Allontanandoci dalla distesa di viti e rotelle sacrificate alla mia esigenza di “fare l’ometto di casa”, potremmo imbatterci in una donna che ha disperata esigenza di fare “l’uomo di casa” e lo fa sul serio: certo, lo fa con una zazzera rosso fuoco e il viso pieno e gioioso di Susan Hayward, nella fattoria alle porte del bosco.
Quel bosco strappa a Mary Sharron (Susan Hayward) il giovane marito, risucchiandolo in un vortice di fiamme. Il piccolo Robbie, eredità del loro amore, cresce curioso verso gli animali, legato alla tomba verde del padre e impaurito dai trabocchetti che gli alberi sanno celare. La piccola fattoria, pur resistendo alle intemperie, piange l’assenza di un padrone di casa. Mary si occupa di Robbie, si affanna tutto il giorno, ha i nervi frantumati e i suoi sospiri, in quel letto immenso e vuoto, diventano ogni giorno più profondi. Nemmeno l’annuncio per la ricerca di un garzone sembra portare braccia forti a quel piccolo e operoso nucleo d’amore, isolato dal resto del paese: fra l’arrivo di piccoli conigli bianchi e i primi fiori in boccio, la vita corre a fiato corto e manca puntualmente di una parte.
Poi l’alba, una mattina come le altre; Mary si è coricata stremata la sera prima e sta dormendo: di colpo il suono ritmico della legna spaccata all’esterno fa capolino alla finestra e la riporta indietro coi ricordi. Sembra davvero che un uomo sia tornato alla fattoria e si sia rimboccato le maniche. E ho una bella notizia per tutti voi (che un po’ ci speravate, lo so): non è un sogno, è Fred Carter. Ragazzone rude e taciturno, fa girare la testa a tutte le ragazze del paese, non gode di buona fama e lotta perché il suo passato rimanga nell’ombra. Ha il corpo possente e il volto sensuale di Stephen Boyd. Cerca lavoro, ha forza da vendere.
Per l’inquieta Mary è il prologo di ciò che sembra a tutti gli effetti un miracolo. Mentre Carter si occupa dei lavori pesanti, essa riscopre la sua freschezza di donna e la sua tenace cura per la casa, e non fa mancare al guardaroba un nuovo tessuto celeste col quale confezionare abiti alla moda. Sospinta dalla curiosità e sempre più incapace di comunicare con l’uomo misterioso e bellissimo che è venuto a salvarla, Mary decide di affidarsi alle voci di paese e affondare le mani nelle dicerie locali. Carter è stato sposato con una poco di buono, lei è morta qualche anno prima, tutte le ragazze del posto sembrano aver diviso il letto con lui e nessuno ha buone parole da spendere sul suo conto. Ma il cuore di una donna è spesso irragionevole e ci sono tutti gli elementi per innamorarsi di un delinquente gentiluomo. Frattanto, il tempo trascorso alla fattoria ingentilisce i modi bruschi da ragazzone di campagna di Carter, e il suo affetto verso il piccolo Robbie sembra l’ultima conferma di un crescente presagio: Carter è un uomo di fatica ineccepibile e può diventare all’occorrenza un buon papà.
Il secondo matrimonio di Mary s’impone sulla scena e scaraventa all’istante il piccolo Robbie in una nuova vita di terrore. Perché Carter è un uomo di fatica ineccepibile, ma siamo sicuri che possa diventare un buon papà?
L’indole violenta e prepotente dell’uomo viene a galla, il sangue si contrappone alla tenerezza del mondo infantile. Il diavolo è in fattoria, nella persona di un bifolco ottuso e aggressivo che non è riuscito a chiudere i suoi conti col passato.
A Mary, sfiorita e segregata in se stessa, spetta il difficile compito di difendere il suo unico figlio e fare buon viso a pessimo gioco. Volano insulti e schiaffi sullo sfondo del nido d’amore divenuto anticamera del mattatoio.
Ossessione di donna è un dramma addolcito dall’istinto di mamma; un vivido Technicolor per una storia a tinte cupe, con fotogrammi di vita degli animali del bosco che sembrano fiutare i sentimenti dell’uomo. È la struggente immagine di una tormenta di neve dove Mary e Robbie avanzano ancorati l’uno all’altra: due vite fragili precipitate in grembo alla violenza.
E se domani dovessi svegliarmi e accorgermi che qualcuno sta avvitando bulloni al posto mio, non esiterò a mandarlo via in malo modo.
Qui c’è posto per un solo distruttore e quel distruttore sono io.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Woman Obsessed
Anno: 1959
Durata: 103 min
Regia: Henry Hathaway
Sceneggiatura: Sydney Boehm (dal romanzo di John Mantley)
Fotografia: William C. Mellor
Musiche: Hugo Friedhofer
Attori principali: Susan Hayward, Stephen Boyd, Dennis Holmes, Theodore Bikel