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IL CIELO SOPRA BERLINO - Le ali sopra di noi

18/2/2015

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Torna al cinema, in versione restaurata e digitalizzata, Il cielo sopra Berlino, l’opera più complessa e apprezzata di Wim Wenders, premiato proprio quest'anno con l’Orso d’oro alla carriera alla Berlinale. Due ore di poesia in immagini, di scene in cui la quasi totale assenza di dialoghi è compensata dalle voci fuori campo. Dai sogni, le delusioni, i pensieri persi di personaggi che, comparse del film come nella vita, lasciano il proprio segno in scena per il tempo concesso dall’Autore, o forse dal loro Creatore. Il cielo sopra Berlino è popolato di angeli, ed è in particolare vissuto - se così si può dire - da Damiel (Bruno Ganz) e Cassiel (Otto Sander), distanti osservatori delle vicende umane.
Sono angeli che vagano, volano, sorvegliano. Angeli come creature estranee al mondo mortale, eppure così insensatamente appassionate alla vita. Angeli che scrutano, studiano, cercano il senso del vivere. Appollaiati come antichi dei, gli angeli di Wim Wenders vegliano su una Berlino incantata, nel senso di assopita, congelata in un bianco e nero espressionista, freddo, il colore dell’atarassia. La Germania che deve ancora unirsi, un’Europa in cui la gente pare così distratta, stanca, addolorata, delusa dal passato e come in cerca di un segno del destino che possa risollevare le anime, guarire i cuori. Tutti in cerca di Dio. O forse no.
Gli angeli superiori a noi, che ci guardano con benevolenza, con religiosa compassione, alla fine un po’ ci invidiano. Perché nella mistica perfezione dell’angelo, catalizzatore puro di sentimenti e di pensieri, manca il senso di vivere. La caducità. Il mistero.
Il cielo sopra Berlino è un’opera che offre infinite chiavi di lettura: filosofiche, religiose, storiche, simboliche, artistiche, cinematografiche. Ha portato un seguito, Così lontano, così vicino, ma di più ha segnato un’epoca storica e culturale. La storia di questa Berlino assorta e disarmata, di cui si scopre la vita solo rischiando la morte, è forse anche un po’ la storia dell’Occidente e dell’Oriente, la storia del mondo. Abbiamo tutti bisogno di credere. Oggi, forse, ancora di più. Il cielo sopra Berlino nei cinema può ancora raccontarci l’eterno, il precario equilibrio del nostro spirito. Se mai abbiamo imparato qualcosa. Siamo sempre qui: gli scettici, i sognatori, gli esteti, i delusi. Sogniamo di trasformare la nostra esistenza in un circo a colori. Vogliamo buttarci. Il desiderio.
È la tradizionale parabola dell’angelo caduto, magicamente sospesa tra immagini felliniane, impegnata nella ricomposizione post-moderna dell’arte e dell’iconografia classica, indagatrice dell’imperscrutabile animo umano, poesia del più puro degli amori terreni.
Il cielo sopra Berlino, le ali sopra di noi.

Francesca Borrione

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Der Himmel über Berlin
Anno: 1987
Durata: 128 min
Regia: Wim Wenders
Sceneggiatura: Wim Wenders, Peter Handke, Richard Reitinger
Fotografia: Henri Alekan
Montaggio: Peter Przygodda
Musiche: Jürgen Knieper, Laurent Petitgand
Attori: Bruno Ganz, Solveig Dommartin, Otto Sander, Curt Bois, Peter Falk

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