Il nuovo film di Jean-Pierre Améris, ancora inedito in Francia dove uscirà il 12 novembre, è ispirato ad una storia vera avvenuta in Francia alla fine dell’Ottocento. Marie Heurtin, ragazza selvaggia incapace di comunicare con il mondo che la circonda essendo sorda e cieca dalla nascita, viene portata da suo padre all'Istituto Larnay, vicino a Poitiers, dove le monache si prendono cura di bambine e ragazze sorde. Suor Marguerite se ne prende subito a cuore e decide di votarsi alla causa, che i più ritengono persa in partenza, nonostante il forte scetticismo della madre superiora.
La giovane, chiusa, ostile e diffidente nei confronti del mondo esterno a lei totalmente sconosciuto ed estraneo, non ha mai appreso le regole del vivere civile, non si fa lavare, vestire, pettinare e reagisce in modo violento quando le viene chiesto di fare qualcosa e di sforzarsi di apprendere cose nuove. Ogni tentativo da parte di suor Marguerite sembra cadere nel vuoto ma la sua incredibile tenacia e soprattutto il suo amore “materno” nei confronti della giovane riescono a poco a poco a produrre effetti positivi. Marie imparerà a vivere accanto agli altri, ad aprirsi al mondo esterno grazie alla lingua dei segni e a rendersi così autosufficiente.
Impossibile durante la visione del film non pensare a titoli come Anna dei miracoli di Arthur Penn e Il ragazzo selvaggio di François Truffaut, opere imprescindibili che avevano già affrontato la stessa tematica con esiti superlativi. Améris, nel suo piccolo, realizza un’opera matura e di grande rigore formale, impeccabile e necessaria nella sua estrema semplicità e classicità, caratteristiche sempre più rare e preziose nel cinema odierno. Un film intenso e commovente nella miglior accezione del termine, mai ricattatorio, che evita sempre di scadere nel patetico e nello stucchevole.
Quando si ha a che fare con una storia di questo tipo è sempre difficile tenersi alla larga dalle scorciatoie atte a suscitare una facile commozione ed un’immediata empatia nel pubblico. Il regista francese, qui al suo nono lungometraggio ma conosciuto in Italia esclusivamente per la commedia romantica Emotivi Anonimi, è riuscito a superare brillantemente questo ostacolo grazie ad uno script asciutto, lineare e rigoroso incentrato sulle due straordinarie figure femminili protagoniste della vicenda. Fondamentale l’apporto delle due attrici principali, la sorprendente Ariana Rivoire qui al suo esordio assoluto nella parte di Marie di cui condivide la sordità e Isabelle Carré – già diretta da Améris proprio in Emotivi Anonimi - nei panni di suor Marguerite. La stessa Rivoire, attrice non professionista di straordinaria bravura, a Locarno ha dichiarato di aver incontrato per caso il regista al self service dell’istituto dove stava facendo i provini per il casting a cui non si era iscritta e di essere stata convinta proprio da Améris a partecipare al film.
Marie Heurtin ha la sua ragion d’essere proprio nell’incontro-scontro tra la giovane e la religiosa, nel loro intenso e continuo rapporto tattile, nel travagliato e difficoltoso percorso che le due donne compiono insieme, fatto di un reciproco scambio di fiducia ed amore, al termine del quale si scopriranno più forti e consapevoli. Sono loro il suo cuore pulsante di un film che, complice il passaggio a France Odeon, ci auguriamo di poter vedere distribuito quanto prima anche in Italia. Se così non fosse sarebbe solo l’ennesimo, piccolo, gioiello che la nostra distribuzione si lascia sfuggire.
Boris Schumacher
Sezione di riferimento: Festival Reportage
Scheda tecnica
Titolo originale: Marie Heurtin
Anno: 2014
Regia: Jean-Pierre Améris
Sceneggiatura: Jean-Pierre Améris, Philippe Blasband
Fotografia: Virginie Saint-Martin
Musiche: Sonia Wieder Atherton
Durata: 95’
Interpreti principali: Ariana Rivoire, Isabelle Carré, Brigitte Catillon, Laure Duthilleul