Avere a che fare con i bambini è un compito delicato e una voce sussurrante sembra ripetercelo dalla prima scena del film. Addentriamoci qui, in un quartiere tutto strilloni e fumo scuro, botteghe e ragazzini perditempo. Ladruncoli che ciondolano per i vicoli, come Rocky Sullivan e il suo grande amico Jerry Connolly. Sempre all’erta cercando di spennare qualche pollo, molto più adulti della loro età e tragicamente più distaccati, specie quella canaglia di Rocky, abituato alla miseria più nera e per questo fattosi furbo sin da bambino.
La legge di questi marciapiedi è uno schiaffo per tutti noi. Rocky e Jerry gironzolano, se la prendono con le ragazze, rubacchiano penne a sfera e vengono scoperti dalla polizia. Scappano in corsa, ma Rocky perde terreno e gli agenti lo acciuffano. Una bravata che gli costa il carcere, luogo che diverrà per lui una seconda casa anno dopo anno. Rocky dentro, Jerry fuori. Rocky condannato, Jerry salvo. Questo assetto si manterrà intatto durante la loro crescita e ci porterà a fare la conoscenza con due adulti, amici antitetici.
Rocky ha l'incredibile mimica facciale di James Cagney (impareggiabile interpretazione, sicuramente uno dei suoi ruoli più riusciti) ed è un nervoso e temibile gangster conosciuto anche come Rocky due pistole. Jerry (Pat O’Brien) lo troviamo dentro una chiesa: pacato, rassicurante, fermo e severo, è un prete che cerca di salvare i ragazzi del quartiere da una vita di espedienti. In un istante il diavolo e l’acqua santa sono riuniti.
Rocky è appena uscito di galera e ha qualche conto in sospeso da sistemare, Jerry ha bisogno di ampliare la chiesa per concedere ai giovani sbandati locali uno spazio ricreativo più grande. Due uomini e due missioni completamente diverse, ben attenti a non intralciarsi e non pestarsi i piedi, sinceri e rispettosi l’uno verso l’altro. Facendo leva sui nostri sentimenti, Michael Curtiz sta per raccontarci una storia indimenticabile e piena di piombo.
Rocky ha tutte le carte in regola per redimersi: ha affittato una piccola stanza e incontrato dopo anni la bella Laury (una dimessa e sfiduciata Ann Sheridan). Da bambino la prendeva in giro e ora la ritrova, attraente vedova di un piccolo criminale perseguitata dalle chiacchiere di quartiere. Un amore che si scava spazio a forza nel duro scenario di un vecchio palazzo, di un sinistro angolo di America. Ma Rocky non rinuncia alle vecchie abitudini e per questo intrattiene pericolosi affari con l’avvocato Frazier. Quest’ultimo è un giovane Humprey Bogart vile e mellifluo, una subdola carogna protetta da potenti boss locali.
Così Rocky s’inabissa nel solito sottosuolo: porta a segno colpi degni della sua fama, mentre alcuni ragazzini si stringono adoranti attorno a lui. La banda di Sophy, scapestrati della strada, giovanissimi e già dediti al crimine, vedono in Rocky un idolo esemplare e vogliono imparare tutto da lui, che li tratta da adulti e sa farli divertire. Ma Jerry tiene d’occhio quella rischiosa complicità e rappresenta l’estremo opposto, l’uomo di fede che lotta per condurre la banda a una vita dignitosa all’insegna della morale.
Sono le affascinanti premesse per un pugno di ferro gentile, a tratti persino ironico, che vede coinvolti i due amici d’infanzia. Il furfante e il buon pastore in lizza. Impossibile non prendere tacitamente le parti (scorrette) di quel vulcano di Rocky Sullivan. I ragazzi sono meravigliosamente dipinti in tutta la loro dolorosa mancanza di speranze, ombre senza quasi un nome, ribelli con la sigaretta fra le labbra e il facile gioco d’azzardo. Sono attirati dalla via più comoda e semplice, e sono uniti nel tifo sfegatato per Rocky Sullivan, il gangster tornato dal carcere e sfuggito più volte alla polizia.
La voce della coscienza è assordante in questo film dal finale toccante e potente, dove salvare gli innocenti diventa il solo vero modo per risanare il futuro. Questa America illustrata da Curtiz non ha fiducia nel domani e non può permettersi grandi sogni, vive incappucciata sottomettendosi al boia della malavita organizzata e baratta le buone intenzioni per qualche lurido dollaro. Un mondo ostile dove non vale la distinzione fra buoni e cattivi.
Un colossale capolavoro degli anni 30 con un Cagney che calamita l’attenzione dalla prima all’ultima scena. Non il gangster movie a senso unico, ma un film nerissimo che sa spalancare finestre sulle ragioni del cuore.
Così, a film concluso, rimane giusto il tempo per dipingere questi barattoli. Perché se dobbiamo sperare nel domani, io ne sogno uno di piccoli grandi artisti.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Angels with Dirty Faces
Anno: 1938
Durata: 97'
Regia: Michael Curtiz
Sceneggiatura: Warren Duff, John Wexley, Charles MacArthur, Ben Hecht
Fotografia: Sol Polito
Montaggio: Owen Marks
Musiche: Max Steiner
Attori: James Cagney, Pat O'Brien, Humphrey Bogart, Ann Sheridan, Frankie Burke.