The Glorious Adventure, che ha dei minuti finali cromaticamente sorprendenti, nei primi piani, per il 1922 e Il pirata nero con Douglas Fairbanks in un copia dai colori “giusti” (che purtroppo non sono quelli delle edizioni home video).
Il 6 ottobre serata dedicata all'Airsc (Associazione Italiana Ricerche Storia del Cinema) con un programma di film brevi (non solo tricolori) dalla sua collezione. La sera seguente, il benshi Ichiro Kataoka ha recitato durante la proiezione di Kenka Yasubei (L'irascibile Yasubei), che inizia leggero e poi si fa serio, e di alcune comiche con Chaplin. Performance in giapponese non sottotitolata di cui, se non si conosce la lingua, giunge l'effetto complessivo; disorienta ma diverte. Chaplin anche in chiusura, con Luci della città.
Solo tre quest'anno i film italiani (escludendo i brevissimi), tra cui La statua di carne con Italia Almirante Manzini, che inserisce in convenzioni (pose, costumi, scenografie, atmosfere) del diva-film altoborghese uno spunto intrigante, anche se non sfruttato appieno: l'attrice interpreta Maria, che muore, e Noemi, a cui l'uomo che amava l'altra chiede di impersonarla.
Aumenta, come rilevato nel catalogo, la quantità di copie proiettate in DCP, le quali peraltro alcune volte lasciano a desiderare.

Alessio Vacchi

Sezione di riferimento: Festival Reportage

0 Comments

IL CINEMA RITROVATO 28 - Sotto il segno della Loren 

9/7/2014

0 Comments

 
Picture
“Il cinema ritrovato” di quest'anno ha proposto un programma denso e variegato (forse fin troppo). L'omaggio a un regista hollywoodiano tra muto e sonoro è toccato stavolta a William A. Wellman: The Star Witness, trascurabile commedia-thrilling insistentemente morale, ma anche la commedia a colori (1937) Nothing Sacred che dona momenti di sbrigliato divertimento e Yellow Sky con Gregory Peck, bel western che si distingue per atmosfere, messinscena e storia: tra questo, il noto The Ox-Bow Incident e Westward the Women, il festival ha posto in rilievo l'apporto di Wellman al genere.
Venendo al muto, il focus sul cinema di un secolo fa, “Cento anni fa. Intorno al 1914”, si è strutturato in programmi tematici (pacifismo e guerra, dive, l'antichità...) e si è esteso agli anni vicini. Tra gli highlights il restauro della serie Fantômas di Louis Feuillade e Cabiria proiettato al teatro Comunale, con le sue tronfie didascalie dannunziane e orchestra e coro diretti da Timothy Brock.
Importante restauro muto Addio giovinezza di Augusto Genina, che avrebbe dovuto dirigere Nino Oxilia: il festival ha proposto diversi titoli di questo regista, dalle qualità di messinscena invidiabili nel cinema italiano d'epoca e con un'attenzione ai personaggi femminili, sofferenti, interpretati da star – qui e ne Il focolare domestico Maria Jacobini, in Fior di male (diretto con Carmine Gallone) Lyda Borelli – .
Si sono approcciate personalità misconosciute, come il regista tedesco Werner Hochbaum e Rosa Porten. Mostrati infatti pochi film muti sopravvissuti fra quelli diretti, sotto lo pseudonimo Dr. R. Portegg, dalla Porten (anche attrice) e da Franz Eckstein. Melò e commedie che ruotano intorno a temi sociali, divisioni di classe, amore e denaro, come Wanda's Trick, con la sua intelligente protagonista. Un'altra, più importante, regista omaggiata è Germaine Dulac, femminista che credeva nel cinema come sinfonia visiva e veicolo per idee di emancipazione, tra film più sentiti (La folie des vaillants) e più commerciali, come Antoinette Sabrier, di cui è pregevole la tesa parte finale.
Fra i “Ritrovati e restaurati”: Le jour se lève (con tagli censori d'epoca in coda), A Hard Day's Night introdotto da Richard Lester, Sayat Nova (Il colore del melograno) di Sergej Parajanov, i film con James Dean, Il gabinetto del dottor Caligari in un nuovo restauro dai negativi originali, quello dall'estetica meno “laccata” del solito (e va bene così) di Matrimonio all'italiana – ovazione del pubblico quando la Loren-Filumena Marturano rivela al neomarito di essere viva e vegeta – e quello discusso di Per un pugno di dollari. Dalla Cina il dramma Stage Sisters, godibile anche se nell'ultima parte gravato da un propagandismo smaccato. Ma anche cortometraggi: quelli di/con Jacques Tati, compreso il poco visto Gai dimanche, e tre con Peter Sellers, di cui alcuni scritti da Mordecai Richler.
Ancora cinema italiano con un omaggio a Riccardo Freda, da Aquila nera, con Rossano Brazzi bandito contro un Gino Cervi usurpatore, a L'orribile segreto del dr. Hichcock, e la prima parte della sezione “L'Italia in corto”, con episodi da film collettivi: scelta più originale il segmento di Riccardo Fellini dal film Storie sulla sabbia.
Ne “Il cinema in guerra contro Hitler” il documentario riscoperto Hitler's Reign of Terror che nel 1933 cercava di essere monito contro il führer, e The New Adventures of Schweick, farsa russa con protagonista uno sciocco soldato sballottato tra i tedeschi e i partigiani, con un Hitler ridicolizzato che spara ai suoi soldati. Peccato doverlo seguire con la traduzione in cuffia degli interpreti in cabina: possibile che per i film in sala Scorsese non si possa evitare?
Dopo i cechi dell'anno scorso, “La Nouvelle Vague polacca e il Cinemascope” ha proposto titoli noti, come l'incompiuto Paseżerka ma anche un musical, Adventures with a Song. Andando più lontano, classici indiani degli anni '50, tra cui il noto Mother India di Mehboob Khan, e “Il Giappone parla! I film della Shochiku” che ha permesso di vedere, per il terzo anno, film degli anni '30, anche inediti da noi, di registi come Mizoguchi e Ozu.
Prosegue l'attenzione della Cineteca verso Charlie Chaplin: tra le iniziative, la presentazione della seconda tranche di comiche della sua carriera, girate nel 1915 per la Essanay, che vedono una maturazione e definizione di Charlot – è un lavoro di restauro ancora in progress, anche se pare già di notare, come rilevato su alcuni forum per le altre comiche, alcuni missing bits, secondi che sembrano mancare e si notano perché indeboliscono alcune gag – .
Piazza Maggiore a parte, le serate più belle sono però state quelle in piazzetta Pasolini, con un vecchio proiettore a carbonella. Così si è visto Sangue bleu, film drammatico di Oxilia con Francesca Bertini che la Cineteca ha appena pubblicato in Dvd.
Da segnalare infine, nei documentari, Sperduti nel buio, sull'omonimo, leggendario film italiano perduto, con lo studioso Denis Lotti in viaggio a indagare sul tragitto delle pellicole del Centro Sperimentale trafugate dai nazisti.

Alessio Vacchi

Sezione di riferimento: Festival Reportage

0 Comments

IL CINEMA RITROVATO 2013 - Il paradiso dei cinefili

11/7/2013

0 Comments

 
Immagine
In sintesi, gli otto giorni bolognesi, iniziando dalla consueta sezione “Cento anni fa”: highlight, il restauro di Ma l'amor mio non muore!, melodramma con Lyda Borelli che ha dato inizio al diva-film tricolore. Poi le brevi commedie di Léonce Perret, intelligenti per il gioco di sospetti e menzogne tra marito e moglie; Ingeborg Holm di Victor Sjöstrom, dal linguaggio filmico ancora semplice ma “definitivo nel suo enunciato sociale” (Peter Van Bagh; del regista è stato proiettato altrove anche I proscritti restaurato).
Per gli amanti del primo cinema, “Il cinema ambulante ritrovato”: due serate all'aperto per una selezione di film proiettati con un vecchio apparecchio, alimentato a carboni, che ha suscitato interesse. I brevi film visti - comici, drammatici, colorati a pochoir - vengono dal fondo del teatro ambulante Morieux, ritrovato in Belgio: manifesti (alcuni, splendidi, sono visibili fino al 31 agosto in Sala Borsa), film Pathé e Gaumont delle origini in buone condizioni, proiettori e altro.
I film Mutual (1916-17) di Charlie Chaplin restaurati hanno aperto alcune proiezioni in piazza Maggiore, in cui la prima sera si è vista la godibilissima Carmen di Cecil B. DeMille con la partitura originale poderosamente eseguita dell'orchestra di Timothy Brock. È seguita la parodia Burlesque on Carmen, ricostruita (il film fu assemblato “alle spalle” dell'attore-regista), non tra i Chaplin migliori.
La sezione “La guerra è vicina: 1938-1939” ha presentato una serie di film che evocano paure del periodo, come Tutto finisce all'alba di Max Ophüls, dramma su una donna che finge di essere ciò che non è per un uomo (peccato la traduzione in oversound, per questo e altri film sonori).
È proseguita la sezione sul Cinemascope europeo, con tra gli altri il bellissimo I disperati di Sandor di Miklós Jancsó, intensa e ben studiata sinfonia, condotta con una camera fluida, di volti, menzogne e viltà tra vittime e carnefici, tra potere e popolo, tutto in un campo di prigionia e dintorni.
Nell'omaggio a Vittorio De Sica, il figlio Manuel ha presentato il noto La porta del cielo, che acusticamente porta i segni di una lavorazione difficile e con gli ultimi dieci minuti in chiesa troppo imbevuti di religiosità (sebbene “di comodo”, secondo Manuel De Sica: Zavattini era laico). Omaggio anche per Burt Lancaster, con Vera Cruz di Aldrich e l'appena restaurato Un uomo a nudo di Frank Perry, presentato dalla figlia Joanna che ha ricordato come il padre avesse dovuto prendere lezioni di nuoto (The Swimmer è il titolo originale) per impersonare il protagonista, che compie un percorso di piscine altrui per arrivare a casa. Il film colpisce per la progessione drammatica che gira il coltello nella solitudine e nel passato del protagonista, sebbene ecceda nel finale.
Per “Ritrovati e restaurati”, il documentario-omaggio a una città Études sur Paris di André Sauvage, Giorno di festa e il corto Soigne ton gauche di Jacques Tati, Il temerario di Nicholas Ray, Falstaff (questi ultimi tre in piazza), il restauro del bel Delitto in pieno sole di René Clément. Anouk Aimée, che avrebbe dovuto presentare L'amante perduta di Jacques Demy, ha dato forfait mentre Agnès Varda ha introdotto l'esordio La pointe courte (per “Cinemalibero”).
Se la proiezione della versione 3D di Delitto perfetto non è andata bene, Alfred Hitchcock è stato omaggiato con i suoi film muti, da The Pleasure Garden a Blackmail, restaurati dal British Film Institute e proiettati in pellicola, ribadendo l'importanza della sua sopravvivenza. Vi si riconosce un regista già maturo, capace di invenzioni e momenti non indegni dei suoi film più famosi.
L'ampio, tradizionale omaggio a un cineasta Usa è toccato ad Allan Dwan: dai muti al bel La campana ha suonato, western di denuncia del maccartismo (l'antagonista, che accusa arbitrariamente il protagonista, si chiama... McCarthy) e del conformismo, chiaro nel contenuto civile e sicuro come spettacolo, compreso un bel carrello che accompagna il protagonista in fuga.
Interessanti i film cechi della sezione “L'emulsione conta: Orwo e Nová Vlna (1963-1968)”, appartenenti a un periodo in cui nel paese si sperimentava con le pellicole. Perlopiù proiettati in copie d'epoca dignitose (a parte il notevole Un sacco di pulci, ambientato in un collegio femminile dal punto di vista di una delle ragazze, restaurato), si sono visti Le margheritine, che con stile esplosivo critica il consumismo, mettendo in scena due ragazze libere dedite a giocare con gli uomini e mangiare o sprecare cibo (al grido di “A chi importa?” e “Se il mondo è marcio, siamo marce anche noi!”), il favolistico Un giorno un gatto, che pare un film Disney più maturo, e il cult-western demenziale Lemonade Joe, con un pistolero che beve solo limonata.
Non è tutto, ma è impossibile essere esaustivi: “Il cinema ritrovato” si conferma sempre più un appuntamento irrinunciabile per ogni appassionato che voglia approfondire la storia del cinema, e vedere o rivedere classici sul grande schermo. Se ci vai, ci torni.

Alessio Vacchi

Sezione di riferimento: Festival

0 Comments


    FESTIVAL

    CATEGORIE DELLA SEZIONE

    Tutti
    Abel Ferrara
    Aki Kaurismaki
    Alberto Signetto
    Alex De La Iglesia
    Alfred Hitchcock
    Almas En Juego
    Amnesia
    Amy Winehouse
    Anderswo
    Anna Karina
    Ariane Ascaride
    Ariane Labed
    Bergamo Film Meeting
    Biografilm Festival
    Buster Keaton
    Chaika
    Charlie Chaplin
    Chroniques D'une Cour De Récré
    Cinema Erotico
    Cinema Francese
    Cinemambiente
    Cinema Muto
    Cinema Ritrovato
    Cord
    Courmayeur Noir Festival
    Crying Fist
    Dakota Fanning
    Deep Dark
    Die Saat
    Dirk Bogarde
    Documentari
    Dylan Thomas
    Edgar Reitz
    Elijah Wood
    Erik Gandini
    Fabrizio De André
    Femen
    Festival Cinema Africano
    Festival Del Cinema Europeo
    Festival Di Cannes
    Festival Di Venezia
    Festival Reportage
    Finding Vivian Maier
    Fish & Chips Festival
    France Odeon
    Fritz Lang
    Garnet's Gold
    Giornate Del Cinema Muto
    Go Forth
    Grey Gardens
    Indiecinema
    Ingrid Bergman
    In Uno Stato Libero
    Io Danzerò
    Iris
    I Segreti Di Kabiria
    It Is Not Over Yet
    Jalanan
    Jean Renoir
    Jean Vigo
    Jesse Eisenberg
    John Barrymore
    Joseph Cotten
    Julianne Moore
    Kelly Reichardt
    Korea Film Fest
    Kristen Stewart
    Lab 80
    La Californie
    La Dune
    Léa Seydoux
    Leave To Remain
    Linsday Lohan
    Living
    Love Hard
    Love Hotel
    Lucca Film Festival
    Lucia Puenzo
    Madonna
    Marie Heurtin
    Marlon Brando
    Mathieu Amalric
    Milos Forman
    Modris
    Monica Guerritore
    Montage
    Naciye
    New World
    Niels Arestrup
    Night Moves
    Oliver Stone
    On The Job
    Orlando Festival
    Orson Welles
    Os Maias
    Parasol
    Parfums D'Alger
    Paul Schrader
    Penelope Cruz
    Porno E Libertà
    Ravenna Nightmare Festival
    Rendez-vous
    Robert Guediguian
    Robin Williams
    Ruta De La Luna
    Sacro Gra
    Schnick Schnack Schnuck
    Sguardi Altrove Festival
    Sicilia Queer Filmfest
    Silmatera
    Sion Sono
    Solveig Anspach
    Sophia Loren
    Steven Knight
    Still Alice
    Stray Dogs
    The Canyons
    The Music Of Strangers
    The Sailor
    Toby Jones
    Tokyo Idols
    Torino Film Festival
    Torino Film Lab
    Torino Glbt Festival
    Torino Underground Cine Fest
    Toz Bezi
    Tsai Ming Liang
    Valeria Golino
    Valérie Donzelli
    Victor Fleming
    Vincent Rottiers
    Vittorio De Sica
    Wakolda
    Walking With Red Rhino
    Wedding 93
    Willem Dafoe
    Xavier Dolan
    Zomer - Summer


    ​SEGUICI SULLE NOSTRE PAGINE UFFICIALI
    Immagine
    Immagine

    Feed RSS

Powered by Create your own unique website with customizable templates.