In sala si respira la magia della straordinaria visione che Biografilm propone per la serata di gala, una scelta che ha già il suono di una promessa: “anche in questa edizione 2016 avremo cura per l’animo umano”. Sembra dire questo, la grande e ben oliata macchina del Biografilm, accogliendoci in una sala impreziosita da presenze prestigiose fresche di Giuria Internazionale: Antonio Martino, regista di Black Sheep, Olivia Corsini, Chad Gracia, regista di The Russian Woodpecker e reduce da centosedici festival. Non mancano poi le madrine: Gianna Serra della prima edizione Biografilm, l’attrice bulgara Margita Gosheva per l’edizione corrente e la cantante Nada, alla quale è affidato l’evento di inaugurazione del Bioparco di venerdì 10 giugno. Sarà la stessa Nada a salire sul palco per commentare l’importanza delle grandi storie, storie che a sua volta racconta attraverso la musica con immutata energia.
A fare gli onori di casa sono Alberto Federici di Unipol e Andrea Romeo, direttore del Festival, innovatore dalle intuizioni brillanti e un limpido, manifesto amore per la bellezza della cultura. Cultura che può rivoluzionare linguaggi e spargersi come linfa risanatrice in una platea, cultura ancora una volta celebrata per portare il cinema di nicchia al grande pubblico.
Romeo ringrazia i ventidue collaboratori che hanno reso possibile il sogno di una dodicesima edizione assieme. In un crescendo di curiosità generale, il direttore prepara il pubblico alla storia di Yo Yo Ma: “abbiamo scelto questo film perché contagia le persone, è il film che non ti aspetti”. Dopo una prima visione a Toronto e un trionfo a Berlino, viene distribuito in USA da The Orchard (nuova etichetta Sony) e in Italia spetterà a Unipol Biografilm Collection il compito di portarlo nelle sale. In attesa della visione aperta al pubblico – prevista per il giorno 16, alla presenza di Cristina Pato – Yo Yo Ma è piovuto sullo schermo con la sua ironia e semplicità. Ha acceso nel pubblico una fiammella di speranza, ha sussurrato al nostro orecchio i suoi segreti, ha zittito le bombe con tamburi, violoncelli e grandi talenti raccolti per il mondo.
Sullo schermo, in questa prima magica notte, c’è la promessa di un Festival all’altezza dei precedenti. Una celebration of lives che ancora una volta fa incetta di vite indimenticabili.
Il film
Può il coraggio della musica zittire la paura della guerra?
Per Yo Yo Ma non è impossibile, basta quel pizzico di incoscienza che muove le grande missioni.
Per lui, enfant prodige abituato a domare il violoncello fra gli applausi di Kennedy e Bernstein, la musica è sempre stata l’unica risposta possibile; così l’ha portata in giro, in spalla e in tasca, negli occhi e in valigia, per il mondo. Teme le interviste, teme le domande e ironizza persino sul grande successo che l’ha portato a suonare in piazze prestigiose: Yo Yo Ma, violoncellista umile nell’animo, si presenta così, fra una barzelletta da risata a denti stretti e una risposta imbarazzata. L’amico John Williams, parlando di lui, sottolinea il grande pericolo che corrono i bimbi prodigio: come mantenere vivo l’interesse? Come crescere assieme alla musica e puntare a un’evoluzione?
Sono domande che si è posto anche Yo Yo Ma, genio irrequieto, quando è andato alla ricerca della propria voce. Perché la musica, a sentir lui, “gli è capitata, l’ha fatta, ma non si è impegnato”, è una sorta di dono caduto dal cielo al quale un giorno si è visto costretto a dare un taglio personale. Per non scomparire inghiottito da una trasmissione televisiva, per non scivolare nel buio dei vaghi ricordi altrui, per darsi un significato.
L’idea è folgorante e ambiziosa: riunire in un workshop 60 elementi di ogni parte del mondo, musicisti che rechino in dote la propria cultura, i propri strumenti tradizionali. Sono sessanta musicisti sulla via della seta e si riuniscono per la prima volta nel 2000, in Massachusetts, mentre gli amanti dei repertori classici storcono il naso e accusano Yo Yo Ma di aver creato un fenomeno di turismo culturale. Per il coraggioso violoncellista però le critiche fanno parte del gioco, e il gioco stesso continua in una festosa fusione di suoni che va perfezionandosi e trova un nome: The Silk Road Ensemble.
Si intrecciano così i racconti che il regista Morgan Neville carezza uno ad uno, con tatto e profondo rispetto.
Possiamo sbirciare negli occhi umidi di un clarinettista siriano che definisce casa “il luogo dove sei libero di dare il tuo contributo senza sentirti in dovere di giustificarti” e suona lontano dalla terra natale, serbando nel cuore l’orrore per le esplosioni e la devastazione, tornando talvolta a casa per insegnare la musica ai bambini senza futuro.
Wu Man non vuole essere “solo una suonatrice cinese di pipa”, è una bizzarra rockstar che ha imparato a suonare per fuggire. Nel 1966 la Cina conosce la Rivoluzione Culturale e mentre le passioni artistiche si plasmano sui modelli imposti, Wu Man sente che il Conservatorio non le basta più: lì non si respira l’aria occidentale e lei “vuole uscire dalla Cina per vedere che sta succedendo là fuori”. Così raggiunge l’America, è una ragazza giovane e agguerrita e viaggia con uno strumento sconosciuto a molti, è tutt’altro che “una suonatrice cinese di pipa”, è pura innovazione.
Per Kayhan Kalhor la casa ha un nome e si chiama Iran. Costretto a lasciare la famiglia all’età di 17 anni, si arrabatta lavorando come contadino e si porta appresso un piccolo zaino e un Kemence, antico strumento che solo gli anziani insegnano a suonare. Per lui, quella tradizione è come una foto ricordo di casa, e diviene il punto di inizio per una crescita musicale ininterrotta. Anche quando la famiglia viene sterminata, anche quando il suo stesso paese rifiuta di accoglierlo giudicandolo “pericoloso”. Costretto a passare lunghi periodi separato dalla moglie, Kayhan suona per gli amici che ha perduto, per l’amore che non può abbracciare, per il paese che ha chiuso le porte all’arte libera.
Cristina Pato – a Bologna il giorno 16 – è una ragazza galiziana armata di gaita. La cornamusa ha per lei la voce di un padre, è la sua radice e la accompagna fra orizzonti tersi e campagne magiche, quando torna in quella terra aspra ed economicamente debole: la Galizia, nord ovest della Spagna, da sempre isolata per costumi e lingua dal resto del paese. La casa di Cristina è umile, calda, attorno alla tavola c’è una famiglia chiacchierona e allegra, una mamma dalla memoria vacillante, i piatti saporiti della tradizione. Cristina è la figlia artista un po’ ribelle, sorriso sincero e capelli screziati di verde, un fascio di energia e sentimento a servizio di una cornamusa e dei suoi lamenti toccanti.
Sullo schermo scorrono così sogni e paure. Davanti ai fatti dell’11 settembre i musicisti si chiedono “Da oggi saremo forse un gruppo di nemici?”. Nessuna xenofobia, tuttavia, può sopravvivere al ritmo indiavolato di questi strumenti uniti. L’ensemble gira il mondo per un totale di 6 album, 2 milioni di persone accorse a concerti in 33 diverse piazze. Questo film diviene così una vera missione: la missione di una come Wu Man, che torna alla ricerca della sua Cina di tradizioni musicali polverose, da scantinato, da piccolo cortile. Diventa l’opera minuziosa di un violoncellista di nome Yo Yo Man che ha fuso talenti in un ensemble che grida “Non apparteniamo a nessuno se non alla voglia di stare uniti”. La musica volta le spalle ai potenti e ai tiranni, lo stesso Kayhan sorride in camera e dice “Nessuno ricorda chi fosse il Re ai tempi di Beethoven”.
In quella frase è racchiusa la via della seta e le sue curve imprevedibili, la potenza dei suoi suoni e la forza dei suoi componenti, ciò che di bello rimarrà alle generazioni successive, i fiori sbocciati fra le bombe.
Questa dodicesima edizione del Biografilm Festival si apre con un messaggio di libertà creativa, fa danzare i piedi fra le file di poltroncine immerse nel buio e giunge ai titoli di coda con una pioggia scrosciante di applausi davanti al genio di Yo Yo Ma e dei suoi amici. Amici del mondo.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Festival Reportage
Scheda tecnica
Titolo originale: The Music of Strangers: Yo-Yo ma and the Silk Road Ensemble
Regia: Morgan Neville
Anno: 2015
Durata: 96'
Con: Yo-Yo Ma, Kinan Azmeh, Kayhan Kalhor, Cristina Pato, Wu Man
Uscita italiana: 24 novembre 2016