Come dimenticare il mio incredibile appuntamento con “quello d’alto rango”? Animata dalla prevedibile reverenza dei “comuni mortali posti innanzi a gente d’alto rango” gli suggerii una passeggiata attorno alla splendida Basilica di San Luca, suggestivo gioiello luminoso della notte bolognese. E mente mi affrettavo a snocciolare nozioni storico artistiche riguardanti il monumento, mi resi conto che il parcheggio antistante la basilica pullulava di coppiette affaccendate in questioni assai distanti dall’interesse per l’arte. Il triste epilogo? Sdegnata sparizione di “quello d’alto rango” e immediata decisione della sottoscritta: “d’ora in poi, solo comuni mortali”.
Ebbene, scivoliamo fuori dall’agenda dei primi appuntamenti catastrofici (per nostra immensa fortuna) e vediamo cosa combina Leonora, nella sua modesta stanzetta di aspirante fotomodella. Eccola lì, assieme alla sua coinquilina: stese sul letto sfogliano riviste di moda e fantasticano immaginando la borsetta più elegante del momento al loro braccio. Niente di strano, le ragazze sognano e sognano forte, specie quando sono comuni mortali alle prese con un incerto futuro che sembra sgomitare per uscire dall’involucro squallido di una stanzetta.
Così ci accoglie questo film del 1949, delicato e più che mai attuale: alla fantasia spettano le redini, l’atmosfera è densa di desideri e innocenti frivolezze. Leonora (Barbara Bel Geddes) si rimbocca le maniche e si iscrive a una scuola per fotomodelle, di lì a poco: dal portamento all’arte della brillante conversazione, il piccolo cosmo della scuola per ragazze ci strappa un compassionevole sorriso. Il destino di Leonora non è da subito clemente come si era augurata, ma rimediando un posto come indossatrice può finalmente sfilare con un visone addosso.
Certo, non potrebbe mai permetterselo, ma la sua confortante immagine allo specchio rinverdisce la speranza. E ancora di più la speranza sembra essersi rintanata nel misterioso invito di un estraneo un po’ insistente: si tratta di una festa esclusiva, una festa su uno yacht organizzata da quel ricco Smith Ohlrig (Robert Ryan) che la cronaca mondana divora giorno dopo giorno. Leonora ha il portamento e l’eloquio giusto per partecipare, ha studiato tanto per ottenerli. Come se non bastasse, la sua bellezza è angelica e bambina: solare, raggiante, genuina, capace di offuscare lo splendore della pelliccia che indossa. Un tipo così ha tutti i numeri per salire su quella nave, si è faticosamente costruita un valido motivo per essere ammessa alla corte dei ricchi.
C’è un alone fortemente sociale alla base di questo spietato film americano di Max Ophuls: l’esigenza delle giovani donne di un’epoca di “sistemarsi con un buon partito”, il desiderio di stabilità economica che appare giustificato dalle esigenze femminili, il matrimonio come perno fondamentale di una generazione. Leonora corre incontro alla sua nave e si scontra con il proprietario della stessa: quello sfuggente e ombroso Smith Ohlrig, ricco, bello e sfacciato. In trasparenza, si delineano i contorni di un’amara Cenerentola: lei viene dal basso ma ha imparato a sorridere al momento giusto, lui è un imperatore celebre e spietato che non riesce a mettersi a nudo nemmeno parlando col proprio psicologo.
Smith la sposa per capriccio, i giornali planano sulla coppia come avvoltoi, l’immensa villa che li accoglie fa di loro due estranei di passaggio. La natura di Smith è perfida, i suoi modi strizzano l’occhio al sadismo. La bella Leonora, ancora più bella nei suoi abiti nuovi, è un’infelice destinata a piangere tutte le sue lacrime su un divano. Non può sfuggire alla sua gabbietta dorata, l’ha deciso Smith Ohlrig.
Potrebbe andare peggio? Sì. Quando Leonora decide di fuggire al giogo psicologico imposto dal marito per guadagnarsi da vivere come segretaria del dottor Quenada, pediatra noncurante delle omelie dei benpensanti, il film perde quota e abbandona le tinte rosa per sprofondare nel nero.
Vero capolavoro traboccante di discordia, vanagloria, felicità negata: manifesto di quella linea di pensiero che è costata a molte donne la condanna a un’esistenza spogliata di ogni gioia, lente d’ingrandimento sulla prevedibile sporcizia accumulata nelle scanalature dell’oro. Scegliere il sincero consiglio del cuore che spinge alla polvere o piangere fra cuscini di seta nel ruolo della regina della casa? Ardua scelta per le sognatrici terra terra.
Un consiglio da rubrica per cuori infranti?
Trovatevi un uomo che possiede solo cinque euro.
Trovatevi un uomo che va in giro con cinque euro in tasca.
Trovatevi un uomo che possiede solo cinque euro, li tiene in tasca, ma li divide volentieri con voi all’occorrenza.
Non è assai più romantico?
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Caught
Anno: 1949
Durata: 88'
Regia: Max Ophüls
Sceneggiatura: Arthur Laurents
Fotografia: Lee Garmes
Musiche: Frederik Holländer
Attori: Barbara Bel Geddes, Robert Ryan, James Mason, Frank Ferguson