Un film che decolla faticosamente perché appunto incatenato all’origine teatrale (soggetto di Terence Rattigan del 1954) eppure meritevole di essere riscoperto anche soltanto per godere delle sue interessanti sfumature. Non a caso c’è un cast stellare sullo schermo.
Immaginate un elegante David Niven nei panni del valoroso maggiore Pollok, militare in pensione che ammorba tutti i presenti con i fantasiosi racconti delle proprie imprese. Mettetegli accanto Sibyl, una Deborah Kerr caricaturale e irresistibile, nevrotica e goffa signorina mai convolata a giuste nozze per volere della terribile madre. Quest’ultima è Maude Reiton Bell (Gladys Cooper), un tiranno in abito da sera, un’avvizzita signora dal linguaggio ricercato e velenoso, giudice implacabile in materia di decoro.
Non manca lo scrittore dal passato oscuro, John Malcom (Burt Lancaster) adorabile perdigiorno amante del buon whisky, pronto a far arrossire le vecchie signore. A lui spetta il fardello di una storia d’amore segreta con la proprietaria del Beauregard e su di lei vorrei soffermarmi per mettere in luce ancora una volta le doti straordinarie di una grande attrice ingiustamente poco conosciuta, che abbiamo già incontrato in So dove vado (trovandola già allora una straordinaria eroina romantica): Wendy Hiller, questa volta nei panni della signorina Cooper, autoritaria e composta presenza che tiene le fila di quella caotica pensione e veglia sulle malefatte dei pensionanti. La Hiller ha lineamenti arcigni, una fisicità piuttosto mascolina, è rigida nei gesti e non si lascia facilmente trasportare dalle emozioni: è una perfetta signorina inglese, dura e risoluta, eppure tenera in maniera disarmante.
Fra lo scrittore John e Miss Cooper nasce così un amore che sorvola sulle diversità, un amore che riesce a renderli compatibili nonostante tutto, ed è proprio in quello scenario così timido e dolce che fa irruzione una nuova ospite del Beauregard: l’ex moglie di John, modella provocante e sensuale che non poteva trovare interprete migliore di Rita Hayworth. Questa è una parte della rosa di grandi talenti che animano le tavole separate, mantenendo viva la nostra attenzione attraverso un gioco prettamente teatrale di arguzie e dialoghi brillanti, battute esilaranti e brevi momenti di pathos.
“Tavole separate”, assicura l’insegna del Beauregard, garantendo agli ospiti intimità durante i pasti. Tutt’altro racconta questo film, mettendo in luce gli intrighi e le segrete intese, provocando e rivelando l’umanità e le debolezze della “gente perbene”.
Delbert Mann racconta la storia senza tralasciare qualche formalismo, conserva intatta quella veste teatrale che sul grande schermo risulta a tratti ridondante e rende le azioni un po’ ingessate, i tempi un po’ lenti. Ma il punto di forza di questo film risiede proprio nella sua capacità di mostrare una vicenda da sipario alzato: la narrazione è ricca e polposa, lo spettatore può contare su qualche tiepido colpo di scena. Nulla che lo faccia saltare sulla sedia ma di certo un buon pretesto per restare teneramente appeso al racconto all’inglese di un piccolo mondo.
Gli ospiti si rivelano più che mai intenzionati a mantenere una certa sobrietà di facciata e infine cedono al richiamo dell’istinto e a un Amore imperativo, che porta ciascuno di loro all’affermazione personale. Lancaster dovrà scegliere a quale donna affidare il proprio destino, trovandosi intrappolato fra una cacciatrice fatale e una signorina di sani principi. La timida Sibyl troverà il coraggio per ribellarsi alla madre e corrispondere le galanterie di Niven, ex militare con qualche scomodo segreto.
Infine ci scopriremo affezionati a questa pensioncina inglese dove non mancano amori, sfuriate e bisticci, cruciverba e romanzi gialli. Parteciperemo anche noi alle buffe riunioni delle anziane residenti, decise a difendere la nettezza della reputazione. Ci lasceremo prendere per mano da questi ospiti dove trionfa superba una Kerr ancora una volta capace di autentica autoironia e per nulla scomoda nei panni di una Sibyl repressa e un po’ credulona. I grandi talenti sullo schermo di Tavole Separate ci inviteranno quindi a prendere posto fra loro.
Per un tè, una cena, un momento di quiete in quella magnifica cartolina di un momento storico dove lampade a stelo lungo, imponenti poltrone, centrini e pianoforti chiamavano a raccolta i più interessanti personaggi.
Per fare salotto, all’inglese.
Maria Silvia Avanzato
Sezione di riferimento: Vintage Collection
Scheda tecnica
Titolo originale: Separate Tables
Anno: 1958
Durata: 100'
Regia: Delbert Mann
Sceneggiatura: John Gay
Fotografia: Charles Lang
Musiche: David Raksin
Attori: Rita Hayworth, Deborah Kerr, David Niven, Wendy Hiller, Burt Lancaster, Gladys Cooper