Meglio di no, sono in casa da sola e ho una paura tremenda di tutto ciò. Ho una paura tale che – è risaputo - dormo con una mannaia sul comodino. A vedersi è uno spettacolo piuttosto grottesco e non saprei nemmeno che uso fare della mannaia se qualcuno si intrufolasse in casa, ma sappiate una cosa: ogni ragazza, da sola, si difende.
Anche la bionda Susan Gilvray (Evelyn Keyes), che scrive l’inizio di questo film guardando in camera e gridando. Ha appena visto un malintenzionato fuori dalla finestra del bagno, così s’infila un accappatoio e chiama la polizia. Arrivano gli agenti Bud Crocker e Webb Garwood (Van Heflin), il primo è un signore all’antica dai modi soporiferi, il secondo è un ragazzone sfacciato con occhio attento alle belle ragazze. Come Susan, d’altronde, che lo colpisce dal primo istante sebbene stretta nella sua tenuta di spugna e sfigurata da una smorfia di terrore. Ha luogo una breve ispezione da parte degli agenti e il verdetto finale è che “l’importante è tenere ben chiusa la finestra del bagno quando ci si spoglia, per lo stesso motivo per cui le banche tengono ben nascosta la cassaforte”.
Ecco, a voi basterebbe questo consiglio alla buona? A me no, io sarei sull’attenti brandendo una mannaia, seguendo il mio personale manuale di autodifesa che attinge agli strumenti di macelleria. Così Susan si mette tranquilla, fa uscire di casa gli agenti e torna a letto. Webb Garwood, di nuovo in auto, non fa che pensare a lei: bella casa, bella donna, è certamente sposata, ma è proprio il tipo che fa per lui.
La notte non è ancora finita quando Susan sente bussare alla porta: è Garwood, stavolta solo, pronto a raccontare che “un secondo giro di controllo fa parte della prassi” e piazzarsi sul divano per porre le basi di un flirt. L’oscurità pianta bandiera su questo film e crea una prima parte fatta di minuziosi dettagli psicologici e di interni sempre più stretti e angoscianti, inadatti a contenere i due protagonisti. Un’acqua stagnante, paralizzante, fatta di scene quasi ripetitive: Webb si racconta a Susan, lei cede gradualmente alle sue attenzioni. Il microcosmo di quest’ultima è quello di una donna sposata con uno speaker radiofonico pignolo ed egocentrico che la lascia sola ogni sera per entrare nelle case americane con una trasmissione mortalmente noiosa. Un marito che lascia detto alla moglie di “ascoltarlo per radio”, crocifiggendola a un’esistenza fatta di attese e snervanti serate passate sul divano girando manopole.
Il poliziotto Garwood, in questo desolato paesaggio, è un’ondata di brio: diventa una presenza tanto fissa quanto clandestina in casa di Susan e la schiaccia con un amore imperativo e cieco di fronte all’evidenza. Lei, da brava moglie, cerca di respingerlo mentre in sottofondo si sente la voce sterile del marito, via radio. Quando la sposa infelice si arrende alla passione, non possiamo che avvertire un terribile odore di guai.
La relazione procede fra alti e bassi, ma la radio non smette di blaterare le sue minacciose pillole della sera. C’è un uomo di troppo fra i due e Webb, dal carattere facilmente infiammabile, non lo sopporta più. Quando Susan chiede il divorzio, le cose precipitano: il marito non è intenzionato a concederglielo e la relazione dei due amanti sembra arrivata a un vicolo cieco.
Ma non dimenticate che Webb è una testa calda ed è soprattutto un uomo che va in giro con una pistola; ha quindi un modo tutto suo per risolvere gli inconvenienti e non ama che gli si sbarri la strada. Basta un incidente, un proiettile esploso, un solo colpo: Susan viene tenuta all’oscuro del piano e Webb tira in ballo la legittima difesa. Un poliziotto che colpisce per errore uno speaker radiofonico e lo uccide, qualcosa di cui la stampa si dimenticherà presto. L’ingenua Susan crede alla versione dell’incidente e l’amore, sbagliato e folle, trionfa. A questo punto il film di Joseph Losey esce dal suo bozzolo coriaceo e rivela la farfalla velenosa che è in lui: stiamo per assistere all’evoluzione perversa di un amore nato sotto una cattiva stella.
Gli spazi cambiano inondati da una luce che fa risaltare ogni pecca, ogni ruga del viso, ogni sorrisetto all’angolo della bocca. Webb rinuncia alla sua vita da poliziotto e la baratta con una vita da marito innamorato, sposando Susan come progettava da principio. Il nero si dissipa nelle luci abbacinanti fino alle straordinarie sequenze finali ambientate nella torrida solitudine del deserto. Cronistoria drammatica di un amore colpevole, una fuga dal mondo e dai sospetti. Susan è accecata dai sentimenti e segue fedelmente il suo poliziotto, la folie à deux prende la rincorsa verso il baratro finale.
In conclusione, tenetevi lontane da tipi come Webb Garwood.
Se necessario munitevi di una mannaia.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titlo originale: The Prowler
Regia: Joseph Losey
Sceneggiatura: Dalton Trumbo, Hugo Butler
Attori: Van Heflin, Evelyn Keyes, John Maxwell
Musiche: Lyn Murray
Fotografia: Arthur C. Miller
Montaggio: Paul Weatherwax
Anno: 1951
Durata: 92'