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BFM 32 – Leave to Remain, di Bruce Goodison

12/3/2014

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Ogni anno centinaia di ragazzi, minorenni, approdano in Inghilterra. Arrivano da diverse parti del mondo: Afghanistan, Algeria, Guinea, Pakistan, in fuga dalla guerra e dalla sofferenza. Una volta giunti nel Regno Unito sono affidati ai servizi sociali, che provvedono a fornire loro un alloggio e a iscriverli in una scuola speciale. Nel frattempo la situazione di ognuno di loro è valutata con attenzione. L'obiettivo è ottenere un permesso di soggiorno permanente, con cui poter restare in Inghilterra a tempo indeterminato e ricostruirsi una nuova vita. In pochi però ce la fanno: una volta compiuti i 18 anni di età, la gran parte di questi ragazzi è rispedita a casa propria.
Leave to Remain, selezionato per il concorso internazionale dell'edizione 32 del Bergamo Film Meeting e presentato in anteprima europea, racconta la realtà di alcuni di questi adolescenti, muovendosi lungo il confine tra fiction e documentario. Il regista è Bruce Goodison, classe 1964, apprezzato autore televisivo. Per dare forma e anima al suo lavoro l'autore ha letto e ascoltato le vere storie di tanti ragazzi; in un secondo tempo ha selezionato alcuni giovani non professionisti, ha fondato un'apposita società di produzione e ha iniziato a insegnare ai prescelti le fondamenta del mestiere di attore, in un graduale processo di istruzione volto a ottenere il miglior risultato possibile durante le riprese del film. 
Leave to Remain racconta dunque la difficile situazione di questi adolescenti, ospitati in una casa-famiglia e in una classe mista il cui insegnante, Nigel, prende a cuore i loro sogni ben oltre ai semplici doveri professionali. In particolare il regista si sofferma su ciò che accade agli afghani Omar e Abdul e all'africana Zizidi, attorniati da compagni/amici di culture ed etnie profondamente diverse, ma accomunati dall'orrore di un passato segnato da cicatrici indelebili, e dalla speranza di poter davvero ripartire verso un futuro nuovo. I protagonisti frequentano le lezioni e le gite scolastiche durante il giorno, ed escono a ballare e divertirsi la sera; comportamenti consueti per adolescenti che in fondo desiderano soltanto l'integrazione e la libertà, con il fine ultimo di ottenere il riconoscimento più grande: un'esistenza normale, lontana dalle lacrime di ciò che è rimasto nei rispettivi paesi d'origine. Interrogati dagli assistenti sociali per stabilire se vi siano o meno le condizioni per farli restare, alcuni di loro si inventano una storia non del tutto consona al reale vissuto: mentono per scartare il sistema, abbattere la burocrazia e conquistare l'agognato permesso. Altri, invece, sono semplicemente spaventati, perduti nella solitudine di un mondo estraneo, e si muovono incerti e tremanti, cercando un senso nel presente e un soffio di gioia rivolto all'avvenire. Perfino Nigel talvolta mente davanti alle autorità, spinto dall'utopia di salvarli tutti, perché in fondo ognuno di loro è parte integrante di una famiglia allargata il cui sostegno reciproco è alla base della quotidianità.
Durante la visione delle prime scene, ambientate nella scuola, si ha la sensazione di trovarsi quasi di fronte a una versione inglese dello splendido Entre les murs di Laurent Cantet. Il film però non resta racchiuso in un'aula, ma ne scivola fuori molto presto, cogliendo le strade, le discoteche, i binari della metropolitana, le gite in montagna e al lago, le visite infermieristiche e il tribunale: ogni luogo è per i ragazzi un simulacro di dubbi e paure, ricordi e rimpianti, attacchi e difese; sui loro corpi ci sono violenze, stupri, infibulazioni, bruciature di sigarette; nelle loro anime navigano pensieri di sangue, parenti ammazzati brutalmente davanti agli occhi, fughe disperate, incubi senza fine. Oggi, però, la vita è fatta di volti, rumori e odori diversi; tutto è sconosciuto, ma può diventare familiare con il sostegno degli amici e dell'insegnante. Così ci si abbraccia e si esce fuori, insieme, a vedere per la prima volta la neve, aspettando un verdetto positivo, nell'illusione che “tutto andrà bene”.
Goodison orienta il suo film lungo una via intermedia tra fiction e doc, scegliendo un approccio molto diretto, cullato tra le sabbie di un evidente intento pedagogico non privo di un certo didascalismo. Frenato da una netta discontinuità, e da soluzioni talvolta troppo semplicistiche, Leave to Remain punta soprattutto a far vibrare i cuori degli spettatori, riuscendo peraltro nell'intento grazie a sequenze dotate di buona intensità emotiva. Non a caso durante i titoli di coda la platea regala all'autore un lungo applauso (probabile premio del pubblico in arrivo). Gli attori formati per l'occasione riescono a esprimersi con sufficiente profondità, mentre il ruolo dell'insegnante-mentore si avvale della preziosa presenza del bravo Toby Jones (Berberian Sound Studio), molto più di un caratterista. Il suo sguardo, bastonato ma ancora ricco di orgoglio, è in fondo lo stesso di tutti i ragazzi che egli prende a cuore: gabbiani con le ali spezzate che guardano su, verso il cielo, sognando di rincominciare a volare.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: Festival


Scheda tecnica

Regia: Bruce Goodison
Sceneggiatura: Bruce Goodison, Charlotte Colbert
Fotografia: Felix Wiedemann
Musiche: Alt-J
Anno: 2013
Durata: 89'
Attori: Zarrien Masieh, Yasmine Mwanza, Noof Ousellam, Toby Jones

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