Proviamo a dar conto di parte del programma, partendo dal “mai” visto e muovendo tra le sezioni. Rarità d'autore: Portrait of Gina aka Viva Italia di Orson Welles, prima puntata di una mancata serie per la ABC; Les mains sales di Aki Kaurismäki, per la tv, da Sartre; il corto di Truffaut Los 4 golpes, girato a Mar della Plata nel 1962 senza pretese; Visita ou memórias e confissões, film che de Oliveira voleva proiettato postumo.
L'omaggio allo storico direttore del festival Peter von Bagh, scomparso dopo la precedente edizione: il regista finlandese ha firmato numerosi documentari e un solo film (in parte) di finzione, il disprezzato all'epoca The Count, in cui un truffatore seriale di donne interpreta se stesso.
Significativa presenza italiana nella panoramica sul cinema di 100 anni fa: dive mute, come la Pina Menichelli de Il fuoco e Tigre reale, diretti da Giovanni Pastrone sotto lo pseudonimo Piero Fosco. L'attrice impersona una femme fatale sensuale e assai atteggiata, con uno stile recitativo così spudorato – il collo sempre offerto alla camera, gli occhi spalancati – da spingere al sorriso. Porta meglio i segni del tempo la recitazione di Francesca Bertini, vista in Assunta Spina di cui è anche co-regista. Il film (appena pubblicato in dvd) è stato proposto con una nuova soundtrack a base di canzoni napoletane, con un effetto stordente su cui poi ci si sintonizza (non privo talora di un velo d'ironia). L'omaggio a Valentina Frascaroli evidenzia i danni del tempo al muto: comiche col compagno André Deed (aka Cretinetti), il censurato all'epoca per ragioni politiche e morali Il delitto della piccina, il più noto L'emigrante di cui si ha solo un frammento, idem per L'uomo meccanico con Deed: ne fa le spese anche la sua presenza sullo schermo, come per Tigre reale, nella cui versione inglese superstite - con happy end - l'attrice, che era presente nell'ultima parte del film, non compare.
L'omaggio a Renato Castellani ha proposto anche due “director's cut”, Nella città l'inferno e Il brigante. Nelle “Rarità dal cinema italiano del dopoguerra” corti documentari di nomi noti, tra cui due di Valerio Zurlini in cui non van cercati segni del regista che sarà e L'amore povero di Raffaele Andreassi, film tratto da vere esperienze di prostitute, all'epoca stravolto e rititolato. Da segnalare anche il documentario su Andreotti e il cinema firmato Tatti Sanguineti.
Tra cinema delle origini e anni '30 il triplice omaggio ai Velle. Dai brevi film a trucchi e féeries di Gaston per la Pathé, passando per i film col figlio Maurice come operatore, come La princesse aux clowns, scritto da Mary Maurillo, che fu sua compagna e sceneggiatrice. Per quanto riguarda ancora il muto, nell'omaggio alla Gaumont per i 120 anni il celebre serial Les vampires è stato proposto anche in un'unica maratona.
Volendo allontanarsi, dal punto di vista geografico, c'era da attingere in cinematografie e personaggi importanti e misconosciuti. A cominciare da Albert Samama Chikly, pioniere tunisino, cineasta e fotografo che firmò molti lavori di non-fiction, documentando il paese e lavorando poi a film di finzione con la figlia Haydée come Zohra, primo film africano di cui resta un breve frammento; o l'Ousmane Sembène di La noire de... , tra i restauri della Film Foundation scorsesiana, che unisce a un approccio accostabile alla Nouvelle Vague un discorso politico-colonialista ma anche esistenziale, con protagonista una domestica di colore che si sente schiava e prigioniera, chiusa fra quattro mura in una Parigi che si fatica a vedere e che rende frustrata anche la padrona.
Due cinematografie non sembrano mai mancare al festival: quella dell'URSS e quella giapponese. Nella prima parte di una retrospettiva sul “Cinema del disgelo”, film dal 1952 al 1956 come l'ultimo di Vsevolod Pudovkin, The Return of Vasilij Bortnikov. “Armoniosa ricchezza-Il cinema a colori in Giappone” si concentra anch'esso sugli anni '50 con un “intruso”: il muto in copia colorata The Song of Home, primo film di Mizoguchi sopravvissuto. Lungometraggi filmati con procedimenti diversi (Eastmancolor, Fujicolor), compreso un altro più tardo Mizoguchi, New Tales of the Taira Clan.
Al solito, l'“indagine” sul colore prosegue con titoli perlopiù celeberrimi, in alcuni casi in copie 35mm d'epoca: il già proposto Il ladro di Bagdad (1940), Fantasia, Secondo amore. Per un 3D nuovo spurio come quello de Il mago di Oz, se ne è visto pure uno ripristinato, per Baciami Kate di George Sidney. Non gli unici musical Usa del festival: anche Fascino con la Hayworth e Gene Kelly, francamente un po' stucchevole, e Un giorno a New York di Donen e Kelly. Altri restauri fondamentali: Rocco e i suoi fratelli con minuti censurati reintegrati e la trilogia di Apu diretta da Satyajit Ray, restauro difficile (i materiali erano andati parzialmente a fuoco) dai risultati splendidi. E anche la riscoperta di Woman on the Run, riuscito noir del 1950 di Norman Foster, con una disillusa Ann Sheridan che cerca il compagno fuggito dopo esser stato testimone di un omicidio: dialoghi umoristici, un grosso colpo di scena a metà, un'aria e un copione non di routine e un finale estroso al luna park.
La sezione dedicata ai primi film svedesi di Ingrid Bergman, tra cui Intermezzo di Gustaf Molander, il cui remake sarà l'esordio americano dell'attrice, ha sconfinato proponendo anche Casablanca, Europa '51 e rarità. Il consueto omaggio a un regista americano tra muto e sonoro è toccato a Leo McCarey, che fu apprezzata “guida” agli Hal Roach studios per tanti comici - Charley Chase, Laurel & Hardy... - fino ad approdare a titoli apertamente cristiani, come il dittico con Bing Crosby sacerdote. Il maggiordomo con Charles Laughton è molto divertente ma per chi scrive la sorpresa annunciata è Cupo tramonto: un film che non ti aspetti così dal cinema americano dell'epoca, fuori dalle etichette (infatti fu un immeritato insuccesso) nel dipingere solitudine e vecchiaia con una delicatezza ammirevole, fondendo con naturalezza sospiri e sorrisi.
Prende il via il progetto Keaton, col restauro di One Week e Sherlock jr., e si conclude il progetto Chaplin, col film The Adding Machine del suo collaboratore e biografo Jerry Epstein.
Il 4 luglio, l'ultimo giorno, mentre in piazza Maggiore è passato 2001: odissea nello spazio, al teatro Comunale si è goduto di Rapsodia satanica, celebre “tentativo […] di realizzare per lo schermo un'opera d'arte totale”, con espliciti riferimenti Faustiani, diretto da Nino Oxilia nel 1915 e con protagonista Lyda Borelli, valorizzato dalla partitura di Pietro Mascagni, eseguita dall'orchestra diretta da Timothy Brock. Un “vecchio” restauro ma con colori rinnovati, un gran finale per una bella edizione.
Alessio Vacchi
Sezione di riferimento: Festival Report
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