Hai una ragazza, ma non sei capace di lasciarti amare. Hai una madre con cui non c'è il benché minimo dialogo e un padre (forse) chiuso in prigione non si sa bene dove. La scuola non insegna nulla che ti interessi davvero. Ti arrangi come capita, disegnando graffiti sui muri, con il portafoglio quasi sempre vuoto, e quando per sbaglio hai qualche moneta la butti via alle slot machines, perché come se non bastasse hai pure il vizio del gioco.
Così vaghi senza uno scopo, raccatti quello che capita e quando ti ritrovi con l'acqua alla gola arrivi perfino a rubare e rivendere il calorifero di casa, giusto per acciuffare quel minimo di grana utile per annullarti davanti a una di quelle diaboliche macchinette arraffa denaro. Ma quando la tua stessa madre ti denuncia per furto, e il giudice ti mette in regime di libertà vigilata, scopri che tutto diventa ancora più difficile, soprattutto perché vivi in uno Stato dove sono sufficienti un viaggio in treno senza biglietto e una birra consumata per strada per rischiare un'immediata condanna a due anni di carcere. A questo punto, al limite estremo della sopportazione, ti sale nel cuore un unico obiettivo: trovare quel padre che non hai mai conosciuto.
Presentato in concorso alla trentatreesima edizione del Bergamo Film Meeting, Modris è il lungometraggio d'esordio di Juris Kursietis, già sceneggiatore e autore di documentari e spot pubblicitari. Basato su una storia vera, raccontata al regista da un amico avvocato, il film segue le vicende di un diciassettenne che morde i freni della giovinezza in una capitale dell'Est rigida e incolore come il lungo inverno che la domina. Un luogo algido, neutro, inospitale, dove i pochi affetti non trovano corrispondenze costanti e il vizio del gioco assume i toni simbolici di un atto di ribellione nei confronti di un'adolescenza amara, obnubilata da un gelo profondo, sia intimo che ambientale.
Girato con uno stile asciutto e moderno, il lavoro di Kursietis parte dall'influenza di Gus Van Sant per giungere sulle orme di quei pedinamenti semi-documentaristici tanto cari al primo cinema dei Dardenne, con particolare riferimento al magnifico Rosetta. La macchina da presa azzanna dunque il volto del protagonista Kristers Piksa, attore per caso (è stato scoperto dal regista mentre frequentava un corso per diventare cuoco, ed è stato scelto per la parte senza avere alcuna esperienza di recitazione), seguendolo da vicino per coglierne ogni movimento tra le strade cementificate (e ghiacciate) di Riga.
I silenzi e le incomprensioni con la madre sfociano nella denuncia, radicale tentativo di insegnamento e intimidazione che conduce a esiti contrari rispetto alle speranze, generando un flusso di non-accettazione con cui le già flebili possibilità di inserimento nella società affogano nel mare del rifiuto. Da qui in poi l'obiettivo primario di Modris, la ricerca del padre, diventa l'unico scopo di giornate in cui vige un senso di pre-rassegnazione verso un mondo ostile nel quale ci si sente estranei ovunque, perfino a casa propria, ostaggi di una tempesta che probabilmente si potrà concludere solo con un inevitabile naufragio.
Il film di Kursietis corre con abbondanti quantità d'ossigeno soprattutto nella prima mezzora, ficcante e concreta al punto giusto, salvo poi assestarsi in un territorio medio e accusare un paio di scivolate (ad esempio la scena di sesso lungo i binari della ferrovia) che comunque non vanno a inficiare il positivo esito di un racconto di formazione intenso, sofferto e diretto con mano discretamente sicura. Il realismo della messinscena, il volto scavato del protagonista, le improvvise ombre di impossibile salvezza, i pochi attimi di illusoria spensieratezza, la riemersione di conflitti latenti che non si possono sconfiggere, giocano e si abbracciano in uno scacchiere filmico che non indovina tutte le mosse ma disputa una buona strategia d'insieme, trovando il colpo risolutore in una magnifica inquadratura finale in cui l'immobile silenzio vale più di qualsiasi parola. Lì, in quell'attimo sospeso, sboccia l'unico fiore che potrà forse crescere dall'arido suolo della Lettonia; un petalo d'amore tra le rovine dell'abbandono.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival Reportage
Scheda tecnica
Regiia: Juris Kursietis
Sceneggiatura: Juris Kursietis
Fotografia: Bogumil Godfrejow
Attori: Kristers Piksa, Rezija Kalnina, Sabine Trumsina
Anno: 2014
Durata: 98'