Sorrisi a profusione, in quei Natali americani. Occhi speranzosi che si alzano al cielo e parole solenni per la famiglia stretta attorno al focolare, in un elevarsi di cori gaudenti. Nulla può turbare un quadretto tradizionale così composto; dietro i vetri scorrono tempeste di neve lontanissime e le porte sono ben chiuse sul calore dell’intimità famigliare. Il Natale americano non fa brutte sorprese.
Fino all’ingresso in scena di un omicidio, a braccetto con lo spettro della follia.
Questo ansiogeno Natale ha inizio sul vagone di un treno dove la bellissima Mary Marshall (Ginger Rogers) viaggia muta e imperscrutabile scrollandosi di dosso gli sguardi dei soldati in licenza. Ragazzi rumorosi ed euforici che sfuggono alla marina o all’aviazione per tornare a casa a festeggiare il Natale. Fra loro vi è anche un ombroso sergente poco incline alla conversazione; inutile che vi descriva la bellezza sconvolgente di quel Joseph Cotten che più volte vi ho ricordato essere il mio attore preferito: biondo, riccio, lineamenti delicati e sorriso rassicurante, attira subito l’attenzione di Mary e si presenta come il sergente Jack (Zachary, nella versione in lingua originale) in licenza. Lei risponde presentandosi come una segretaria.
Due sconosciuti finiscono per trovarsi al centro di uno scarno dialogo, entrambi sono diretti a Pine Hill e i pochi minuti di incontro sul treno lasciano ad entrambi uno sbadato sorriso sul volto. Jack è dunque libero di andare a fare visita alla sorella, Mary di recarsi a casa degli zii dove verrà ospitata per un breve periodo.
Ma Jack non è un semplice sergente in licenza e Mary non è più esattamente una segretaria.
I Marshall frattanto accolgono quella parente bella e altezzosa con un salone ingombro di luci e una buona cena che manda profumi dal forno. La cuginetta Barbara (una Shirley Temple adolescente eppure ancora così bambina nei modi e nelle espressioni del viso) sottopone la nuova venuta a un vero e proprio interrogatorio e in breve appare chiaro che tutta la famiglia Marshall stia accogliendo Mary, pur lasciandola un passetto fuori dalla propria sfera affettiva.
Per Mary il mondo è nuovo, appena scartato, freddo e impersonale: a stento trova un piccolo spazio per ricostruirsi daccapo e ogni suo sforzo pare vano. Quella dolorosa parola – “criminale” – ricade pesante su di lei e la schiaccia in una serrata persecuzione.
D’altronde Mary è da poco uscita di prigione e questo è il suo primo tentativo di riaffacciarsi alla società.
Frattanto il sergente Jack è nei paraggi di casa Marshall e combina una cena con Mary sperando di continuare la conversazione avvenuta sul treno: di lì a poco confessa di non avere alcuna sorella a Pine Hill ma di essere sceso in quella località spinto dal suo interesse verso Mary.
Osserviamo due innamorati tristi e silenziosi, entrambi bugiardi per necessità; ma sotto il grande lampadario di vetro di casa Marshall ha luogo un piccolo miracolo. Ciascuno, seduto a tavola, sposa quella incantevole atmosfera natalizia che fa del Natale americano un grande classico del romanticismo. I giorni di svago nella località innevata di Pine Hill tengono allegri il sergente e la segretaria, ma il corpo di lui è debilitato e la mente distrutta: la guerra gli ha lasciato addosso le più tremende e invisibili cicatrici e non potrà nasconderle a lungo. Mary, dal canto suo, spiega alla curiosa cugina Barbara la sua storia fatta di violenza e terrore: il motivo per cui, tempo addietro, è finita in prigione con l’accusa di omicidio.
Un equilibrio assai precario, un sottile filo di menzogne, tiene uniti i protagonisti. Belli, bellissimi, eppure sfregiati in maniera irreparabile. Il sangue versato si allarga come una palude fra gli sguardi dei due, incapaci di raccontarsi, paurosi di perdere l’occasione per vivere un amore rispettabile fra americani rispettabili. Americani che addobbano le case, intonano canti e si siedono a tavola la notte di Natale.
Un film di confessioni, dove William Dieterle affronta la difficile gestazione di una nuova vita. La Temple nel ruolo della giovanissima pin up americana incarna l’America vera e propria, con sorrisi puliti e tradizioni di ferro. Cotten e la Rogers restano volti sbiaditi in balia di una corrente fatta di dolore a malapena sopito; sono maldestri attori di una nuova esistenza, soli al mondo e imbevuti di una rassegnazione che rende amaro persino il Natale. Un film delicatissimo che inquadra i tormenti umani rendendo complice lo spettatore, un lavoro struggente di primi baci e pathos mozzafiato.
Questo Natale da passare in salotto con la radio accesa e l’albero addobbato regalerà ai Marshall una lezione inaspettata: l’arte della comprensione e della tolleranza.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: I'll Be Seeing You
Anno: 1944
Durata: 85'
Regia: William Dieterle
Sceneggiatura: Marion Personnet
Fotografia: Tony Gaudio
Musiche: Daniele Amfitheatrof
Attori: Ginger Rogers, Joseph Cotten, Shirley Temple, Spring Byington, Tom Tully