Le traballanti certezze di Marja crollano quando all'improvviso si presenta alla sua porta un uomo con cui aveva avuto una breve relazione tempo addietro. L'uomo comprende come Julia possa essere sua figlia, e inizia a pretendere di poterla vedere e conoscere. A quel punto Marja, nel terrore di perdere l'unica creatura a cui non può e non vuole rinunciare per nessun motivo al mondo, comincia a smarrire ogni razionalità, fino a compiere un gesto estremo.
Silmäterä, presentato in concorso al Bergamo Film Meeting e tratto da una storia realmente accaduta una dozzina di anni fa, è diretto con buona mano dal finlandese Jan Forsström, classe 1975, sceneggiatore di successo al debutto nella regia di un lungometraggio. L'autore, traendo spunto dalla vicenda di cronaca ma apportando diverse modifiche, narra una dolente storia in cui, per usare le sue stesse parole, “volevo mostrare come talvolta l'amore possa diventare pericoloso”.
È proprio lungo il confine tra affetto e ossessione che il film dispiega le sue carte, procedendo con sufficiente sensibilità tra l'analisi sociale volta ad analizzare la complessa vita di giovani madre colpite dalla crisi economica e l'intimità violata di una donna cresciuta troppo in fretta. Marja è l'emblema di un corpo di madre in un cuore di ragazza, un'anima sola che si nutre del volto della figlia come ossigeno vitale con cui combattere le declinazioni invasive di un humus territoriale diffidente e spietato. Il lavoro notturno, le poche ore di incerto riposo diurno, le spese a cui far fronte, l'impossibilità di progetti a lungo termine, le necessità emozionali e logistiche della figlia: troppi fattori da gestire, troppe necessità a cui porre rimedio. Marja fatica ad accettare le già poche proposte di aiuto, sorretta da un orgoglio che diventa frenetica ambizione di potercela fare unicamente con le proprie energie, e cammina lungo il destino in bilico su una sottile linea incavata nella necessità di amare la figlia con ogni forza a disposizione.
L'arrivo del padre di Julia, spinto da intenzioni molto meno bellicose di quanto sembrerebbe, è sufficiente per soffiare via un castello di carte costruito senza margini né basi solide; da lì in poi la vita di Marja diviene una guerra impossibile da vincere e combattuta contro fantasmi perlopiù inesistenti. La seconda parte del film, avvolta da una spirale di tensione psicologica dai ritmi adeguati, ci offre il ritratto di una madre sempre più dispersa nelle nebbie della follia, sino ad approdare a un gesto inconsulto che spezzerà anche l'ultimo tratto di speranza. A quel punto i teneri baci e le carezze tra lei e Julia si annulleranno a fronte di una camminata a piedi nudi in strada, lungo la notte, diretta verso un domani in cui nulla potrà mai più essere somigliante ai sogni ormai spezzati.
Più interessante che bello, il film di Forsström si perde talvolta in sottolineature eccessive, dando l'impressione di non scavare quanto potrebbe, preferendo invece adagiarsi su semplificazioni di scrittura rivolte verso il lato prettamente emotivo dello spettatore. Nonostante questo il lavoro dell'autore finlandese si lascia comunque apprezzare, sia per la ricchezza delle sfumature sia per l'intensità con cui, utilizzando stilemi vicini al thriller, riesce a raccontare con tocco delicato l'interiorità sanguinante di due ritratti femminili verso cui non si può restare indifferenti. Con loro e per loro l'amore divora la realtà e straripa oltre gli argini, dirigendosi verso un triste e inevitabile abbandono.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival
Scheda tecnica
Titolo originale: Silmäterä (Titolo internazionale: The Princess of Egypt)
Regia e sceneggiatura: Jan Forsström
Fotografia: Paivi Kettunen
Montaggio: Jan Forsström
Anno: 2013
Durata: 89'
Attori: Emmi Parviainen, Luna Leinonen Botero, Mazdak Nassir, Ylva Ekblad, Miika Soini