Di tutti i miei strampalati viaggi ricordo un’avventura in pullman con destinazione Amsterdam. Incalcolabili ore di viaggio schiacciata su un sedile microscopico e la peggiore delle persecuzioni: una giovane coppia desiderosa di fare amicizia proprio con me, proprio su quel pullman, proprio dirigendoci in Olanda. Ho subito la loro asfissiante compagnia durante tutto il viaggio e alla richiesta finale (“vogliamo scambiarci i numeri di telefono?”), ho risposto candidamente “no”. Così semplice e preziosa, la verità detta a voce alta.
Vi ho trascinati sul pullman che andava in Olanda, ma ora vi chiedo di scendere e salire su un altro pullman, quello diretto a Rock Point. La vettura traballa sulla strada, c’è una notte da lupi fuori dal finestrino e la fotomodella Marsha Mitchell (Ginger Rogers) ha fretta di raggiungere la sorella e il suo neomarito, a Rock Point. Pratica e schietta, Marsha non è il tipo che gongola di fronte alle attenzioni maschili, e viaggia sola senza temere insidie. La vediamo scomparire nella desolazione della Rock Point notturna, portandosi appresso una valigia.
Le insegne si stanno spegnendo una dopo l’altra e nessuno ha tempo da perdere con Marsha: il barista la liquida alla spiccia, il tassista le nega un passaggio, di lì a poco le strade si spopolano del tutto e ognuno si barrica in casa. Sono nitide illustrazioni di un libro dell’incubo. Per qualche istante seguiamo Marsha sul marciapiede, poi tratteniamo il fiato con lei appiattendoci contro un muro: dietro l’angolo è comparso un gruppo di figure vestite di bianco. Indossano lunghe tuniche, cappelli a punta, cinture di corda. La setta si avventa su un uomo e lo abbandona senza vita a pochi passi da Marsha. Per lei, nascosta e paralizzata dal terrore, è tempo di guardare in faccia gli aggressori. Quando uno di loro si toglie il cappuccio, la donna imprime nella memoria quei lineamenti e si ripromette di consegnarlo alla giustizia.
Se Marsha è la spaventata custode di un segreto di sangue, la sorella Lucia è una ventata di primavera. Una virginale Doris Day sul punto di sbocciare, disarmante per candore e ingenuità, bellezza appena accennata sotto la divisa da cameriera e nel taglio sbarazzino dei capelli. Lucia lavora in un locale di Rock Point dove ha dato appuntamento alla sorella. Non appena vede entrare Marsha, le getta le braccia al collo e le rivela la grande novità: aspetta un bambino dal marito Hank (Steve Cochran). Marsha le regala un sorriso sforzato, nonostante le sue nuove afflizioni da testimone oculare. Ma c’è un’America sporca, provinciale e corrotta tutt’intorno. Il nido d’amore di Hank e Lucia, poche stanze modeste arredate alla buona, non è un rifugio sicuro per la sorella che ha visto troppo. Specie quando si trova a stringere la mano al cognato, riconoscendo in lui l’assassino che ha visto emergere dal cappuccio poche ore prima.
Coro di voci drammatiche e di tensioni che si addensano: c’è l’ostinazione di Marsha, decisa ad aprire gli occhi alla sorella e puntare il dito su Hank, ci sono i tentativi di Hank per tenere l’equilibrio sul filo del ricatto morale, c’è una fragilissima Lucia determinata a difendere il marito e aggrappata al bambino in arrivo. C’è, come prevedibile, il poliziotto buono.
Ronald Reagan è il detective Burt Rainey; il futuro presidente affronta lo schermo in un ruolo che sintetizza la speranza dei giusti. Una speranza piccola, quella del poliziotto in gamba che cerca di opporsi alla furia del Klan, insidiando l’omertà dei compaesani: così Rock Point diventa il fulcro di una denuncia sociale e il film afferra temi scottanti senza scontare la pena a nessuno.
La stampa invade il piccolo centro, pungente e petulante. Ogni abitante di Rock Point è un soldato dell’indifferenza, insabbia i nomi dei colpevoli per salvarsi la pelle e non collabora mai lealmente con la giustizia, ma tende a stringere pericolose alleanze. Non c’è nemmeno un fiammifero, per fare luce nel buio aggressivo dei membri del Ku Klux Klan: Marsha Mitchell è l’ennesima pedina scaraventata alla deriva da un popolo di mostri. E l’America? Ne esce sconfitta, meschina e falsa moralista; una giostra di distorti eroi che si fanno giustizia da soli, senza pietà per le vittime.
Razzismo e teorie cospiratorie allungano i tentacoli sui semplici e gli innocenti, in un magistrale crescendo fino alla scena finale, che strizza l’occhio all’aspetto più turpe dell’esoterismo e alla ferocia di un’alleanza terrena tesa a potenziare la malvagità collettiva.
Su alcuni pullman è necessario salire con la propria valigia insufficiente. Ma per chi insegue la verità, la prossima fermata potrebbe essere fatale.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Storm Warning
Anno: 1951
Durata: 93'
Regia: Stuart Heisler
Sceneggiatura: Richard Brooks, Daniel Fuchs
Fotografia: Carl E. Guthrie
Montaggio: Clarence Kolster
Musiche: Daniele Amfitheatrof
Attori: Ginger Rogers, Ronald Reagan, Doris Day, Steve Cochran, Hugh Sanders