Il consiglio è di andare su Google, digitare North Carolina Landscapes e poi restare senza fiato, presi a schiaffi da quella tavolozza di rosso, giallo e arancione che si stempera nel fitto dei boschi. Questo è il paesaggio di Ruby Corey: la terra dura dei grandi boschi, i tramonti sui campi sterminati, la plumbea veste nebbiosa delle paludi.
Ruby (Jennifer Jones) conosce bene la sua terra; la calpesta senza paura imbracciando un fucile e sparando ai daini. Mascolina, grezza, spiccia nei modi: Ruby viene da una famiglia povera pur avendo passato un periodo sotto l’ala della signora Gentry, sua mamma adottiva, decisa a fare di lei una composta signorina. Ma la natura chiama forte e Ruby preferisce i calzoni stretti, le larghe camicie che lasciano intuire il seno e la parlantina sfrontata; il tutto usando il fucile con la destrezza di un uomo. Eppure quello spirito libero si è innamorato dell’ingegnere Boake Tackman, ed è a lui che vuole darsi completamente.
Così il film si tinge subito di tinte fosche: c’è un senso di umidità, passioni soffocanti e irrespirabili, momenti di tensione erotica portata all’estremo. Come il ritorno di Boake dopo essere stato per qualche anno in Sudamerica, quando il giovane avanza nel buio chiamando Ruby e lei lo acceca con la torcia, restando dietro il fascio di luce per non mostrargli le sue forme. Lui vuole vederla, la immagina cresciuta, le parla camminando piano nell’oscurità e spera di approdare con le mani al suo giovane corpo. Una ricerca bestiale, quella che spinge Ruby verso Boake e viceversa. Un pericoloso gioco fatto di baci prepotenti che nascono e muoiono nel grembo del bosco, abbracci audaci, momenti di incontenibile desiderio mentre in paese si diffondono mormorii scandalizzati. Eppure Boake (Charlton Heston), deciso a lavorare la terra e costruire un impero agricolo, corre dritto verso il futuro e in quel futuro non c’è spazio per la selvatica Ruby che offre il proprio corpo senza troppo tentennare. A Boake interessa una ricca figlia di papà, disposta a sovvenzionare i progetti e sorridere in pubblico nel ruolo di moglie della buona società.
Torna nel fango, Ruby. Questo sembra dirle puntualmente il destino. Schiacciata come un verme in quella palude che conosce come le sue tasche eppure agitata da spiriti sempre più bollenti.
Alla notizia del matrimonio di Boake le speranze di Ruby vanno in fumo e il suo appetito dei sensi si trasforma in un fiume di rabbia. Corre dunque fra le braccia del proprietario terriero Jim Gentry (Karl Malden), vedovo di quella signora Gentry che un tempo cercò di educarla: un uomo più vecchio di lei, di buon cuore, ricco. Non è ciò che Ruby desidera, ma è un modo per staccarsi di dosso il fango delle sue umili origini ed esigere il rispetto di quella piccola comunità che bisbiglia al suo passaggio. Ma una storia rovente come quella fra Boake e Ruby non teme gli ostacoli di un matrimonio e lei, sotto nuovi cappellini e fasciata da abiti di alta sartoria, nutre ancora l’istinto animalesco di sempre e – più ancora – il logorante bisogno di sentirsi accettata. Nell’amore. Nella società. Da un uomo. Fra le altre donne. Sentirsi accettata per quello che è: Ruby Corey, la ragazza che spara nel bosco e diventa incandescente quando fa l’amore sulla spiaggia, quella che lotta con le unghie e graffia come una gatta selvatica, ma si sbriciola innanzi a una carezza.
Un’armonica a bocca detta il ritmo di queste scene, accompagnata dal segnale pattuito fra Ruby e Boake, un motivetto fischiettato che appartiene al loro dialogo segreto. Il film è gravido di boschi fitti, capanne di legno, stivali e fucili, tutta la durezza del North Carolina e della sua gente. Nessuna vernice di eleganza per coprire questo scenario, nessun tentativo di limare gli spigoli di Ruby; tutto è restituito da King Vidor in modo esplicito e crudo. Forse mancano solo i colori, eppure a un tratto ci sembra di vederli affiorare nel pallore del bianco, nel nero imperscrutabile. I colori dei boschi dove Ruby rincorre l’amore e quelli più freddi e confusi della grande palude stagnante che resta immobile sullo sfondo, come un cattivo presagio.
La storia ci rapirà con scandali, omicidi e notti di passione. Infine ci sarà chiaro che a una vicenda così ruvida, estrema e disperata non occorre realmente il colore. Occorre piuttosto quel lieto fine che il regista ha preferito farci sospirare fino all’ultimo, per poi abbandonarci così.
Increduli e sgomenti, al centro della palude.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Ruby Gentry
Anno: 1952
Regia: King Vidor
Sceneggiatura: Sylvia Richards
Attori: James Anderson, Phyllis Avery, Herbert Heyes, Jennifer Jones, Karl Malden, Charlton Heston
Fotografia: Russell Harlan
Musiche: Heinz Roemheld, David Chudnow
Durata: 82'