Harmon è un ex marine, radicalizzato dal servizio prestato oltreoceano. Dena ha abbandonato il mondo dell’alta società, disgustata da quel consumismo in cui è nata. Josh è un militante formatosi da solo e impegnato nella difesa della Terra con qualsiasi mezzo necessario. Sono i protagonisti di una storia carica di suspense, incentrata sulle conseguenze dell’estremismo politico.
Night moves è un film che si presta a obiezioni fin troppo facili e gratuite da parte di chi reclama il diktat a tutti i costi della narrazione tradizionale e si appella alla "trama" stracciandosi le vesti. Dopo River of Grass, Old Joy, Wendy & Lucy e Meek's Cutoff la geniale regista d'oltreoceano continua a parlare la lingua proficua di un minimalismo di rara sostanza, che sdegna ogni effettismo e procede sempre sottotraccia, con la sua sofferta catatonia, con i suoi tempi rallentati e caricati di senso. Un involucro perfetto che per il cinema dell'autrice diventa sempre più una meravigliosa "gabbia" espressiva, una veste formale con la quale sostenere ed esplicitare il proprio sguardo sugli uomini, sul mondo di oggi, sui temi che le interessano (per cui, una volta di più, si parte sempre dalla forma, per stabilire il livello del contenuto, e non viceversa.).
Night moves parla del senso di colpa e della responsabilità personale e collettiva, invoca che "la gente che ricominci a pensare" e di sicuro non si riferisce solo alla chiave ambientalista che nel film è precipua. La sequenza del preattentato, poi, è da applausi: musiche lievi e formicolanti, un tappeto sonoro evocativo che tra soggettive e gesti accennati della macchina da presa si traduce in una sinfonia magistrale e ipnotica.
C'è qualche scollatura, qualche vuoto interno, ma sono segmenti d'imperfezione assolutamente perdonabili a una regista così brava e sotterranea, che ci racconta mirabilmente del peso delle conseguenze, del crollo definitivo di un'utopia che in quanto sogno impossibile e doloroso deve essere raccontata in forma prosaica, senza strilli, senza esaltazioni, con l'urgenza di un'aderenza alla realtà che può sembrare grigia e sbiadita e invece è accorata da morire, anche se quest'ultimo aspetto non è palesemente dato a vedere, in nome di una spettralità tutta antonioniana.
Un film che cresce dentro, senza dubbio. Una delle opere più belle del Concorso di Venezia 70.
Davide Eustachio Stanzione
Sezione di riferimento: Festival
Scheda tecnica
Regia: Kelly Reichardt
Sceneggiatura: Jonathan Raymond, Kelly Reichardt
Attori: Jesse Eisenberg, Dakota Fanning, Peter Sarsgaard
Musiche: Jeff Grace
Fotografia: Christopher Blauvelt
Montaggio: Kelly Reichardt
Anno: 2013
Durata: 112'