Karima è una celebre fotografa di origine algerina. Da molti anni ha lasciato la sua terra per trasferirsi a vivere e lavorare in Francia. Un giorno riceve una telefonata dalla madre, rimasta in patria insieme a tutto il resto della famiglia: l'anziana donna la prega di tornare subito in Algeria, per gravi motivi non ben specificati. Dopo un iniziale rifiuto Karima si mette in viaggio, e rimette piede in quei luoghi abbandonati molto tempo prima. Giunta a destinazione, scopre che il padre (violento e dispotico) è in coma, e che l'amato fratello è stato arrestato e condannato a morte in quanto accusato di attività terroristica. Nel tentativo di liberare e salvare il fratello Karima si trova suo malgrado ad affrontare una guerra civile in pieno corso.
Presente in sala a Milano, Benhadj ha raccontato di aver iniziato le riprese del film regalando la complessa parte della protagonista a Isabelle Adjani, la quale ha però abbandonato la lavorazione pochi giorni dopo. Il ruolo è stato così affidato a Monica Guerritore, icona dell'erotismo italiano negli anni Ottanta e negli ultimi lustri divisa tra cinema, Tv e teatro. A lei dunque è spettato l'onere di interpretare un dolente e combattuto personaggio la cui interiorità affronta l'amaro spettacolo di una realtà in divenire capace di spezzare sogni e promesse.
La Karima di Benhadj è una donna fuggita dalle ombre del passato, per trovare pace ed emancipazione; gli eventi la costringono all'improvviso a lavarsi nel sangue del presente, stritolando le certezze acquisite e aprendo gli occhi di fronte all'orrore che tutt'intorno a lei si espande e solidifica. Siamo nel 1998, l'Algeria è in tumulto, i terroristi massacrano la popolazione, le donne scendono in strada per marciare e affermare i loro diritti: Karima, a lungo estranea a tutto ciò, piomba nell'epicentro del dramma sociale e culturale, appallottolando le barriere geografiche per abbracciare una famiglia in disfacimento, microcosmo abile a racchiudere simbolicamente il senso crudele della Rivoluzione culturale e politica.
Per Parfums d'Alger l'autore si è avvalso della presenza del grande Vittorio Storaro; il tre volte premio Oscar, colpito dal progetto, ha accettato di essere il direttore della fotografia, per un compenso minimo. Una scelta lodevole, impreziosita dalla consueta e impeccabile qualità stilistica; la presenza di Storaro infatti si sente, eccome, attraverso un caleidoscopio tonale che sottolinea con perfetta coscienza gli stati d'animo della protagonista. Se la fotografia è un sicuro punto di forza del film, ci sono però altri elementi che non convincono appieno: senza dubbio sincero negli intenti, Benhadj non riesce a evitare qualche inciampo nella retorica e nello schematismo, offrendo una messinscena che alterna momenti d'indubbia forza emotiva ad altri in cui la necessità di decifrare il contenuto soffoca l'istintualità. All'insieme non giova poi un doppiaggio posticcio decisamente fastidioso, mentre la Guerritore, pur apprezzabile per l'impegno, non sempre pare trovarsi a proprio agio in questa ridda di percezioni emotive.
Accolto da un lungo applauso durante i titoli di coda, Parfums d'Alger è stato attaccato da alcuni spettatori che hanno accusato il regista di approssimazione e qualunquismo; la piccata risposta del regista non ha peraltro risolto le perplessità nei confronti di un lavoro sì discreto, ma che avrebbe forse potuto e dovuto volare più in alto.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival
Scheda tecnica
Titolo originale: Parfums d'Alger
Regia: Rachid Benhadj
Sceneggiatura: Rachid Benhadj
Fotografia: Vittorio Storaro
Musica: Said Bouchelouche
Interpreti: Monica Guerritore, Chafia Boudraa, Sid Ahmed Agoumi, Ahmed Benaissa.
Anno: 2012
Durata: 108 min.