Ora, immaginate di essere bambini intenti a saltellare in una radiosa e soleggiata campagna inglese. Ecco, vi siete messi a seguire una farfalla con un retino e ne studiate furtivi ogni mossa. Potete acchiapparla, quell’ignara farfallina, è tanto vicina a voi. Con un balzo le siete accanto e il retino la imprigiona per sempre. Contenti? Contenti sì, vi lasciate andare a una danzetta di esultanza. Poi i vostri piedi curiosi vi spingono sulla soglia di una vecchia e immensa casa, davanti alla quale pende il cartello “Vendesi”. Ecco. Se immaginate tutto questo vi sentirete esattamente come il protagonista di questo film, con una piccola differenza: il nostro protagonista, Freddie Clegg (Terence Stamp), vive le gioie di un bambino, ma è un adulto. Il nostro protagonista, per chi di voi avesse ancora qualche dubbio, è uno psicopatico.
Lo seguiamo con lieve eccitazione nella cantina fatiscente della vecchia casa in vendita e riconosciamo nei suoi occhi un’espressione ammirata: la sua voce fuori campo annuncia che “ha trovato il posto giusto” e comprerà la casa. Il barlume di buonsenso che è in noi ci fa sperare voglia acquistarla per riempire la cantina di farfalle sotto teca. In un certo senso, è proprio ciò che ha intenzione di fare: vuole chiudere in cantina la farfalla più bella che abbia mai trovato, Miranda Grey. Miranda (Samantha Eggar) è una giovane studentessa d’arte, capelli rossi e lentiggini, fresca e spensierata, figlia di un medico, circondata da amici, vestita a colori sgargianti. Una farfalla, appunto. Freddie la rapisce stordendola con il cloroformio dopo averla a lungo pedinata, e la storia comincia a delinearsi in maniera più netta e spaventosa.
Siete mai stati ossessionati dall’oggetto del desiderio? Freddie sì, e ha comprato la vecchia casa grazie a una vincita fortuita, preparando la cantina per l’arrivo della sua farfalla dai capelli rossi. Quando Miranda si sveglia, si ritrova in una cameretta da principessa, sotterranea, dove il suo sequestratore elegantissimo compare di tanto in tanto e si dichiara “ai suoi ordini”. Lei non vede l’ora di scappare, lui sembra un maggiordomo inglese di poche parole: la situazione ha quasi del comico. Ci aspettiamo qualche cigolio sinistro, qualche tortura o esplosione di follia alla Misery non deve morire e restiamo a bocca asciutta. Lui “la rispetta troppo per farle del male”, vuole soltanto servirla e farla sentire a casa. Ah, c’è un’altra cosa che vuole: che lei s’innamori di lui e scelga liberamente la sua prigionia per sempre. Semplice, no?
Questo film è uno spietato contagocce e rannicchiata sotto il mio pile rosa non posso che aggredire a morsi le pellicine del pollice. Una Bella e la Bestia della follia interpretata da due bellissimi. C’è tensione pura e snervante, scena dopo scena: tutto è sin troppo lineare ed è proprio questo che affascina. Sappiamo che lui non le farà del male fisico e allora iniziamo a temere i demoni nella sua testa. Ben presto comprendiamo che, nell’infinita cortesia dei suoi modi, si celano gli odiosi ricatti di un bambino dispettoso. La casa e la cantina sono un monumento alla claustrofobia, tripudio di legno caldo e fredde teche per farfalle uccise con uno spillo.
Troppe volte Miranda è a un passo dalla libertà, e troppe volte Freddie la ferma in tempo: William Wyler maltratta i nostri nervi come fossero fili di marionetta. In alcuni passaggi assaporiamo un’incerta sindrome di Stoccolma, come se fra i due nascesse una precaria amicizia, un’intesa data dalla forzata convivenza. Sconvolge vederli camminare in campagna: da lontano sembrano una coppia tranquilla, ma Miranda ha le mani legate con una cinghia. Mentre Freddie oscilla fra l’indifeso e il sadico, lei cerca di trattare: rimarrà in quella cantina per quattro settimane, poi sarà libera. Questi sono i patti e i giorni passano in bilico fra odio e forzata coesistenza nei sotterranei limpidi di luce artificiale, tratteggiando una grande metafora umana dell’entomologia: la farfalla prigioniera non perde il suo colore e la sua vivacità. Miranda non è una prigioniera affamata o sudicia: rimane splendida, traboccante di cultura, memore delle sue origini, “fastidiosamente” viva. Eppure condannata alla teca.
Potete acchiapparla, quell’ignara farfallina, è tanto vicina a voi. Ma siete certi che sia quella giusta?
Io, per oggi, mi accontento del sole attraverso i vetri.
Almeno la mia prigione ha le finestre, e il mio carceriere si chiama Oki.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: The Collector
Anno: 1965
Regia: William Wyler
Sceneggiatura: John Kohn, Stanley Mann (da un racconto di John Fowles)
Fotografia: Robert Krasker, Robert Surtees
Musiche: Maurice Jarre
Durata: 119'
Attori principali: Terence Stamp, Samantha Eggar, Mona Washbourne, Maurice Dallimore.