Seno. Ma Ma è il termine spagnolo che si utilizza per dire “mammella”, due suoni brevissimi molto vicini alla parola “mamma”. L'opera di Julio Médem si apre con un gelido scenario siberiano e una splendida bambina russa dai lunghi capelli biondi; sarà una sorta di aggraziato traghettatore nel susseguirsi delle scene, e poco alla volta ci sarà svelato il mistero che la riguarda.
La storia comincia proprio da un seno, quello di Magda: è sdraiata sul lettino del ginecologo e sta subendo una palpazione. Médem ci scaraventa con immediatezza in quel bianco vortice che poco alla volta risucchierà la protagonista. Da quel semplice controllo in ambulatorio avranno inizio accertamenti in ospedali asettici e immacolati, dove le ombre vagano senza consolazione, lanciandosi sguardi di intesa. A capo di un paio di scene verrà rivelata la verità a Magda, e al pubblico.
Due grossi noduli, maligni e in espansione, vivono in uno dei seni di Magda; è così che si sprofonda in un baratro imprevisto, tenendo stretta la mano di questa giovane insegnante spagnola che in un periodo di crisi economica – da poco ha perso il lavoro e il marito – diviene destinataria di un lugubre annuncio. Ha un tumore al seno al terzo stadio, contro il quale potrà fare unicamente alcuni tentativi. Per quanto i medici si mostrino fiduciosi, il mondo della donna si sgretola di colpo e la sua mente corre al figlioletto Dani, dieci anni e una passione per il calcio, non soltanto figlio ma grande complice e migliore amico. Bisogna pensare a Dani e resistere ai morsi ingiusti di questa malattia che Magda non aveva previsto.
Il volto mai arreso di questa donna è quello di Penelope Cruz: attrice intensa, riesce a imprimere al film uno stile personale e ben riconoscibile, fa sua la parte e vi si immerge senza sconti. Ricorda un precedente ruolo interpretato, quello di Italia in Non ti muovere. La sfortunata, piccola, grande donna che dà filo da torcere alla sventura.
La forza di Magda risiede nell’allegria, nell’essere combattiva, una madre solare e coraggiosa che non intende ricadere con il peso della propria malattia sul figlio. Per qualche misterioso disegno del destino, a poche ore dall’annuncio del tumore, Magda troverà sul proprio cammino un uomo di nome Arturo: è un talent scout del Real Madrid e sembra interessato alle potenzialità calcistiche del piccolo Dani.
Se questo film parlasse soltanto d’amore, a questo punto ci aspetteremmo una storia ai fiori d’arancio, una fiaba fra la combattiva Magda e Arturo, l’uomo che incarna i sogni inarrivabili. Ma lo schermo non sarà così clemente. Arturo è un uomo segnato da una terribile tragedia, ha perso la moglie e la figlia in un incidente stradale e troverà in Magda un sostegno nonostante quest’ultima sia a sua volta impegnata a combattere in prima linea. Non è certamente la coppia che ci aspettiamo, un uomo disperato e una donna in guerra, eppure fra i due nascerà un amore quasi da favola. Dapprima casto e calibrato, giocato su sguardi infiniti e piccole accortezze, un amore timido che quasi non osa essere amore per timore che il fato avverso se ne accorga.
In una spirale sconvolgente, Medem mostra con atroce realismo tutti gli indizi di una malattia tanto diffusa quanto poco ricorrente nei nostri discorsi. Nessuno ama affrontare l’argomento; potremmo definire il cancro uno dei grandi tabù di oggigiorno, come se pronunciando soltanto quella parola ci ritrovassimo in balia di un senso di malessere.
Il film supera la naturale avversione per la malattia implacabile che segna la fine della vita per molti e la fotografa fedelmente con la perdita dei capelli e di peso, le occhiaie, la spossatezza della chemioterapia, la nausea, l’insonnia. La Cruz, a cranio rasato, sfida l’obiettivo mostrando tutte le sfumature del dolore e della determinazione. Quando crede di aver ricevuto una seconda possibilità per vivere con un seno in meno e una famiglia intera, il cancro si ripresenta. Nei mesi successivi, Magda potrà intraprendere un’esperienza emotivamente ancora più ingombrante della malattia. Si accorgerà di essere incinta e supplicherà il suo corpo di rimediare tutte le forze necessarie per condurla al nono mese.
Il pathos più volte sfiora le stelle nel lavoro di Médem, proposto in anteprima dal Biografilm Festival e in uscita nei cinema il 16 giugno. Potremmo definire alcuni passaggi quasi surreali, eppure a questo film non si può cambiare una virgola: ogni modifica lo renderebbe infedele nei confronti della filosofia di Magda per come ci è stata raccontata. C’è un ginecologo che si improvvisa cantante e che stringe con Magda una sincera amicizia, ci sono ripetute apparizioni della bambina bionda che sembra farsi portatrice del segreto della vita, ci sono figure maschili strette in un coro amoroso attorno alla donna coraggio che lotta sino all’ultimo per concludere una vita inaugurandone una nuova. Qua e là notiamo fessure nella trama, qualcosa che ci induce a pensare che “sia tutto troppo irreale”. Eppure è in noi la tacita paura che in quel film sia invece immortalata una realtà sconosciuta ai più e tuttavia esistente, quella delle donne che affrontano il cancro e abbracciano la maternità in una mastodontica e impensabile prova di coraggio. La dedica finale del regista – “a loro” – sembra accorciare il passo fra noi e quelle donne.
Molta la commozione in sala e i sorrisi davanti a quella Spagna raccontata anche attraverso il gioco del calcio, la vittoria dei Mondiali, esultanze che sono costate care all’Italia e che oggi ci riportano indietro. La Spagna di Magda, dove senza un uomo e senza lavoro, afflitte da un male ingiusto e incurabile, si può ancora sognare dal riquadro di un piccolo giardino in fiore con le piante in vaso, respirare a fondo, e decidere di essere madre.
Maria Silvia Avanzato
Sezioni di riferimento: Festival Reportage, Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Ma ma
Anno: 2015
Durata: 111'
Regia: Julio Médem
Sceneggiatura: Julio Médem
Fotografia: Kiko de la Rica
Musiche: Alberto Iglesias, Eduardo Cruz
Attori: Penélope Cruz, Luis Tosar, Asier Etxeandía, Teo Planell, Silvia Abascal
Uscita italiana: 16 giugno 2016