In questo grande magazzino addobbato per Natale, tuttavia, si entra in punta di piedi e subito ci si ritrova circondati da fantasmi. Sin dalle prime scene il Bunting & Hobbs è mostrato a orario di chiusura, vuoto e silenzioso, imbavagliato dai lenzuoli bianchi che coprono la merce in esposizione, popolato da manichini il cui viso appare quasi sinistro. E in un crescendo udiamo le voci argentine che per tutto il giorno scuotono quelle mura, prima lontane, poi vicinissime. Voci di donne che ogni giorno calzano scarpe con il tacco e arrivano a sera con i piedi martoriati e il sorriso esausto: sono le commesse, un coro frivolo e triste addestrato alla pazienza quotidiana.
Teniamo dunque il passo trascinato del vecchio guardiano notturno e apriamo con lui i battenti di questo tempio londinese, che ogni anno a Natale conosce giornate di caos totale e frenesia.
Il lavoro non spaventa di certo un tipo come Susy (Vera Day). Commessa al reparto abbigliamento, ha una parlantina sfrontata e modi maliziosi; inoltre combatte una lotta giornaliera contro la sua capo reparto che si dimostra abile nel rubarle clienti e commissioni. In un angolo Alice (Patricia Plunkett) sospira e abbassa gli occhi: blindata in una folle timidezza non fa che pensare al ballo aziendale e a come rimediare un cavaliere.
Fra lampade e divani si aggira Peggy (Joan Rice, attrice di grido nella Gran Bretagna del 1954): a lei è affidata la vendita dell’arredamento ma ha ben altri guai ai quali pensare. Infatti non può più soffrire il fidanzato Leslie (John Gregson, altro acclamato attore britannico) il quale pare più interessato alle belle auto che a lei. La più inquieta è Yvonne (Josephine Griffin) del reparto profumeria, perseguitata da malesseri fisici e perennemente impegnata a contattare quel “misterioso Michael” che non le vuole più parlare.
In poche scene conosciamo questo plotone di donne diverse e schiette che reggeranno da sole la prova di un film definito “per signore”. Ognuna è proiettata in una missione personale: se Peggy ha deciso di far ingelosire il fidanzato flirtando con il capo, Alice è decisa a trovare un cavaliere e arriva persino a contattarne uno dietro pagamento di un compenso. A Yvonne, vero perno drammatico del film, è affidato un duro compito: portare in grembo la creatura di Michael e parlarne con la futura nonna paterna, tagliente signora della buona borghesia che si scaglierà contro di lei durante un’indimenticabile sequenza girata in un salone alla presenza di un pappagallino in gabbia.
Una giovane ragazza madre sugli schermi della Londra del 1954, in un film che si preannuncia più vicino alla commedia che al dramma, è una scelta azzardata. Difficile far emergere la sua psicologia fra schiamazzi e battute al vetriolo di ragazze “più leggere”, eppure John Guillermin sembra appassionarsi alla sfida e segue Yvonne nei suoi vagabondaggi solitari, portandola persino a meditare il suicidio. Il risultato è l’anti-film natalizio per eccellenza, ma anche una bella impresa di coraggio che si scrolla di dosso i classicismi e rivela il cuore di queste ragazze troppo a lungo ignorate dietro i banconi, nel ruggito della folla, intente a indossare un abito da sposa per qualcun’altra mostrando la vita e il portamento.
Un film ormai quasi irrecuperabile, che fu ideato per staccarsi dalla produzione di B movie e per questo richiese un grosso investimento iniziale. La Rice e Gregson salirono a bordo dietro lauto compenso, in quanto la loro fama lasciava presumere il consenso del pubblico. Le mani degli scrittori comici John Paddy Carstairs e Talbot Rothwell fecero il solletico alla sceneggiatura dove necessario. Il grande magazzino che fa da sfondo alle giovani protagoniste è il Bourne & Hollingsworth di Oxford Street, un luogo famigliare per i londinesi, restituito intatto dalla telecamera con le sue profumerie – farmacie, le sue vendite straordinarie, le scale e le luci.
La casa di produzione Adelphi puntò tutto su questa pellicola e la portò a termine fra buone riprese e ancora migliori intenzioni, solide trame intrecciate, scene intense, tinte pastello e cupo inchiostro. Ciò che mancò al lungometraggio fu la collaborazione dei cinema. Odeon e ABC ritardarono non poco l’uscita nelle sale: quando venne infine fissata la data, un tetro novembre del 1954, furono pochi gli inglesi disposti a sfidare il vento gelido per andare a vedere “la storia di cinque commesse e i loro uomini” (dalla definizione che ne diede Rothwell).
The Crowded Day (conosciuto anche con il titolo Shop Spoiler) rimase così un B movie di Natale, nonostante le ottime intenzioni iniziali; un film che oggi barcolla e scompare dietro l’ondata di famosi titoli vintage che tutti conosciamo.
Volete dunque farvi un insolito regalo natalizio? Guardatelo. Lo troverete integrale, in lingua originale, e comprenderete quanto un piccolo film possa fotografare un’epoca.
E le sue donne.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Regia: John Guillermin
Anno:1954
Sceneggiatura: Talbot Rothwell
Fotografia: Gordon Dines
Montaggio: Max Benedict
Musiche: Edwin Astley
Attori: Vera Day, Rachel Roberts, Patricia Plunkett, Sonia Holm, Joan Rice, John Gregson
Durata: 82'