Patagonia, 1960. Una famiglia vuole aprire un hotel affacciato sul lago. Il padre sogna di mettere in piedi anche una piccola attività di bambole fatte a mano. Un giorno lungo una strada semi deserta incontrano un uomo distinto, che li segue con l'auto per un tratto del percorso, salvo poi ripresentarsi alla loro porta qualche giorno dopo, con tanti soldi in tasca e il desiderio di affittare una stanza dell'hotel per sei mesi. L'uomo, un dottore, prende a cuore la situazione della giovane Lilith, dodicenne con un corpo non del tutto sviluppato e una statura nettamente troppo bassa per la sua età, a causa della quale i compagni di classe non fanno altro che denigrarla. Il medico vorrebbe sperimentare su di lei una nuova cura ormonale in grado di farla crescere in poco tempo. La madre acconsente, tenendo nascosta la notizia al padre, contrario. La cura ha inizio, mentre poco alla volta l'uomo tedesco diventa quasi un membro aggiunto della famiglia. Sino a quando la sua reale identità esce allo scoperto.
Scelto come candidato argentino per i prossimi premi Oscar, e assoluto trionfatore ai Sur (una sorta di David di Donatello del paese sudamericano) con ben dieci premi vinti tra cui il titolo di miglior film, Wakolda segna il ritorno al lungometraggio di Lucia Puenzo, già autrice dell'apprezzato XXY e dell'ottimo El Nino Pez. Tratto da un romanzo scritto dalla stessa regista, il film pone in gioco il complesso tentativo di mescolare noir, riflessione storica e coscienza civile, attraverso una narrazione asciutta e sobria che dispone sul tavolo le carte con notevole fluidità accompagnando lo spettatore in una storia ipnotica.
Il dottore misterioso che tesse le fila della vicenda altri non è se non Josef Mengele, famosissimo ufficiale nazista scappato in Sudamerica dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e il processo di Norimberga, come tanti altri suoi famigerati colleghi. La Puenzo svela quasi subito l'identità del mostro, e imposta la pellicola chiedendosi per quale motivo l'Argentina in quegli anni abbia dato con tanta leggerezza ospitalità a questi criminali, dando vita così a pericolose colonie post-naziste. Per sviluppare il quesito, pur senza cercare facili risposte, l'autrice incastra al centro della scena uno di questi nemici dell'umanità, Mengele, facendo ruotare intorno al perno centrale tutta una serie di figure semplici, forse anche stereotipate, utili però per comprendere come il carisma di questi eleganti signori tedeschi potesse conquistare senza troppo sforzo il cuore di persone spinte dalla buona fede e ignare dell'abbraccio mortale a cui rischiavano di andare incontro.
Ancora ossessionato dall'orripilante idea della razza perfetta, Mengele individua nella piccola Lilith e nella sua famiglia i simboli di una purezza da ricostruire e rigenerare con ogni mezzo: risolvere il problema di crescita della ragazzina, aiutare la madre (incinta) a partorire, studiare nei minimi dettagli la fisionomia autoctona del padre; quaderni su quaderni da compilare, dati su dati da accumulare per inseguire un sogno impossibile, da portare avanti dovendosi ingraziare in tutti i modi la famiglia stessa e tutto il paese circostante, almeno fino a quando chi gli dà la caccia non lo troverà e lui sarà costretto a fuggire altrove, per rincominciare ancora daccapo.
Wakolda, presentato in anteprima a Courmayeur e in uscita nei cinema a maggio 2014, è un riuscito e dolente atto d'accusa in cui la Puenzo lavora per sottrazione, insinuando nel pubblico certezze graduali, allontanandosi con coraggio da ogni forma di lezione a tema per appoggiare invece sulla bilancia oscillazioni positive e negative di figure simboliche rappresentanti di un'epoca in cui le apparenze (e le connivenze) potevano celare qualsiasi verità. Il suo film, avvalendosi dell'ottima interpretazione di Alex Brendemühl, totalmente trasformato sullo schermo, scava con sicurezza e sapienza negli occhi di vetro di bambole perfette ma con il cuore meccanico, per sbirciare senza arroganza tra le fotografie di un passato che purtroppo tanto somiglia al presente.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival
Scheda tecnica
Regia: Lucía Puenzo
Sceneggiatura: Lucía Puenzo (dal romanzo omonimo)
Attori: Àlex Brendemühl, Natalia Oreiro, Diego Peretti
Musiche: Daniel Tarrab, Andrés Goldstein
Fotografia: Nicolás Puenzo
Anno: 2013
Uscita in Italia: 8 maggio 2014 (con il titolo The German Doctor)
Durata: 94'