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BFM 34 - Toz Bezi (Dust Cloth), di Ahu Öztürk

8/3/2016

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​Nesrin e Hatun sono due donne delle pulizie di origine curda. Vivono a Istanbul, cercano un lavoro stabile senza trovarlo, e alcune volte durante la settimana lasciano per qualche ora la loro umile casa per andare a riordinare e lucidare appartamenti situati nel quartiere benestante della città. La loro quotidianità è tutt'altro che semplice: Nesrin, da poco abbandonata dal marito, si trova a dover curare e crescere da sola la figlia Asmin, con occupazioni saltuarie, nessuna assicurazione sanitaria e pochissimi soldi a disposizione; Hatun, donna forte e pragmatica, sogna di comprare un alloggio di migliore qualità, ma è circondata da un marito fannullone e da un figlio sfaticato. Le due, amiche nel profondo, condividono ansie e paure, momenti di relax e delusioni. La situazione intanto, soprattutto per Nesrin, si fa sempre più dura, tanto che la donna arriverà a prendere una decisione dolorosissima e radicale.

Presentato in concorso al BFM 34, Toz Bezi (in italiano letteralmente “straccio per la polvere”), primo lungometraggio della regista Ahu Öztürk, già selezionato quest'anno alla Berlinale, conferma una volta di più il buono stato di salute del cinema turco, che oltre ai successi internazionali di Nuri Bilge Ceylan (Palma d'Oro a Cannes nel 2014 per Winter Sleep) può contare su un'ottima base di giovani autori e autrici capaci di raccontare con molto acume piccole storie di degrado urbano e sconforto sociale.
Il film della Öztürk, basato sull'amicizia tra due donne delle pulizie che vivono tra insicurezze, speranze e croniche difficoltà economiche, pare faticare a imporsi, almeno all'inizio; l'impressione dura però molto poco, perché ben presto si entra a tutti gli effetti nel marasma che avviluppa le protagoniste, divise tra sogni di improbabile realizzazione e problematiche che rischiano di farle affondare sempre più. 
In una società attuale come quella turca, in cui le divisioni tra le classi si ampliano ogni anno che passa, il contrasto tra la povertà delle due donne e il lindore asettico delle case che vanno a pulire risulta devastante. L'impossibilità di trovare un lavoro fisso e ben pagato, i salti mortali che Nesrin deve compiere solo per riuscire a saldare l'affitto di un misero appartamento e i bisogni primari della figlia, i progetti ambiziosi e assai poco fattibili di Hatun, simboleggiano le acque agitate di vite in cui i momenti di pace si fanno attendere e si esauriscono in pochi minuti, inondati dalle asfissianti necessità che ogni giorno bussano alla porta.
La regista e sceneggiatrice, con pochi fronzoli e tanta sostanza, crea due ritratti di donna di notevole interesse, accomunati da un'amicizia sincera ma divisi da evidenti contrapposizioni caratteriali: tanto Nesrin è infatti fragile e insicura, orgogliosa e debole, quanto Hatun è invece convinta di sé e perfino strafottente (“mio marito non mi lascerebbe mai, perché indossa i vestiti che io gli lavo e mangia ciò che io gli cucino; farebbe qualunque cosa per me"). Le antinomie trovano un punto di incontro nei pochi attimi di quiete, un tè con sigaretta dopo la cena o un pettegolezzo sulle avventure adultere dei proprietari degli appartamenti in cui fanno le pulizie; lievi spiragli di luce e sorriso nella coltre di buio che le circonda. È proprio nella semplicità di questi gesti e di queste parole che l'autrice riesce a impostare la giusta alchimia tra finzione scenica e pubblico, trovando un equilibrio utile per preparare lo spettatore ai momenti più toccanti che dovranno giocoforza presentarsi.
Compatto, solido ed efficace, anche grazie alla bravura delle sue attrici, Toz Bezi (in cui compare pure Serra Yilmaz, nel ruolo di una signora borghese gretta e meschina) si lascia apprezzare senza riserve, portandoci per mano nei foschi destini di due protagoniste che lottano per dare un senso a esistenze umili che non si sono affatto scelte. Al termine della visione non sappiamo con precisione che ne sarà di loro, ma almeno siamo certi che, in un modo o nell'altro, non smetteranno di dare la caccia a un futuro migliore.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: Festival Reportage


Scheda tecnica

Regia e sceneggiatura: Ahu Öztürk
Fotografia: Meryem Yavuz
Anno: 2015
Durata: 98'
Attori: Asiye Dinçsoy, Nazan Kesal, Serra Yilmaz, Didem Inselel, Asel Yalin

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