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THE SACRAMENT - Il culto dell'illusione

22/8/2014

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Negli anni Settanta il reverendo Jim Jones creò una setta religiosa denominata Il Tempio del Popolo. L'uomo sfruttò il suo carisma per richiamare a sé centinaia di persone e costruire una comune autonoma nella giungla della Guyana, propugnando ideali di pace, amore per il prossimo, solidarietà e benessere. Nel 1978 una delegazione governativa si recò presso la comunità (denominata Jonestown), con l'obiettivo di indagare riguardo a sospetti di violenze perpetrate all'interno del gruppo. Cinque membri della spedizione furono uccisi. Poco dopo 909 seguaci del culto si tolsero la vita, ingerendo un cocktail al cianuro, realizzando così uno dei più famosi suicidi di massa della storia americana.
È da questi eventi realmente accaduti che Ti West, classe 1980, uno dei migliori talenti dell'horror statunitense, ha preso spunto per realizzare il suo ultimo film, The Sacrament, girato in Cile, presentato in anteprima al Festival di Venezia 2013 e prodotto dall'onnipresente Eli Roth. Occupandosi personalmente di sceneggiatura, regia e montaggio, West ha scelto di raccontare questa storia sfruttando l'ormai abusatissima tecnica del mockumentary, mettendo in gioco un finto documentario in cui due reporter accompagnano un ragazzo presso una misteriosa comunità situata in un luogo non ben definito, con l'obiettivo di ritrovare la sorella di lui e riportarla a casa.
Quando i tre giungono sul posto, si trovano immersi in una sorta di mini-città perfettamente organizzata, guidata da un leader che tutti chiamano con affetto Padre; il micromondo in cui i protagonisti sono accolti si presenta come un piccolo paradiso in terra, e le persone intervistate offrono ritratti di reietti della società che in quel luogo hanno potuto rincominciare una nuova vita imperniata su valori di accettazione reciproca, gioia e armonia. Quando però i reporter riescono a porre alcune domande al leader della comunità, dalle parole di quest'ultimo iniziano a comprendere che qualcosa di inquietante e manipolatorio si nasconde tra quei sorrisi; nel giro di poche ore il buio oscura ogni illusione di luce, e la concreta realtà del luogo si manifesta nelle sue forme più agghiaccianti.
Ti West è un autore da sempre controverso, molto amato da alcuni e detestato da altri, per il suo modo di concepire l'horror come uno strumento di tensione sotterranea con cui fuggire dal consueto sovraccarico situazionale tipico di tante produzioni contemporanee, a vantaggio di una messinscena melliflua, vagamente ostica, in cui la paura si nasconde navigando sottotraccia e allo spettatore è richiesta una certa dose di pazienza per espletare il senso di minaccia che sempre incombe all'interno dei suoi lavori. Facendo seguito all'ottimo House of the Devil, al sottovalutato e apprezzabile The Innkeepers, e agli episodi contenuti nei mediocri film antologici V/H/S e The ABCs of Death, West ha qui cercato di dipingere la voglia di riscatto di individui alla ricerca di un modo per allontanarsi dalla disperazione di esistenze misere e fallimentari; allo stesso tempo, ha voluto declamare un evidente monito rivolto verso i pericoli del fondamentalismo religioso, grazie al quale troppo spesso presunti santoni senza scrupoli riescono a traviare menti deboli per condurle verso i propri interessi.
I propositi di cui sopra non sembrano brillare per originalità, e paiono cozzare con le caratteristiche precipue del mockumentary, sottogenere che, salvo isolate e felici eccezioni (Cloverfield, District 9, il pregevole The Bay), ha ormai da alcuni anni esaurito tutte le sue risorse, generando una vasta serie di sciocchezze di infimo livello. West, però, con intelligenza, non si limita a usare gli strumenti di base della materia, ma sfida il mockumentary stesso rivoltandolo dall'interno: accanto alle consuete riprese concitate e traballanti, al finto reportage, alle telecamere scaraventate a terra in pieno stile Deodato, appaiono infatti diverse sovrastrutture in teoria sbagliate (didascalie, musiche off), sino a quando, nella parte finale, il sottogenere di riferimento viene addirittura accantonato, lasciando il campo a riprese di stampo classico che si alternano alle soggettive.
In questo modo The Sacrament riesce a trovare una certa personalità, senza comunque snobbare i tratti salienti del cinema di Ti West, da alcuni ritenuto respingente in quanto prolisso e noioso; critiche che non ci sentiamo di condividere, perché la tensione in realtà non manca affatto, e anzi, forse il film avrebbe perfino necessitato di un minutaggio più lungo, per sbrogliare con meno ansia una matassa che pare correre verso la stordente risoluzione finale con troppa fretta.
In ogni caso, pur senza guizzi indimenticabili, ma avvalendosi di una direzione attenta e giovandosi dell'intensa interpretazione di Gene Jones (incredibile l'assonanza con il nome del vero leader) nel ruolo del guru, The Sacrament mescola con buon costrutto realtà e finzione, sperimentazione e riflessione, angoscia e disillusione, confermando per l'ennesima volta le qualità di un autore che continueremo a seguire con interesse.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: Into The Pit


Scheda tecnica

Regia: Ti West
Sceneggiatura: Ti West
Attori: Joe Swanberg, Amy Seimetz, Kate Lyn Sheil, Gene Jones
Musiche: Tyler Bates
Fotografia: Eric Robbins
Montaggio: Ti West
Anno: 2013
Durata: 95'

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