Quelli capitati a un millimetro da me potrebbero ingaggiare una competizione con i coniugi Roses. Dunque, anche stasera, per cause imprecisate, strillano a tutto spiano mentre io elemosino disperatamente concentrazione. Non è facile scrivere romanzi in questo modo. Io dico che prima o poi ci scapperà il morto, ma all’apparenza è quel che si dice una coppia felice.
Stesso discorso vale per i coniugi Mason. Richard Mason, ingegnere, è un cupo e granitico Humphrey Bogart. La moglie Kathryn (Rose Hobart) è un’elegante signora della buona società. Sono citati come modello di armonia coniugale dai comuni amici.
Ebbene, sin dalle prime scene, Bernhardt ci permette di sbirciare dentro questa felice unione nuziale: ci avventuriamo in stanza da letto, indiscreti, quasi dallo spioncino. Nella stanza, la coppia si prepara per una festa. Kathryn, sgradevole e tagliente, apostrofa il marito Richard. Quest’ultimo è innamorato di Evelyn (Alexis Smith), la giovane sorella di Kathryn e non ne fa mistero. Una tensione fastidiosa permea la scena, mentre i coniugi si scambiano sentenze veementi come coltellate: da questi due ci si aspetta il peggio, sin dalle prime battute.
Qualche scena dopo, si festeggia l’anniversario di matrimonio dei Mason: l’amico Dottor Hamilton (Sidney Greenstreet), vecchio psicologo bonaccione, canta le lodi del loro matrimonio e talvolta – quasi con fare premonitore – parla delle ossessioni e delle loro distruttive conseguenze. Anche la sorellina Evelyn è presente, dominata dal clima di gioia generale, pronta a proporre un brindisi e circondata di attenzioni da parte di un giovane medico. Un’abituale e infallibile farsa per i Mason, impeccabili nelle loro manifestazioni d’affetto reciproco, non fosse per i lampi d’inquietudine che iniziano a serpeggiare negli occhi di Richard: incapace di ribellarsi alla tirannia della moglie, sta immaginando un modo più drastico e sicuro per togliersela dai piedi.
Una stonata melodia di carillon inebria le scene, il delitto è dietro l’angolo. Scenario dei piani di Richard sarà la montagna e i suoi alberi dalle lunghe fronde tese, le sue rocce, i banchi di nebbia e i mille pericoli in agguato nel buio. Siete ancora certi di avere a che fare con una coppia modello?
A spazzare via definitivamente quest’ipotesi è lo stesso Richard che, di lì a poco, si finge infortunato e spinge la moglie a percorrere da sola la montagna per andare in vacanza. Con grande poesia di chiaroscuro e alchimia di scricchiolii notturni, Kathryn si vede costretta a fermare l’auto in prossimità di un burrone: Richard non tarda a emergere dalla coltre nebbiosa e scrive un perverso ed efficace finale al piano che aveva ideato.
Così abbiamo un cadavere a bordo di un’auto nel fondo del burrone e un assassino impunito che finge apprensione per la moglie scomparsa. Non c’è nemmeno un neo nel piano di Richard. O almeno, non c’è inizialmente. Poi strani trofei di morte prendono a campeggiare per casa: c’è il cammeo di Kathryn che continua a rimbalzare in un banco di pegno. C’è la scia di profumo che esplode fragrante nella sua camera da letto, come segnandone le invisibili orme. C’è chi giura di averla vista viva, descrivendo minuziosamente ogni particolare del suo cappellino. C’è una donna che le somiglia molto, che sgattaiola quatta dentro un hotel e non si mostra in viso. E poi chiavi, ciondoli, fedi nuziali che tornano dall’oltretomba.
Richard precipita in un incubo in movimento, multiforme e sinistro, sottofondo per un’orrenda verità: Kathryn non è affatto morta in quel burrone, ma attende appostata nella nebbia il suo momento per vendicarsi.
Meraviglioso film poco conosciuto, omaggio alla psicologia sulla falsa riga di Io ti salverò di Hitchcock, rispetta fedelmente i canoni del noir dell’epoca: immagine offuscata, fulgore sui pallidi visi di donna, un Bogart più che mai freddo e tenebroso, in balia dei suoi leggendari scoppi d’ira. Azzeccata colonna sonora di Frederick Hollander che fa scempio delle melodie matrimoniali per mischiarle ai rulli ansiogeni dei piatti. Un crescendo di suggestioni, sospetti e brividi, che più volte ci porta a interrogarci circa le macchinose dinamiche da romanzo giallo con finale a sorpresa. Fra dissolvenze e voci della coscienza, non rimane che seguire a bocca aperta l’intreccio del film.
Sarà per questo che, quando gli sposi dall’altra parte del muro smettono di strillare, sospetto sempre che uno dei due sia finito altrove.
In vacanza in montagna, per intenderci.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Conflict
Regia: Curtis Bernhardt
Sceneggiatura: Arthur T. Horman, Dwight Taylor
Attori: Humphrey Bogart, Alexis Smith, Sydney Greenstreet
Musiche: Frederick Hollander
Fotografia: Merritt B. Gerstad
Anno: 1945
Durata: 86'