Così, per sfogare un po’ di rabbia repressa, Ige, con la complicità degli unici due amici che ha, ogni tanto si diverte a far esplodere le cassette della posta di gente estranea. Un gesto condannabile, senz'altro, anche se il ragazzo nemmeno si immagina che quell'atto vandalico, compiuto nuovamente durante una notte di bagordi, possa essere sufficiente per cambiare radicalmente i destini di alcune persone. Ad esempio quello di Lena e Manou, che in quella cassetta avevano un pacchetto a loro indirizzato con dentro dei francobolli di LSD indispensabili per pagare il debito verso uno spacciatore; oppure quello di Adia, immigrata clandestina albanese che avrebbe dovuto ricevere il certificato di nascita del figlio; oppure ancora quello di Thalia, signora di mezza età in attesa di una lettera molto importante. Documenti e fogli bruciati, polverizzati dallo scoppio. Con conseguenze nefaste.
Holy Boom, inserito in concorso al 37° Bergamo Film Meeting, è il lungometraggio d’esordio di Maria Lafi, nata ad Atene, già autrice di corti, spettacoli teatrali, video musicali e serie televisive. Un’opera corale che segue con il classico escamotage del montaggio parallelo i destini di personaggi assai diversi tra loro, per etnie, abitudini e sogni, ma accomunati da solitudine, esclusione e disperato bisogno di trovare un’esistenza migliore.
Il punto focale del racconto non è tanto Ige, il giovane filippino autore del gesto che tutto smuove, quanto piuttosto Thalia, signora anziana acida e razzista che spia tutte le persone che estrano ed escono dalla palazzina in cui abita, si allontana sdegnata quanto nota un nuovo inquilino con un colore della pelle diverso dal suo, inveisce contro gli extracomunitari che le invadono il territorio invece di starsene a casa propria. In apparenza la figura della donna assume dunque stilemi piuttosto evidenti e schematici, salvo però mutare in corso d’opera la propria fisionomia comportamentale: sarà infatti proprio lei ad aiutare prima Lena e Manou e poi Adia, in parte per spirito di umanità, in parte per espiare il dolore dovuto a un trauma di tanti anni prima, mai superato.
Dalla figura a doppia valenza di Thalia si muovono le pedine dello scacchiere intessuto da Maria Lafi: una musicista greca ribelle che per amore si allontana dai genitori, una donna albanese sola che non avendo i documenti in regola non può nemmeno andare in obitorio a riconoscere il corpo del marito morto in un incidente, un ragazzo asiatico che cerca una personale e pericolosa vendetta contro le ingiustizie subite. Intorno a loro delinquenti e aguzzini, approfittatori e corruzione, violenza ed egoismi assortiti. A fare da contrappunto la sacralità solenne, le celebrazioni in chiesa a cui Thalia partecipa con fervore, la festa della Domenica delle Palme. Liturgia del rispetto e dell’amore reciproco, mentre dietro alle odi si consumano i drammi dei personaggi.
Holy Boom è un film sull’immigrazione, le difficoltà di radicamento, la povertà, sul sentirsi stranieri in terra straniera. Ma è anche, per usare la definizione della stessa regista, “un film sulla fede, non in senso religioso, ma nel senso di una profonda fiducia umana nella sopravvivenza”. Un lavoro multiforme, tanto da apparire talvolta indeciso sulla strada da seguire, tra humour nero, thriller, denuncia sociale, improvvisi squarci di lirismo, canti sacri e trascinanti sonorità vicine al metal. Eppure, anche nelle sue variazioni di forma e in un equilibrio estetico non facile da assemblare, l’opera della Lafi sa unire con brillantezza le tessere del mosaico, regalando allo spettatore un detonatore il cui sinistro ticchettio accompagna ogni minuto della visione, sino a saltare inevitabilmente in aria, come alcuni dei protagonisti.
Non tutti, per fortuna. Perché il cielo non è soltanto nero, e almeno per qualcuno di loro si aprirà forse un piccolo orizzonte di speranza.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival
Scheda tecnica
Titolo originale: Holy Boom
Regia: Maria Lafi
Sceneggiatura: Elena Dimitrakopoulou, Maria Lafi
Attori: Nena Menti, Luli Bitri, Anastasia Rafaella Konidi, Samuel Akinola, Spiros Ballesteros
Fotografia: Ilias Adamis
Montaggio: Kenan Akkawi, Yorgos Paterakis
Anno: 2018
Durata: 99’