Ce l'ha anche Alfred Eaton, appena rincasato dalla guerra e deciso a gettarsi nel progetto della Nassau, un’azienda produttrice di aerei. Ad aspettarlo a casa c’è una scarna rosa di affetti: il padre, un “arricchito” proprietario di acciaieria, non ha mai nutrito stima per Alfred, sbandierando invece la propria preferenza per il figlio Bill, morto a tredici anni. La madre (un’indimenticabile Myrna Loy) ha tamponato il proprio bisogno di amore con scappatelle e scandali, finendo inchiodata al collo di una bottiglia, delirante e inattendibile. E Alfred?
Alfred è bellissimo, ha lo sguardo ipnotico di Paul Newman, un carattere ritroso, un disperato bisogno di mettersi in gioco. Rifiuta un posto all’acciaieria del padre e se ne va da quella grande e ombrosa villa di famiglia, dove neppure l’autista è rimasto a lavorare e dove le domestiche, terrorizzate dal vecchio Eaton, passano le giornate bisbigliando sconfortate.
Alfred corre incontro al futuro e non si tratta soltanto di aeroplani, ma di passione: quando vede Mary St John danzare sulla terrazza durante un ricevimento, capisce che farà i salti mortali per averla. Lei, allacciata al collo di un altro uomo (il suo promesso, lo psichiatra Jim Roper), lancia ad Alfred sguardi sibillini e sembra respingerlo con stizza quando lui tenta un approccio: una Joanne Woodward irresistibile, austera e intrigante, altezzosa e magnifica, isola glaciale e inarrivabile di vanità.
E ricca, ricchissima, talmente ancorata al nome altisonante della propria famiglia da risultare “fuori dalla portata” di Alfred. Nonostante questo, innanzi all’ingresso bianco e imperioso di villa St John, Alfred diverrà una presenza quasi fissa: sarà un corteggiamento clandestino e notturno, di baci strappati alle labbra di lei con tutta la rabbia di un giovane che desidera affrancarsi. Mary, poco a poco, cederà alla seduzione di Alfred rivelando un forte e represso appetito dei sensi.
Una principessa di ghiaccio dai desideri irrefrenabili e un ragazzo che ha elemosinato amore per tutta la vita: il loro matrimonio brilla per la bellezza dei loro giovani volti, ma scricchiola sotto il peso di due cuori malandati. Eaton non è all’altezza di Mary ma intende diventarlo, così punta tutto su una sfavillante carriera e in breve diviene un uomo d’affari troppo impegnato per scivolare nel letto dell’ansiosa moglie. Lei è consumata dal desiderio e non impiega molto a ricadere fra le braccia del sedicente psichiatra Roper, che già in passato l’aveva conquistata.
La lenta demolizione dei valori coniugali diventa il fulcro dei film, è una decadenza penosa e ingiusta, noncurante di tanta bellezza. Gli Eaton sono belli, affascinanti, ricchissimi e invidiati da tutti. Ma ciò non basta ad arginare il fiume torbido sul quale ondeggia la malridotta palafitta del loro matrimonio. Gli Eaton sono innanzitutto infelici.
Mary si rivela una viziosa meschina, Alfred fugge dal giogo coniugale immergendosi nel lavoro e guadagnando la cieca stima del proprio principale. Quest’ultimo sottopone i propri dipendenti a un rigido codice comportamentale che non ammette scandali di alcun tipo. Primo fra tutti i requisiti necessari è proprio la fedeltà coniugale. Per Eaton, sempre più incline all’idea del divorzio, questa costrizione ha un peso insostenibile. Continua la sua recita al fianco di Mary, ma è sempre più certo di aver buttato via la propria vita cercando di salvaguardare le apparenze.
Sono vite che si accontentano, che cercano la gioia altrove, che mettono toppe su ogni strappo pur di mantenere una pubblica rispettabilità. Mark Robson getta in pasto al pubblico questo scorcio drammatico di buona società americana con il sorriso sbiancato, le auto lussuose in garage, i grandi saloni moderni e i ricevimenti “ai quali è impossibile mancare”. Passa un’attenta luce rivelatrice sui loro conflitti, sulle macchinazioni che tengono in catene il cuore, sulla noia schiacciante delle ricche mogli che sollevano la cornetta del telefono per stuzzicare l’amante di turno, sulla colata di vernice brillante che Eaton dovrà passarsi addosso per rimanere una delle lucenti marionette del suo ceto.
Ipocrisia e infedeltà, minacciosi iceberg che non si vedevano dalla terrazza, da quella terrazza dove Mary danzava nelle pieghe svolazzanti dell’abito bianco, promettendo ad Alfred un futuro di rivincite e trionfi.
Adesso Eaton ha un nuovo progetto: divorziare. Ma sarà l’algido impero che si è costruito attorno a ostacolarlo.
Cercare di impedire alla pioggia di attraversare il coperto, richiudere le falle e fermare l’uragano prima di ritrovarsi con la testa bagnata è una missione crudele. Quasi quanto riconquistare la propria libertà dopo averla persa in un matrimonio.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: From the Terrace
Anno: 1960
Durata: 149'
Regia: Mark Robson
Sceneggiatura: Ernest Lehman (dal romanzo di John O'Hara)
Attori: Paul Newman, Joanne Woodward, Myrna, Natalie Benzinger, Leon Ames