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BOYHOOD - Passeggiando con la vita

25/7/2014

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A meno di un anno dal bellissimo Before Midnight, terzo lungometraggio incentrato sulla relazione tra Jesse e Céline dopo Before Sunrise e Before Sunset, l'uscita di un nuovo film del regista americano Richard Linklater si presenta immediatamente come una delle visioni cinematografiche più attese dell'anno.
Boyhood è un'opera che si staglia in maniera dilagante sulla cinematografia del regista texano, e non per l'ideazione e concezione – dodici anni di riprese, due anni di pre-produzione e due di post-produzione –, ma soprattutto per la maturità. La cifra stilistica stesa longitudinalmente durante i 165 minuti di film è infatti la messa in scena della vita, del divenire adulti e del passare di un tempo che regola, simultaneamente, l'atto di filmare e l'universo della diegesi.
Boyhood, ambientato in Texas, segue le vicissitudini di Mason (Ellar Coltrane) e della sorella Samantha (Lorelei Linklater) attraverso il fluttuare degli anni, dal divorzio dei genitori, Olivia (Patricia Arquette) e Mason Sr. (Ethan Hawke), all'incontro con i nuovi compagni della madre; relazioni che implicano traslochi, nuove scuole e amici. Ogni momento del film equivale a un passaggio della crescita individuale degli attori, e la “adolescenza” del titolo è il fulcro intorno al quale si misurano le capacità e le ansie di tutti, che siano essi genitori, conoscenti o nuovi amori.
Nonostante il film sia composto da una moltitudine di momenti, appare difficile se non impossibile evidenziarne qualcuno in particolare; Linklater decide di concertarsi sul “tutto”, privilegiando la sensazione di partecipare al ricordo emozionale e sincero che Mason ha del percorso che l'ha portato a essere un giovane adulto. Il regista decide di non rimarcare i passaggi tra gli anni e tra gli episodi; non vi è alcun affidamento a voci over, didascalie e date. La componente musicale e la fisicità degli attori sono i termini di paragone per decifrare lo scorrere degli anni.
Proprio questa scelta – un continuo perdersi e ritrovarsi grazie a profonde e significative ellissi narrative – appare vincente per far si che, lentamente e senza difficoltà, al fruitore dell'opera filmica sia permesso di passare dallo stato di spettatore a quello di testimone. Ma testimone di cosa? Della sua crescita e della conseguente articolazione e problematizzazione psicologica? Dell'adesione a un modello adulto rappresentato dai genitori?
Lo stesso Linklater evidenzia quest'ultima eventualità, affermando che da giovane «tutte le persone mi dicevano di fare questo o quello. Ma davvero volevo diventare come loro? Assolutamente no, quindi facevo l'esatto opposto di quanto mi si diceva» (Sight & Sound, August 2014). 
Ognuno di noi è stato bambino e ha quindi avuto eroi da seguire, ma perseguendo questi modelli, purtroppo, qualcuno si è perso per strada, diventando per difetto il proprio antieroe, o per opposizione il proprio eroe negativo. I prototipi adulti con cui Mason è messo in relazione sono il padre, l'insegnante universitario Bill e l'ex militare Jim, compagni fallimentari di Olivia nella sua ricerca di una stabilità familiare. Se Mason Sr. è assente per lavoro, Bill e Jim sono troppo duri con loro stessi e con gli altri, ed entrambi celano debolezze dietro all'abuso di alcol.
Mason, semplicemente, non vuole essere un eroe, così come cantano i Family of the year nella loro Hero – uno dei pezzi musicali più significativi del film – : «Let me go, I don't want to be your hero, I don't wanna be a big man, I just wanna fight with everyone else, Your masquerade, I don't wanna be a part of your parade...». Molto banalmente, egli vuole essere ciò che è in grado di desiderare, sia esso uno slacker o un cittadino conformato alle regole.
Passando oltre dobbiamo, giocoforza, tornare all'elemento tempo e proseguire verso la meravigliosa liaison che Boyhood stringe con la vita vera e propria. Linklater, girando in 35 mm – fattore che massimizza le peculiarità deiettiche del mezzo cinematografico – riesce con Boyhood a imprimere in maniera indelebile lo scorrere del tempo e a renderlo percettibile e corporeo: esso non è più uno strumento o un espediente, bensì il protagonista della messa in scena. Linklater non “scolpisce il tempo”, prendendo a prestito il titolo di un noto libro del celebre Tarkovskij: esso è invece la luce che imprime la pellicola, è la vita vera.
D'altronde non è certo la prima volta che il regista originario di Austin gioca con il materiale temporale piegandolo o rispettandolo in maniera alternata; ha infatti realizzato lavori confinati alla durata di un giorno o di una notte (Slacker, La vita è un sogno, SubUrbia), alcuni filmati in tempo reale (Tape) e la trilogia di Before, che intrattiene legami con entrambe le modalità precedentemente elencate. Ciò rende il cinema di Linklater interessante e mai scontato.
Qui l'atto di filmare appare più importante del seppur eccelso risultato finale. La vita va di pari passo alla prassi cinematografica, modificandola e plasmandola. Il suo lavorio è incessante e fecondo. Linklater, per quanto tentato dalla pianificazione meticolosa del tessuto narrativo, si è arreso e piegato alla crescita del progetto, deviando dal sentiero originario per arricchirlo. Regista, troupe e attori si sono incontrati per tre/quattro giorni di riprese l'anno per dodici anni, concedendosi moltissimo tempo per editing e idee. Così è accaduto che, ad esempio, la passione per la fotografia nata nel giovane Coltrane sia poi collassata sul suo personaggio.
In conclusione, Boyhood è un'opera meravigliosa che nasce dalla forza dirompente che la vita imprime sull'atto di “pensare per immagini”, evidenziando la frattura che si instaura tra il découpage e il montaggio finale del film. Boyhood non inizia e non finisce davanti ai nostri occhi, e questo suo “accadere” affascina profondamente.

Emanuel Carlo Micali

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Boyhood
Anno: 2014
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater
Fotografia: Lee Daniels, Shane F. Kelly
Durata: 165’
Uscita in Italia: 16 ottobre 2014
Attori principali: Ellar Coltrane, Ethan Hawke, Patricia Arquette

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OUT OF THE FURNACE - Il fuoco della vendetta

19/7/2014

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Russel è un uomo docile, con valori sani; lavora all’acciaieria del posto, è legatissimo alla famiglia, alla donna che ama e al fratello sbandato, da poco tornato dall’ Iraq, incapace di badare a se stesso e rimanere fuori dai guai. Una notte tutto cambia, a causa di un incidente stradale, e Russel finisce in galera. Ne uscirà solo diverso tempo dopo. La sua vita di prima non esiste più: suo fratello ha continuato a frequentare le persone sbagliate, in una spirale autodistruttiva che cambierà per sempre il destino di entrambi.
Out of the Furnace è il secondo film di Scott Cooper; dopo Crazy Heart, con uno straordinario Jeff Bridges vincitore del premio Oscar, ritorna con un thriller dai toni cupi e drammatici arricchito da un ottimo cast. Il risultato è una storia character driven, in cui le scelte e la caratterizzazione dei personaggi sono il fulcro della vicenda.
L’ ambientazione è una sperduta cittadina industriale della Pennsylvania, dove una fotografia fatta di atmosfere desolanti e case rovinate rende palese e denuncia la crisi e l’immobilismo sociale ed economico tipico dell’arco temporale che va da W.Bush all’arrivo carico di false speranze di Obama. È evidente un sottinteso politico nella fredda analisi di una società dissestata da anni di malgoverno, in cui il tessuto sociale è rappresentato da un’umanità dignitosa abbandonata dalle istituzioni e da un sistema fittizio presente solo nei mass media, ma ben lontano dalle reali problematiche del vivere quotidiano in un contesto duro e violento. Unica forma di giustizia: la vendetta.
Da sottolineare una messa in scena tecnicamente valida e le buone interpretazioni da parte dei protagonisti che rappresentano la base solida su cui poggia il film: Christian Bale intenso e credibile nel ruolo di un uomo che accecato dalla vendetta muta la propria personalità, Woody Harrelson impeccabile come villain di turno e Casey Affleck che incarna la rabbia e l’impotenza dei reduci, tutti intrappolati in una realtà sempre più violenta dove le regole e le leggi non hanno nessuna tutela reale. Il resto del cast, che comprende attori come Willem Dafoe o Forest Whitaker, si limita a una semplice presenza.
Le musiche malinconiche ricordano il western, genere del resto caro a Scott Cooper, interprete in veste di attore di Broken Trail e Get Low, mentre fra le pellicole di riferimento ci sono sicuramente il moderno The Fighter di David O. Russell, per il forte nichilismo realista che troviamo in una dura ambientazione suburbana e per lo stesso interprete (Bale), nonostante lo stravolgimento del ruolo da redento a redentore. Un riferimento più esplicito è sicuramente al Cacciatore di Michael Cimino, citato nella scena di caccia e nelle dinamiche del rapporto fra i due fratelli. La coppia Bale-Affleck ricorda De Niro-Walken e, pur non raggiungendo la stessa intensità interpretativa, si fa motore dell’azione con due performance d’impatto, antitetiche ma ugualmente efficaci.
Out of the Furnace non si distingue però per l’originalità. Tematiche come la crisi economica, l’alienante lavoro in fabbrica, la voglia di riscatto, i bassifondi, i caratteri antitetici dei fratelli, la sete di vendetta sono usuali nei film di genere; la sensazione è quindi quella del già visto. Sotto l’aspetto narrativo le svolte del film sembrano inevitabili e diventano facilmente prevedibili a causa di una sceneggiatura rigida, permeata da un pessimismo di fondo che non ammette alternative o sviluppi diversi.
Rimane comunque intatta una confezione estetica di malinconica bellezza, e l’immagine della fornace, strumento di sopravvivenza dell’intera comunità, si fa metafora di un mondo infernale da cui è impossibile uscire.

Luigi Locapo

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Out of the Furnace
Anno: 2013
Uscita in Italia: 27 Agosto 2014
Regia: Scott Cooper
Sceneggiatura: Scott Cooper, Brad Ingelsby
Fotografia: Masanobu Takayanagi
Montaggio: David Rosenbloom
Durata: 116’
Interpreti principali: Christian Bale, Casey Affleck, Woody Harrelson, Willem Dafoe, Forest Whitaker, Zoe Saldana, Sam Shepard.

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