Tra i più interessanti prodotti nel 2013 figura senz’altro Montage, uscito in patria la scorsa primavera con un buon riscontro al botteghino, diretto da Jeong Geun-Seop qui al suo esordio sul grande schermo nella doppia veste di regista e sceneggiatore.
A quindici anni di distanza dal rapimento e dall’uccisione di una bambina, quando mancano ormai pochi giorni alla proscrizione del reato, il poliziotto incaricato del caso continua nelle sue affannose ricerche per attribuire un volto al colpevole. In coincidenza con l’anniversario della morte della piccola qualcuno depone un fiore sulla scena del crimine, un luogo conosciuto solo dalle forze dell’ordine, dalla madre della vittima e dal killer. Pochi giorni dopo, con il reato ormai caduto in proscrizione, viene rapita un’altra bambina con una nuova, conseguente, richiesta di riscatto eseguita con lo stesso modus operandi del caso precedente. Le autorità decidono di rivolgersi allo stesso detective che aveva seguito l’indagine precedente, mentre la madre della bimba rapita e uccisa quindici anni prima non ne vuol sapere di rinunciare alla ricerca dell’assassino, continuando da sola a investigare sul crimine che le ha tolto la sua unica ragione di vita.
Il cinema coreano ci ha piacevolmente abituati a prodotti di genere di alto livello, ma non si può non rimanere stupiti quando capita d’imbattersi in titoli degni di nota sia sul piano dei contenuti che su quello della forma e della tecnica cinematografica, e realizzati da autori giovani e promettenti. Segno evidente del buono stato di salute della cinematografia sudcoreana, senza ombra di dubbio tra le più importanti dell’attuale panorama asiatico. Un’industria in costante crescita, capace di formare, valorizzare e supportare i suoi talenti fornendo loro un’adeguata preparazione teorica insieme ai mezzi e agli strumenti necessari per metterla in pratica.
Negli ultimi lustri abbiamo potuto ammirare diversi thriller che spesso e volentieri sfociano nell’horror (Bedevilled) o sono impregnati di una violenza estrema e radicale (The Chaser, I saw the devil). In Montage ci troviamo invece in tutt’altri territori, più dalle parti di Memories of Murder, con cui condivide una trama complessa e ben articolata e uno degli interpreti principali, Kim Sang-kyung, che in entrambi i casi ricopre il ruolo del poliziotto. Il film di Jeong Geun-Seop non passerà agli annali per le scene di violenza, praticamente quasi inesistenti, o per le sequenze d’azione, centellinate e ben dosate, ma per l’ottimo lavoro di scrittura che lo sorregge, costituito da un continuo andirivieni temporale in grado di tenere ben desta l’attenzione dello spettatore.
Nonostante il regista eviti d’inserire scene di forte impatto visivo, la sua opera è pervasa da una costante tensione narrativa e da un ritmo incalzante, dovuto soprattutto all’inserimento di alcuni colpi di scena ben studiati e calibrati al meglio. Jeong Geun-Seop si dimostra assai abile anche nel tratteggiare l’introspezione psicologica dei suoi personaggi, in particolar modo risultano ben delineati e caratterizzati quelli della madre - interpretata da un’intensa Eom Jeong-hwa - che dopo quindici anni non ha ancora ottenuto giustizia, e del poliziotto, letteralmente ossessionato dal trovare e inchiodare l’omicida.
Infine è interessante notare come in quasi tutti i film di questo genere siano presenti forti critiche nei confronti della società coreana, a partire dalla descrizione delle forze dell’ordine, caratterizzata da una proverbiale inettitudine, fino alla condanna di un sistema giudiziario che prevede la prescrizione anche per i delitti più efferati. Un tema, quest’ultimo, di scottante attualità in Corea del Sud, già visto e affrontato di recente in Confession of murder, presentato in anteprima nazionale italiana proprio nel corso della passata edizione del Florence Korea Film Fest.
Boris Schumacher
Sezione di riferimento: Festival
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Scheda Tecnica
Titolo originale: Mong-ta-joo
Regia: Jeong Geun-Seop
Sceneggiatura: Jeong Geun-Seop
Fotografia: Lee Jong-Youl
Anno: 2013
Durata: 120’
Interpreti principali: Eom Jeong-hwa, Kim Sang-kyung, Song Young-chang