Noa è inquieta, triste, scontenta di un presente che non le appartiene (più). Decide dunque di tornare per qualche giorno in Israele, dalla sua famiglia, nella speranza che il calore della terra in cui è nata le dia un po' di pace e una nuova spinta. Ma i rapporti non idilliaci con la madre, il fratello e la sorella le fanno velocemente capire che nemmeno quello è il posto giusto per lei. L'unica parente con cui Noa ha un legame speciale è l'amata nonna, che però si ammala gravemente proprio quando la ragazza è in procinto di tornare a Berlino. Così Noa prolunga il suo soggiorno israeliano, raggiunta a sorpresa da Jörg, per assistere la nonna e al contempo continuare a cercare di sistemare il caos emotivo che la sovrasta.
Presentato in concorso al Bergamo Film Meeting, Anderswo è il primo lungometraggio di Ester Amrami, autrice nata in Israele ma da molto tempo residente a Berlino, un po' come la protagonista del suo film, centro focale di un eterogeneo gruppo familiare in cui in fondo tutti sono accomunati dall'infelicità. Noa è lo specchio in cui si riflettono molteplici anime in subbuglio: una madre soffocante e vulcanica, una sorella in perenne stato di semi-depressione, un fratello che lavora nell'esercito ma vorrebbe solo andarsene altrove, un padre paranoico, una nonna segnata dai lutti. Intorno a loro Israele, l'identità forte di un popolo fiero delle proprie traduzioni e le evidenti contrapposizioni con quella fredda Germania a cui Noa si è abituata più per necessità che per voglia.
Lì, a casa, la temperatura è molto più alta rispetto a Berlino; fa caldo, c'è più sole, l'aria è più pulita, il cibo è migliore. Eppure bastano pochi giorni (anzi, poche ore) a Noa per accorgersi che nemmeno il suolo patrio è in grado di donarle quelle certezze smarrite chissà dove, quella pace volata via nel grigiore della vita, quella direzione verso un futuro che al momento pare non avere alcuna strada. Anderswo è il ritratto, genuino ed essenziale, di una giovane donna in transito nei non-luoghi della coscienza, alla disperata e infruttuosa ricerca di un senso che possa abbracciare sia l'oggi che il domani, dando un sapore nuovo a un'esistenza sbiadita.
Per costruire il loro film la Amrami e lo sceneggiatore Momme Peters intavolano due linee di condotta, la commedia e il dramma esistenziale, cercando in più punti un ideale incrocio stilistico; operazione senz'altro riuscita. L'introspezione psicologica della protagonista e dei personaggi che la circondano non scava molto in profondità, ma l'unione tra spunti dolorosi, situazioni grottesche, improvvise tenerezze e scatti rivolti alla risata crea un oggetto filmico fresco, piacevole, denso ed efficace, anche grazie alle convinte interpretazioni degli attori coinvolti, in particolare Neta Riskin (l'irrequieta Noa) e Hana Laslo (la scatenata madre).
Da queste figure in perenne disequilibrio nasce una bella riflessione dedicata all'alienazione del mondo contemporaneo, contenitore di esseri smarriti in un limbo spazio-temporale in cui spesso si resta invischiati e intrappolati come farfalle senza più ali.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival Reportage
Scheda tecnica
Regia: Ester Amrami
Sceneggiatura: Momme Peters
Fotografia: Johannes Praus
Musiche: Fabrizio Tentoni
Attori: Neta Riskin, Golo Euler, Hana Laslo, Hana Rieber
Anno: 2014
Durata: 87'