Abbiamo a che fare con un'operazione non semplice: i cultori di Lovecraft, e gli appassionati di horror in generale, ben sanno quanto sia sempre stato complesso tradurre sul grande schermo le esiziali angosce visionarie dello scrittore. Non sono infatti molte le pellicole che si possono considerare, in questo senso, realmente riuscite e di valore: la mente va a senza dubbio a Il seme della follia di Carpenter e alle magnifiche derive splatter/gore della coppia Gordon/Yuzna, con il seminale Re-Animator e gli ottimi Necronomicon, From Beyond e Dagon. Esempi comunque abbastanza isolati, in un panorama di genere che si è spesso approcciato con molto timore all'incubale universo lovecraftiano.
La scelta di Branney e Leman, oltre al generico rischio sopra descritto, corre poi ancora di più sul filo del rasoio, in virtù di un azzardo stilistico indubbiamente originale e coraggioso: girare il film in un livido bianco e nero, creando un clima retrò con la quale riportare lo spettatore al cinema degli anni venti (periodo in cui la storia è ambientata), pur non rinunciando all'uso del dialogo.
Detto questo, si può senz'altro affermare come, pur con qualche limite, l'operazione sia riuscita: The Whisperer in Darkness è un prodotto solido, affascinante e filologicamente appropriato nel suo tentativo di ricreare le atmosfere originarie senza snaturarne temi e contenuti. Muovendosi a metà tra horror e science fiction, gli autori seguono con discreta fedeltà la materia di base e, nonostante qualche variazione imposta dalle necessità strutturali del mezzo cinematografico, il racconto è riproposto con intelligenza e sostanza, evitando derive consolatorie e vezzi aleatori.
Da ciò, peraltro, ne deriva un ritmo cauto, piuttosto pesante alla visione in alcuni frammenti, mentre a una prima parte inquietante e soffusa, disturbante e raffinata, ne segue una seconda non sempre abile a riprodurre fino in fondo le aspettative emerse. La recitazione degli attori, in particolare il protagonista Matt Foyer (la cui fisionomia ha qualche vaga somiglianza proprio con il Jeffrey Combs del sopracitato Re-Animator), è impostata secondo gli stilemi del cinema muto, e se si apprezza lo sforzo di modifica gestuale compiuto, in qualche momento si notano delle forzature. Inoltre, la presenza delle granchiute creature aliene (i Mi-go), attesa per quasi tutta la pellicola, si risolve in una breve apparizione con effetti speciali in CGI non entusiasmanti.
Nonostante tutto The Whisperer in Darkness, inedito in Italia e piuttosto trascurato anche dai festival di genere europei, ci propone un brillante affresco del totalizzante e apocalittico universo lovecraftiano, immerso in una dimensione di decadente distruzione e sospeso a metà tra le necessità empiriche della scienza, il folklore popolare e la stordente presenza del fantastico, atto fondante dell'imminente avvento dell'abisso più crudele e lancinante.
Tra le oscure nebbie del Vermont, il protagonista Albert Wilmarth si trova immerso nei miasmi corrotti di una civiltà prossima al dominio dell'alterità, ponendosi come cacciatore della verità e al contempo preda dei Mi-go, pronti a trasportarlo sul pianeta Yuggoth, per asportarne il cervello e assicurare alla vittima un ulteriore stralcio di coercitiva non-vita tramite complesse apparecchiature elettriche. Loro, gli adoratori di Shub-Niggurath, riassumono il senso primitivo e crudele di un orrore endemico che attende nell'ombra il momento di emergere, per riunire il mondo in un unico grande abbraccio tinteggiato di tenebra.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Into the Pit
Scheda tecnica
Regia: Sean Branney
Sceneggiatura: Sean Branney, Andrew Leman
Musiche: Troy Sterling Nies
Montaggio: David Robertson
Distribuzione: H. P. Lovecraft Historical Society
Anno: 2011
Durata: 104'
Attori: Matt Foyer, Matt Lagan, Lance J. Holt, Andrew Leman, Barry Lynch