L’obiettivo è partire dalla Liguria per visitare le spiagge di Romagna, Toscana e Lazio facendo una precisa richiesta al popolo della spiaggia: “Vogliamo parlare con i bagnini, quelli veri, quelli di una volta, quelli che hanno avuto più donne in assoluto”. È esattamente ciò che fanno, sicuri di aver immortalato una carrellata di fenomeni da riscoprire. In realtà ciò che restituiscono è uno spaccato antropologico accurato, decisamente forte, molto lontano dalle loro previsioni iniziali.
Spesso sono orgogliosi spettri di una bellezza appassita, ancora gonfi di una virilità che a stento resiste ai morsi del tempo. Fanno pensare ai Vitelloni, alle cartoline sbiadite, al cocco fresco e ai tormentoni estivi che facevano vibrare la pancia delle radioline. Sono i bagnini italiani.
Come afferma Ugo Amato, psichiatra e voce narrante del film, “bagnino” ha quasi un suono dispregiativo rispetto a “bagno”. La stessa figura del bagnino nostrano è lontana anni luce dalle mitizzazioni americane alla Baywatch; quel Salvataggio scritto sulle canottiere fa pensare soltanto a qualche tuffo d’emergenza. Perché il bagnino, in Italia, è l’uomo con i muscoli ben in vista e la pelle color carbone che strizza l’occhio alle turiste: così risponde l’immaginario collettivo quando di “bagnino” si parla.
È una conferma per molti, specie per i turisti fissi che ogni anno tornano all’arenile e trovano un vecchio amico, un padrone di casa che ricorda di averti già visto e si accerta che tu possa passare le vacanze in tutta comodità. Ma per tanti – o forse è il caso di dire tante – il bagnino incarna quell’ideale di “uomo da spiaggia” energico e cerimonioso, capace di grandi passioni consumate fra cabine e notti stellate, generoso di lusinghe. Per una settimana, almeno.
Sono proprio loro a raccontarsi, giovani e meno giovani, dalla Liguria al Lazio, custodi della spiaggia e di tanti segreti pruriginosi: l’uomo che emerge da questo ironico e dissacrante affresco di umanità è un “super maschio” sicuro della propria avvenenza (anche quando il tempo non è stato affatto clemente) eppure eternamente irrisolto in quello stile di vita così distante dalla banale routine.
Fra tedesche, svedesi, norvegesi e austriache – tutte doverosamente collocate nella scala di valutazione da questi irriducibili cacciatori stagionali – le italiane si rivelano le conquiste più difficili. “Si portano dietro mamma e papà, hanno il coprifuoco e sono meno indipendenti. E poi vogliono le relazioni serie”. Sono definizioni semplici (e piuttosto datate) per uomini ancora più semplici e ci riportano al passato balneare che rivive ancora in qualche vecchia fotografia o negli spezzoni di filmati anni 70 – 80 che talvolta appaiono sullo schermo.
Non si riesce a sentirsi realmente offese da certe valutazioni – per quanto offensive potrebbero sembrare –, si finisce per sorridere davanti a questi uomini nostalgici e un po’ anacronistici, di certo strampalati, che nella maggioranza dei casi hanno passato estati da leoni collezionando prede. Restando tuttavia vittime di dubbi sull’amore e le scelte importanti, congelati in quell’istantanea di baldoria e leggerezza che è propria della spiaggia e dell’estate, della gioventù. Una condizione pericolosamente deperibile.
Eppure nulla sembra deteriorare il ruggente spirito di questi uomini di mare che mettono in mostra le piume ogni anno per dare alla donna “ciò che non trova altrove” (o ciò che il marito non le procura), dedicandole attenzioni rare o arrivando dritti al punto, sempre sghignazzando all’idea di quel treno del venerdì. Il leggendario treno che porta i mariti alla spiaggia, meglio conosciuto nell’ambiente come “il treno dei cornuti”.
Eccessivo, ridanciano, spietato, a volte imprevedibilmente tenero, Bagnini e Bagnanti può addirittura sembrare “una curiosa ode alla donna” che nel suo essere perennemente cercata, conquistata e soddisfatta sessualmente diventa vero fulcro della vita di questi uomini dai muscoli non più così tonici. La donna come meta, come obiettivo, come priorità assoluta. Per qualche giorno, s’intende. Per regalare l’illusione di un amore che amore non sarà mai o almeno il ricordo di un’estate divertente.
Forse l’indignazione femminile riemerge quando alcuni di loro, alla domanda “Cosa vi hanno insegnato tutte queste donne?”, rispondono senza troppi indugi “Niente”.
Probabilmente un giudizio un po’ duro per la platea femminile presente in sala, ma alla fine è la comicità quasi involontaria di questi personaggi a pareggiare i conti, in un film che ha assicurato una cascata di risate scroscianti per tutta la sua durata, divertendo anche le signore presenti alla proiezione nonostante il demone del maschilismo, sempre lì nell’angolo, a sghignazzare.
D’altronde sono bagnini.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Festival Reportage
Scheda tecnica
Regia: Fabio Paleari
Sceneggiatura: Luca Legnani, Fabio Paleari
Montaggio: Maria Fantastica Valmori
Anno: 2017
Durata: 75'