Carol, sesto lungometraggio per Haynes, atteso a inizio gennaio nelle sale italiane, è l’adattamento di The Price of Salt, celebre romanzo scritto da Patricia Highsmith negli anni Cinquanta, che fu immediatamente oggetto di critiche perbeniste a causa della libertà con cui la scrittrice descriveva i sentimenti e le pulsioni delle due protagoniste.
Nonostante la sceneggiatura non sia da attribuire ad Haynes – prima volta che accade nella sua carriera –, ma a Phyllis Nagy, il testo si presenta come perfetto materiale di incontro tra la prassi filmica del regista, gli espliciti temi omosessuali che ne hanno largamente e profondamente caratterizzato la filmografia (per i quali è stato inoltre etichettato come nuovo esponente di punta di un certo “queer cinema”) e come liaison tra Lontano dal paradiso e un più moderno approccio al melodramma.
Se il “melò” era, nella sua epoca d’oro, un genere per sole donne, poiché gli uomini erano in guerra o impegnati in altre attività, Carol è un’opera che distanzia e oppone i sessi: i cosiddetti maschi sono difatti costretti a ruoli marginali, per soffermarsi e concentrarsi sul legame improbabile tra due donne di differente età ed estrazione sociale.
Therese è una ragazza giovane e bella che lavora in un grande centro commerciale; l’incontro con la matura Carol è casuale, ma l’interesse che nasce tra le due è immediato ed affascinante. È un amore inaspettato quello tra Therese e Carol, quest’ultima intrappolata in un matrimonio dal quale cerca d’uscire senza perdere la custodia della piccola figlia. Ma come il sottotitolo di questa recensione suggerisce, ciò che il paradiso concede (omaggio a All That Heaven Allows di Douglas Sirk) – ovvero la libertà sentimentale che le due hanno la possibilità di esperire – avviene all’ombra della società perbenista e patriarcale degli anni Cinquanta, un decennio in cui il modello americano era esportato, ma allo stesso tempo messo in pericolo dalle correnti comuniste tanto osteggiate dal maccartismo.
Il film di Haynes è ambientato in un periodo storico unico, in cui la società seguiva un cammino stabilito dalle regole non solo sociali, ma soprattutto morali. Carol è costretta dalla sua coscienza a prendere atto della sua insoddisfazione riguardo al matrimonio con il marito Herge; allo stesso tempo, Therese semplicemente non vede il proprio futuro accanto al fidanzato Richard, che vorrebbe sposarla e metter su famiglia.
Tutti i personaggi che si trovano a calcare il palco di questo dramma cercano, a loro modo, di raggiungere la felicità o il suo modello. Per alcuni è rappresentato dall’accettazione dello – e nello – status quo, per altri, le due protagoniste in questo caso, la verità dei loro sentimenti non può essere proiezione di desideri altrui. Carol e Therese sono così costrette a riflettere sulle vite che si sono costruite e che hanno accettato. Intervistata al riguardo, Phyllis Nagy afferma che «Carol è una storia d’amore che tende a dimostrare come la verità sia in assoluto il miglior tonico. Se sei emotivamente onesto con te stesso, su chi sei e in cosa credi, le cose potrebbero non andarti bene, ma sarai certamente una persona migliore».
L’allontanamento volontario delle due protagoniste, allo scopo di stare sole e serene, trasforma l’opera filmica quasi in un road movie, in cui la distanza dalla società significa possibilità per le due amanti. È solo lontano dal paradiso/società, ovvero il luogo delle convenzioni e della cattività, e alla sua ombra, che vi è la possibilità di salvezza – sentimentale, ovviamente. Il regista americano, come nel precedente Far from Heaven, continua un discorso su coloro che sono inclusi o esclusi dall’eden, sulle scelte personali e sulla rottura delle norme. Sirk e Fassbinder sono dietro l’angolo, ma non si scorgono all’interno del lavoro di Haynes, che trova una coesione perfetta tra ciò che la macchina da presa mostra e ciò che lui stesso vuole dire; perché si può essere estremamente diretti e usare un linguaggio cinematografico molto semplice per offrire un’immagine chiara di ciò che sentimento e sofferenza possono essere sullo schermo.
Un Todd Haynes in stato di grazia, e una prova attoriale di grandissimo livello delle splendide protagoniste Rooney Mara e Cate Blanchett, regalano allo spettatore un’opera perfetta che tratta un argomento mai abusato, poiché la nostra società, alle grandi falcate verso la modernità e le libertà individuali, contrappone purtroppo piccoli passi indietro che bisogna correggere con intelligenza e lungimiranza.
Emanuel Carlo Micali
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Carol
Anno: 2015
Regia: Todd Haynes
Sceneggiatura: Phyllis Nagy, Patricia Highsmith
Fotografia: Edward Lachman
Musiche: Carter Burwell
Durata: 118’
Uscita italiana: 5 gennaio 2016
Attori principali: Cate Blanchett, Rooney Mara, Kyle Chandler