Arlo, piccolo, spaurito e giovane apatosauro, vive in una fattoria insieme ai genitori, al fratello e alla sorella, che dimostrano maggior coraggio di lui e si presentano decisamente più robusti e predisposti al duro lavoro nei campi. In seguito a un tragico avvenimento e ad una serie di fatalità, Arlo si troverà costretto a intraprendere un lungo viaggio in cui dovrà fare i conti con le sue paure più profonde.
Diretto da Peter Sohn, già autore del delizioso corto intitolato Parzialmente nuvoloso, il sedicesimo lungometraggio della Pixar ha un andamento narrativo classico e tradizionale che poggia le sue basi su un’idea geniale sviluppata in modo originale e, per certi versi, spiazzante.
Il viaggio di Arlo si presenta come un romanzo di formazione tenero e avvincente, supportato da un livello tecnico quantomeno portentoso e sbalorditivo, contraddistinto da scenari e paesaggi naturali suggestivi e incontaminati resi con un tale realismo fotografico da risultare veri e autentici (dinosauri a parte si fatica non poco a immaginare che le montagne, i fiumi, gli alberi e le praterie non siano ripresi e filmati dal vivo).
Non capita poi tutti i giorni di assistere a un film d’animazione con protagonista un piccolo dinosauro che d’un tratto si apre ad atmosfere da western d’altri tempi, con i T-Rex al posto dei cowboys. Diverse le sequenze memorabili: di grande impatto ad esempio l’attacco aereo degli pterodattili che piombano sulle prede dall’alto nascosti e immersi nelle nuvole, quasi una libera citazione da Lo squalo con una prospettiva capovolta che vede le nuvole al posto del mare. Notevole il ribaltamento dei ruoli proposto, di cui è meglio non svelare troppo per non rovinare la sorpresa agli spettatori, ma che dimostra ancora una volta il coraggio e l’audacia del team Pixar nello sperimentare e perseguire nuove idee che si distaccano nettamente dai lavori degli altri studios d’animazione statunitensi.
Alla fine il messaggio arriva forte e chiaro a grandi e piccini: il viaggio iniziatico del giovane protagonista lo porterà ad affrontare le sue paure e ad uscire più forte, consapevole e coraggioso che mai, oltre che arricchito in seguito alla scoperta di un mondo che non conosceva. Durante la visione ci si diverte e commuove come non mai. Impossibile non farsi scendere qualche lacrimuccia al cospetto dello struggente epilogo.
Il tratto di matita che contraddistingue e caratterizza i personaggi principali è morbido e tondeggiante, rassicurante e di facile presa sugli spettatori più piccoli; i colori sono vividi e luminosi, la colonna sonora funge da puro accompagnamento alle meravigliose immagini che scorrono sullo schermo, rinunciando a farsi notare più di tanto o a rimanere impressa nella memoria. Nota di merito per l’ottimo doppiaggio italiano, che rinuncia a nomi di grido per affidarsi a professionisti del settore seri e preparati.
Dopo Inside Out la Pixar sforna un’altra opera intensa e toccante, che ha dalla sua un cuore e un’anima autentica e trova in Peter Sohn, qui al debutto nel lungometraggio, un nuovo autore da aggiungere alla sua folta e talentuosa equipe.
Boris Schumacher
Sezioni di riferimento: Film al cinema, Animazione
Scheda tecnica
Titolo originale: The good dinosaur
Anno: 2015
Regia: Peter Sohn, Erik Benson, Meg LeFauve, Kelsey Mann e Bob Peterson
Sceneggiatura: Peter Sohn
Motaggio: Stephen Schaffer
Musiche: Jeff e Mychael Danna
Durata: 100’
Uscita italiana: 25 novembre 2015