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BIOGRAFILM 12 - Porno e libertà (Porn to be free), di Carmine Amoroso

14/6/2016

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​Dopo la cena riservata alla stampa nella superba cornice del Sympò una folla di spettatori si accalca davanti al cinema Lumiére per una delle più attese proiezioni di questa dodicesima edizione del Biografilm. Porno e libertà esplode come una bomba al festival e lo fa con una colorata girandola di personaggi ironici e dissacranti. Presenti in sala il regista Carmine Amoroso, Danastable, Helena Velena e Giuliana Gamba; in un’atmosfera rivoluzionaria e senza peli sulla lingua ha inizio la visione di questo interessante mosaico che si propone di raccontare, del porno, l’aspetto ideologico e politico, il grande impatto che ha avuto sui tempi. Film distribuito in Italia da I Wonder Pictures, è già stato comprato in molti paesi del mondo comprovando quanta curiosità abbia suscitato anche all’estero la nostra storia di erotismo all’italiana.

Nessuna volgarità. Il porno attraversa questo film come un’onda spumeggiante, solletica e travolge, è la grande scoperta che lancia i primi vagiti fra gli anni 50 e 60 per poi conoscere un trionfo negli anni 70. Ogni singola scena sarà perfettamente in armonia con un discorso più ampio, discorso che va ben oltre la sola pornografia. La zona d’ombra risiede nel pensiero secondo il quale a “porno” corrisponda “brutto” o “sporco” o “scadente”. È Lasse Braun (regista scomparso nel 2015) a guidarci inizialmente in questo viaggio, parlando di quei primi tentativi di portare nel paese un genere irriverente da tutti condannato. Perché impedire al porno di arrivare in Italia e fare rivoluzione? Non è forse vera cultura quella che lascia lo spettatore stupefatto? E quale genere meglio del porno sa creare turbamento nel pubblico?
Secondo Giampiero Mughini, l’Italia si è trovata a lungo ostaggio di una duplice gabbia: la religione cattolica e un comunismo ammantato di puritanesimo. Anche Giuliana Gamba spiega quanto il porno si sia dimostrato necessario per rompere gli schemi e ammette i suoi primi film, dei quali mai aveva parlato pubblicamente. 
L’anima che percorre il film, strizzando l’occhio dal silenzio, è il visionario intellettuale e businessman Riccardo Schicchi. Il suo obiettivo imprigiona ogni paese attraverso qualche potente immagine femminile: di Goa ricorda una ragazza che si lavava in una cascata, dell’Afghanistan una donna che allattava. Notato da Buttafava e Dario Baldi (Epoca e Panorama) avvicina l’obiettivo all’erotismo e quando la rivista Man viene sequestrata lui si presenta in via Bissolati 54 e parla con il direttore. Nasce così un’amicizia, ed ecco le fondamenta di questa rivoluzione che spingerà gli occhi davanti alle forme femminili, i corpi, e vorrà scavalcare il concetto di modella e arrivare a quello di donna, conosciuta intimamente attraverso l’immagine. Sarà la Ford Agency di New York a lanciare Schicchi nel mondo della fotografia erotica.
Lasse Braun continua a sbalordire gli italiani con i cartoni di Sinè e con alcuni filmati 35 mm a luci rosse spediti a Cannes e proiettati per tre notti presso l’Olimpia, un cinema da 800 posti. A lui spetta il compito di portare in questo paese grandi quantità di quella merce bollente che indigna i benpensanti. La segretaria di Playmen racconta l’incantevole incontro con una bionda ragazza ungherese arrivata in redazione assieme ai suoi fratelli, affamati e in disperata ricerca di impiego. Quella ragazza povera, nelle parole di Schicchi, è descritta come “un’irragionevole, spontanea e selvaggia creatura” e sarà lui stesso a svelarle il mondo fatto di foreste in cui passeggiare e bagni notturni in mare. Le creerà quindi attorno una leggenda, rendendola icona, rendendola Cicciolina.
Radio Luna è la prima emittente che diffonde la voce di Cicciolina; nelle radio italiane si impone a tarda notte quel suono flautato che invita al piacere. Il porno scende in campo distruggendo argini, facendo discutere. Anche fra le pagine di Playmen arrivano i primi scatti audaci, quei “peli pubici” sono il segnale di un massiccio passo in avanti nel campo della libertà di espressione. I linguaggi si fanno espliciti, Lidia Ravera racconta i porci con le ali, Porpora Marcasciano ci accompagna nel 1977 con il Living Theatre di Judith Malina che parla a sua volta sullo schermo.
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Degli anni 70 si mostrano anche i limiti, quelli della rivoluzione imperativa: se prima si promuoveva l’immagine della ragazza di rigidi costumi, negli anni 70 l’ondata di liberazione sessuale è talmente violenta che quasi ci si sente “diverse” nell’evitare la promiscuità. Spezzoni di documentario danno a voce a ragazze in rivolta, perché “se non vai a letto con tutti ti etichettano come borghese”. È una ribellione al centro di una ribellione più grande. 
Il poeta Antonio Veneziani torna con la memoria al Festival di Castelporziano mentre il critico cinematografico Marco Giusti ricorda quei cinema a luci rosse che in breve tempo scalzarono il cinema tradizionale, registrando affluenze incredibili. Si ha la fortuna di seguire Vincenzo Sparagna all’interno del MAM (Museo dell’Arte Malvista), bizzarro archivio di tesori segreti, dove troneggiano anche alcune opere di Pazienza. C’è Achille Bonito Oliva pronto a definire l’arte come “indecisa a tutto e pertanto capace di utilizzare tutto”.
Dopo questa lunga chiacchierata con coloro che hanno visto la nascita del porno e le vere ragioni della sua esistenza, si comprende la capacità sovversiva del genere. Si torna a un’epoca in cui la visione di quei film era innovativo traguardo reso accessibile a tutti, intellettuali compresi. C’è una bellezza incredibile in questi assaggi di filmati che inquadrano Cicciolina e molte altre: l’attenzione per il colore, i volti stupendi, i corpi naturali, i veli, le coroncine di fiori. Anche Marco Pannella dice la sua, è impressionante vederlo sullo schermo a poco tempo dalla sua morte e, così come per Schicchi, Braun e la Malina, si ha la sensazione che questi eroi non siano mai morti ma si trovino da qualche parte, a condurre altre battaglie.
Scivolare in questo film di lustrini, bolle di sapone, ragionamenti e invettive è un’esperienza affascinante, che porta a contatto con la grande forza pulsante che ha unito le persone. Quasi rimpiangiamo quegli anni di nudità nei prati, schiavi oggigiorno di un porno “comunemente tollerabile”, incanalato, classificato, controllato e condizionato, che nel 2016 non fa più scalpore.
Oggi si compie l’errore di non riconoscere alla pornografia il peso e l’importanza che ha avuto per le generazioni. A monte ci sono anni di lotte, ammirazione per il corpo umano, voglia di libertà e ingiustizie subite, tecnica e studio sul set, fra denunce, censura, sequestri e carcere.
Il porno è storia, per quanto molti non siano pronti ad ammetterlo.
Il porno, grazie a questo film, è libertà.

Maria Silvia Avanzato

Sezione di riferimento: Festival Reportage

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Scheda tecnica

Anno: 2015
Regia: Carmine Amoroso
Musiche: Fabrizio Fornaci
Sceneggiatura: Carmine Amoroso
Durata: 78'
Uscita al cinema: 24 giugno 2016
Con: Riccardo Schicchi, Lasse Braun, Giuliana Gamba, Giampiero Mughini, Marco Pannella, Ilona Staller.

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