Ora sappiamo che quella massima icona di fascino aveva ingaggiato una lotta con il proprio personaggio: Marilyn sgomitava per uscire dal recinto di filo spinato della biondina frivola e provocante, puntava all’intensità drammatica, era assetata di occasioni per ruoli impegnativi.
Ma non all’inizio della sua carriera.
All’inizio va bene anche un bel visino, poche battute, un ruolo un po’ scomodo, la trafila di esperienze come comparsa. Nel 1948 il contratto con la Fox è scaduto, non è stato rinnovato, i soldi scarseggiano, posare come modella rende poco e tutto ciò che Marilyn ha è un’amicizia (piuttosto chiacchierata) con Joe Schenk, il produttore. Tanto basta per rimediare un ruolo come co-protagonista in Orchidea bionda, per la Columbia. Certo, così com'è Marilyn non funziona. Va sottoposta a una manovra di restyling per avvicinarsi ai canoni della Hayworth, canoni che non raggiunge neppure dopo un cambio di look. Eppure quella biondina crea uno stile tutto suo e il pubblico comincia ad amarla, forse proprio perché non è la Hayworth, forse perché è Marilyn, una dea al primo vagito.
Questa commedia musicale ci porta dritti nei camerini del Vaudeville: si respira un’aria leggera e frizzante che sa di cipria, calze di seta e lacca per capelli. Le ragazze del Burlesque si scambiano battute taglienti davanti allo specchio mentre ritoccano il trucco. Ricordano le fanciulle di Palcoscenico: sono audaci e disincantate, stelline invisibili con le idee chiare e una lunga lista di spasimanti alla mano. “Gli ho detto che non mi piacciono gli uomini che guidano con una mano sola” afferma una di loro nella prima scena, “Così lui ha tolto anche quella dal volante e siamo andati a sbattere contro un albero”. Questo è il vaudeville, signori.
Fra le ballerine ci sono anche Peggy Martin (Marilyn Monroe) e sua madre Mae (Adele Jergens). Ruolo un po’ ingrato per la Jergens, dipinta come una madre dai capelli grigi sotto la parrucca bionda, eppure di solo nove anni più anziana della Monroe. Se Peggy è un uccellino ansioso di spiccare il volo, Mae è una donna scottata da un passato infelice: abbandonata dal padre di Peggy per via dello scandaloso lavoro come ballerina di varietà, si è costruita attorno un castello di diffidenza e moralismo. Quando Peggy agguanta un’occasione e diventa prima ballerina, le cose peggiorano: molti uomini la notano e fanno a gara per uscire con lei, diventa in breve la regina del Burlesque, ha la stoffa per primeggiare e lo dimostra cantando con sicurezza brani come Every Baby needs a da da daddy. Fra i suoi corteggiatori, poi, c’è un uomo misterioso che le invia delle splendide orchidee, e mamma Mae comincia a tremare notando l’espressione sognante della figlia. Forse si avvicina il momento di perderla.
Ben presto l’identità dello spasimante è svelata: si tratta di Randy Carroll, interpretato da Rand Brooks (viso che non sfugge ai bravi fisionomisti, era stato il Carlo Hamilton di Via col vento). Il giovane rampollo di buona famiglia ha perso la testa per la bionda vestita di paillettes che ancheggia sul palco e le chiede rapidamente di sposarlo. Tuttavia, al momento dell’incontro con mamma Mae, il suo entusiasmo romantico subisce una doccia fredda. Mae non vuole assistere a una storia che si ripete e impone al giovane di giocare a carte scoperte, chiarendo subito alla famiglia Carroll che la futura sposa è una ballerina. Lui si impegna a farlo, poi gli manca il coraggio e sarà un piccolo incidente durante una vacanza a casa dei Carroll a portare a galla la verità.
Musica allegra e seducenti coreografie, cascate di fiori d’arancio, equivoci sfiziosi, una trama che non brilla per originalità e un lieto fine palesemente telefonato. Ma allora dov’è il punto di forza di Orchidea bionda?
Semplice, è Marilyn Monroe.
La perfetta eroina per una commedia scanzonata, rassicurante, adatta alle famiglie, per una storia permeata da quella patina di urticante buonismo che risponde alle esigenze dell’epoca. Un piccolo film per una piccola stella che fa il suo dovere sullo schermo fino all’ultima scena, sfruttando una bellezza che è già un lasciapassare.
Per Orchidea bionda l’attrice fronteggiò grandi prove di canto e ballo alle quali non era per nulla preparata; prese lezioni serrate, si perfezionò lavorando con Natasha Lytess (sua maestra di recitazione fino al 1954), si sottopose al giudizio di esperti, fu elogiata dai colleghi. Ma venne ignorata dalla critica e – peggio – dalla Columbia, che non le rinnovò il contratto costringendola a rimettersi in cerca di lavoro.
Provaci ancora, Marilyn.
Per nostra fortuna sappiamo che lo fece davvero.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Ladies of the Chorus
Anno: 1948
Durata: 61'
Regia: Phil Karlson
Sceneggiatura: Joseph Carole, Harry Sauber
Fotografia: Frank Redman
Montaggio: Richard Fantl
Interpreti: Marilyn Monroe, Adele Jergens, Rand Brooks, Nana Bryant