Set Fire to the Stars, di Andy Goddard, è un lavoro semibiografico che ripercorre un momento delicato della vita del grande poeta gallese Dylan Thomas: la sua ultima tournée letteraria, fortemente voluta da John Malcom Brinnin.
Siamo nell’ottobre del 1953. Brinnin (Elijah Wood) è un giovane insegnante di poesia di Harvard, ancora acerbo e non troppo disincantato; vede Dylan Thomas come mito assoluto e vuole ospitarlo per una tournée di reading poetici. La vita di Brinnin, che appare ordinaria e priva di svago, viene dunque stravolta dall’arrivo a New York dell'autore che tante volte lo ha emozionato. La commissione docenti di Harvard non sembra altrettanto entusiasta: hanno sentito dire che il poeta sia un irriducibile “bambinone” e diffidano un po’ da questa iniziativa letteraria. Per Brinnin il talento di Thomas ha la precedenza, ottiene il permesso di invitarlo a New York e così facendo si immette in una delle più grandi avventure, o disavventure, della sua vita.
Dylan Thomas (impersonato da un indimenticabile Colyn Jones) è tanto un grande poeta quanto un terremoto nella vita di Brinnin e di chiunque lo avvicini. A dettare legge è il ritmo vulcanico del suo cuore gallese: non è mai sazio di disordine, tende all’eccesso, rivela un lato puerile irresistibile alternato alla cupezza della depressione. “Sono un orribile mostriciattolo che non sa tenersi gli amici e reggere gli alcolici” ammette lui stesso dopo una delle sue bravate. Via via che Thomas conferma la propria fama di scapestrato, Brinnin si immola per la causa, per amore di poesia. Assolutamente stregato dal talento del poeta intende presentarlo al mondo universitario come personaggio all’altezza. La data di un importante reading presso Yale si avvicina e l’obiettivo di Brinnin è salvaguardare (possibilmente sobrio) il proprio maestro fino a quel momento.
Il fisico di Thomas, tuttavia, gli presenta il conto proprio in quei giorni: lo smog cittadino di New York aggrava la situazione respiratoria già compromessa del poeta (da lui definita “i miei polmoni guasti di bava”), le sbornie lo debilitano, troppa eccitazione rischia di mettere a repentaglio la sua vita. Dopo un consulto medico e una notte brava, Brinnin agisce d’istinto e porta Thomas con sé nella vecchia casa dove passava le vacanze con la famiglia: una costruzione semplice, di legno, affacciata su un lago, in un angolo tranquillo della contea di Fairfield, Connecticut.
La sfida è convivere in quel piccolo spazio pieno di ricordi e lontano dalle tentazioni della città con un gigante buono, una montagna umana fatta di versi lirici, lacrime, bicchieri di troppo, picchi di collera e risate squassanti.
Si resta rapiti da quest’America in bianco e nero che tratta con cura le ombre ed esalta la luce. Nel grigiore dei pavimenti a scacchiera svettano le punte bianchissime dei grattacieli e palazzi d’argento e carbone, la neve ammanta questa ironica e drammatica vicenda e sfugge un sorriso vedendo il giovane e minuto professore che tenta di contenere il caos del massiccio omaccione gallese.
C’è poi lo spettro doloroso di una donna, a rabbuiare Thomas. Si tratta della moglie, che gli ha scritto una lettera mai aperta: lui la odora la busta e sentenzia “Profuma di lavanda, è così che ti tiene in suo potere”. Ci si domanda allora se il bonario e confuso poeta riuscirà a conquistare la platea di Yale e si tengono le dita incrociate per il giovane Brinnin, che vede a rischio il proprio posto di lavoro. Ogni ipocrisia dell’ambiente accademico viene prepotentemente a galla; impossibile non fare il tifo per la strana coppia di uomini sensibili, profondi, decisamente diversi e in fondo simili, che a turno terranno alta l’attenzione sullo schermo. Tutt’attorno a loro swing e jazz ruggiscono ininterrottamente e la lettura dei versi delle grandi poesie di Thomas, come And death shall have no dominion, vanno a impreziosire un film molto ben fatto.
Il finale forte e spiazzante lascia a tutti noi la voglia di riscoprire Thomas, il suo tormentato amore per la moglie, i suoi demoni e il suo stile poetico puro, suggestivo e impareggiabile. Stile che volge gli occhi alla sua terra d’origine, che ha il profumo di Swansea e delle sue stradine strette, che ci fa entrare in silenzio nel rifugio di Boathouse, la casetta sul mare a Laugharne. Erba, colline, vento maestoso e voglia di scavalcare tutte le tradizioni poetiche; per Dylan Thomas il vero “incendio di stelle” è quello cagionato dall’amore per una donna.
“Profumo di lavanda, è così che ti tiene in suo potere”. Quel profumo prenderà in ostaggio anche noi.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Festival Reportage
Scheda tecnica
Regia: Andy Goddard
Sceneggiatura: Andy Goddard, Celyn Jones
Attori: Elijah Wood, Celyn Jones, Kelly Reilly, Steven Mackintosh, Shirley Henderson
Musiche: Gruff Rhys
Fotografia: Chris Seager
Anno: 2014
Durata: 97'