Gli sconosciuti psicotici sono stati allontanati nel giro di qualche anno: hanno un futuro brillante per quanto riguarda i problemi biliari. Ma fra tanti “illustri” artisti, ricordo una sola pittrice, il cui soggetto preferito erano i pappagalli. Ne disegnava in tutte le salse, riempiva intere tele di pappagalli in gabbia. Un giorno le feci notare in un impeto freudiano che questa scelta poteva dirla lunga sul suo concetto di libertà personale. Si offese a morte. A frequentare gli artisti, viene voglia di uscire coi salumieri.
Sorvolando sulle mie critiche a quadri raffiguranti pappagalli, sistemiamoci nei pressi di un fiume scozzese, dove si estende una campagna fatta di voci che riecheggiano e acquazzoni repentini. Godfrey Carroll (Humphrey Bogart) è un pittore a corto d’ispirazione e chiede al carboncino uno sforzo titanico per uno schizzo decente. Difficile concentrarsi quando al suo fianco c’è il brio di Sally Morton, una sorridente e affettuosa Barbara Stanwyck in pieno idillio amoroso. Quando la pioggia sorprende la coppia, i due riparano in una grotta. Una pessima idea, specie quando una lettera scivola fuori dalla tasca del pittore e approda inavvertitamente nelle mani di Sally: possibile che sia indirizzata alla signora Carroll?
Sì. Godfrey è sposato con una donna invalida e ha persino una figlia, una bambina di nome Bice. Naturalmente l’uomo si affretta a dare spiegazioni e dice a Sally di essere in procinto di divorziare, ma il pasticcio è fatto.
Ritroviamo Godfrey alcune scene dopo, intento ad acquistare misteriose polverine da un farmacista, fornendo un nome falso. No, nemmeno l’angelica creaturina che risponde al nome di Bice e che attende il padre pittore sulla porta potrà distoglierlo dal suo proposito: Godfrey ha deciso di sbarazzarsi di quella moglie costretta a letto, è tornato a casa per attuare un piano e ogni mezzo è lecito pur di riconquistare il cuore ferito di Sally. Non sarà più un uomo sposato, ma vedovo. Alle sue spalle, frattanto, il suo ultimo dipinto “L’Angelo della morte” prende forma in un tripudio di nero pece ingentilito solo da una pallida figura femminile che campeggia sulla tela. “Sembra la mamma” osserva Bice, mentre il padre si avvia verso la camera della moglie con il bicchiere di latte caldo della sera.
Ecco le fondamenta di un solido melò che trova nell’arte la grande corrispondenza alle oscure pulsioni: una tela viva e animata che fotografa fedelmente coloro che saranno giustiziati. Delitto e ispirazione in un binomio doloroso, che disegna la moglie e poi la uccide. Bogart si riconferma inafferrabile uxoricida, prova già sostenuta con profitto in Nebbie. Ben presto le campane annunciano un matrimonio in cattedrale, Godfrey porta Sally all’altare e lo fa da vedovo, come pianificato. Ma non vivranno tutti felici e contenti, ve lo assicuro.
Pur essendo sfuggito alla giustizia, l’irascibile pittore è inquieto. Vive nella grande casa che la moglie gli ha lasciato in eredità tutta vetrate, fiori e servitù stravagante, ma è intimamente tormentato. Angelo del focolare è proprio la magnifica Sally, una nuvola di freschezza nel cupo mausoleo di tele imbrattate, fiera dell’amore che la anima e della fede al dito, del tutto ignara del delitto che l’ha portata a tanta gioia. Godfrey si mantiene schivo e maleducato, scena dopo scena: Sally è il suo uccellino in gabbia, la ama in modo irruento e possessivo. Inoltre il pittore s’infuria guardando le tele bianche, l’ispirazione svanita, i suoi pessimi tentativi.
Fa capolino sulla scena anche una donna, è Cecily Latham (Alexis Smith), fascino felino e occhi di ghiaccio, scorretta, amorale, perdutamente innamorata del pittore e decisa a diventare la sua modella e posare per un ritratto. Lo provoca e lo conquista. Una nube di vaporoso veleno cala fra le belle rose Duca di Wellington del giardino e il vento gira per l’ingenua Sally. Ora la seconda signora Carroll ha una rivale in amore. Il pennello di Godfrey ricomincia a stendere sulla tela un arcano ritratto. Qualcuno deve prepararsi a morire.
Un gotico minore traboccante di stile, suggestivo per le magnifiche riprese notturne fra candele e tremendi temporali che spalancano le finestre, scaloni e porte chiuse a chiave. Pervaso da un senso di morte crescente, scivola nei meandri della mente umana e fa rabbrividire per i suoi quadri “parlanti”.
Il signor Carroll dipinge le donne che ama quando è sul punto di ucciderle, un Barbablù che chiede all’omicidio la folgorante ispirazione.
I pappagalli non fanno per lui.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: The Two Mrs. Carrolls
Regia: Peter Godfrey
Sceneggiatura: Thomas Job (dall'opera teatrale di Martin Vale)
Attori: Humphrey Bogart, Barbara Stanwyck, Alexis Smith, Nigel Bruce
Musiche: Franz Waxman
Fotografia: J. Peverell Marley
Anno: 1947
Durata: 99'