Il film è l'adattamento del romanzo Os Maias di Eça de Queiroz, classico della letteratura portoghese: dalle 700 pagine del romanzo Botelho ne estrapola una piccola parte, specialmente il versante ironico, costruendo un meccanismo narrativo di eccezionale equilibrio, perfettamente oscillante tra dramma interiore, affresco socio-storico e improvvise, quanto geniali, virate verso un’ironia dai tratti veramente feroci.
La co-produzione Luso-Brasiliana racconta l’epopea di tre generazioni della famiglia Maya, in particolare l’incestuosa storia d'amore tra Carlos (Graciano Dias) e Maia Maria Eduarda (Maria Flor), inseriti nel contesto di quell’Ottocento Romantico in cui sentimenti, valori, cultura, poesia esistenziale, destino e sofferenza interiore rappresentavano elementi alla base del sistema di vita. Emblematica è, a tal riguardo, la situazione di Carlos: un giovane aristocratico ed erudito che pratica il mestiere di medico senza grandi ambizioni, ma che ama circondarsi di amici letterati e di sensuali amanti, godendosi il dolce far niente della sua esistenza in compagnia del migliore amico João da Eca (Pedro Inès). La sua vita privilegiata subisce però una trasformazione quando irrompe l’amore, assoluto e devastante, per una bellissima giovane che nasconde un segreto. La passione romantica che pervade la storia si chiude nella più innominabile delle perversioni, considerata tale solamente a causa delle convenzioni sociali.
Gli amori tragici e impossibili, le conversazioni dotte, l’atmosfera goliardica dell’amicizia sono ingredienti mescolati dall’autore portoghese con estrema lucidità e raffinatezza. Evidente è l’esaltazione della finzione: già dalle prime scene si vede una scenografia finta che attribuisce al film le sembianze di in un teatro di posa, caratterizzato dalla simulazione pittorica del reale.
Un lungometraggio che poggia su una solidità visiva stimolante per lo spettatore (raffinate sfumature cromatiche, equilibrio compositivo, uso di levigati chiaroscuri e luce morbida), che però non è da ricercare nel grande pubblico, ma tra chi ha il gusto e la cultura necessari per apprezzare le intense suggestioni visive, narrative e musicali che l’opera ci offre. Inizialmente si stenta per un po’ a entrare in sintonia con i personaggi sullo schermo, ma solo per la densità di avvenimenti ed ellissi temporali narrate da una voce fuori campo classicamente legata al testo originale. D’altro canto, sul piano delle immagini, l’innamoramento verso le composizioni di Botelho è immediato e folgorante. Riecheggiano di sottofondo i miti greci del Génos (γένος) e, in forma rivisitata, del complesso edipico, che vogliono in qualche modo educare i nuovi borghesotti. Tuttavia, non curanti, essi correranno all’ennesima festa mentre il tempo è passato invano.
Il Portogallo ottocentesco dei ricchi illuminati non credenti è raffigurato con estrema sensibilità, puntando non a edificare una “santificazione” del periodo quanto piuttosto a far emergere gli elementi costitutivi di un’epoca e di una classe sociale ben precisa: quell’alta borghesia che alla metà dell’Ottocento vive i rivolgimenti rivoluzionari e sociali che hanno scosso e scuoteranno l’Europa. Anche se la storia si svolge più di 100 anni fa, c’è molto del Portogallo di oggi: un paese continuamente sull’orlo della caduta.
Beatrice Paris
Sezione di riferimento: Festival Reportage
Scheda tecnica
Titolo originale: Os Maias – (Alguns) episódios da vida romântica
Regia: João Botelho
Sceneggiatura: João Botelho, Eça de Queirós
Fotografia: João Ribeiro
Montaggio: João Braz
Interpreti: Graciano Dias, Maria Flor, João Perry, Pedro Inês, Hugo Mestre Amaro
Anno: 2014
Durata: 135'