Il cinema italiano non è morto. Anche se ogni tanto dà questa triste sensazione. Eppure, alle volte, quando ci si distacca dalle consuete, volgarissime e avvilenti porcherie adolescenziali para-televisive, capita che gli autori nostrani sappiano tirare fuori qualche idea vincente, traducendola sul grande schermo con tonalità fresche e intriganti. È il caso di Viaggio Sola, terza regia della figlia d'arte Maria Sole Tognazzi, piccolo caso della stagione: girato con budget limitato, uscito in sordina accompagnato dallo scetticismo generale (va detto, anche il nostro), sta invece riscuotendo un notevole successo, tanto che le sale in cui il film è in programmazione sono aumentate. Il pubblico apprezza, per fortuna, un'opera senza dubbio imperfetta, ma capace di sprazzi di lucidità e intelligenza, accompagnati da una buona commistione di ironia e malinconia.
Irene, mistery guest di se stessa, passeggia in perenne equilibrio up in the air, come George Clooney nel film di Reitman. Il suo mestiere è però meno crudele: hotel extralusso, massaggi e centri benessere, camerieri sempre a propria disposizione, valigie fatte e disfatte senza muovere un dito, ossequi e salamelecchi. Tutto pagato, con tanto di stipendio suppletivo. Una meraviglia, insomma. O forse no. Dietro alla bambagia, c'è infatti una vita spenta, annacquata, scivolata via nella corrosione degli anni. Ci sono pranzi e cene da consumare senza commensali, tovaglioli e piatti tolti dai tavoli, letti per metà sempre vuoti, case fredde in cui nessuno aspetta il tuo ritorno. C'è un presente ammantato da una luce dietro alla quale tossisce frenetica una beffarda nube grigia. Ci sono parole non dette, conversazioni a distanza concluse senza potersi guardare negli occhi, perdite che fanno male anche se così non dovrebbe essere. La quotidianità si tramuta in un luccicante gioiello incastonato nella pietra del nulla. E allora, dopo tante miglia e tante stanze, bottiglie di champagne e bagni turchi, termometri nelle zuppe e cronometri alle reception, rose rosse di benvenuto e damerini inappuntabili, è ora di fermarsi un attimo, per capire cosa fare e dove andare. Schiarire le incertezze ed esprimere verità per troppo tempo taciute. Guardarsi dentro, prima che sia troppo tardi.
Scritta dalla regista con Francesca Marciano e Ivan Cotroneo, la sceneggiatura di Viaggio Sola si espande senza eccessivi intoppi, pur con qualche fatica nella seconda parte, un paio di cadute di tono (la disquisizione su The Farm), e alcuni personaggi di contorno soltanto abbozzati (l'antropologa). Le locations, reali, situate in hotel cinque stelle di Parigi, Berlino, Shangai, Gstaad, Marrakech, in Puglia e Toscana danno un ovvio tocco di eleganza fotografica alla vicenda, ma si va ben oltre i paesaggi da cartolina. Inoltre, a dare un tocco di forza all'intera pellicola, c'è un elemento in più, fondamentale e inatteso: Margherita Buy. Finalmente, dopo mille ruoli nevrotici sempre uguali e sempre più banali, l'attrice esce dalla gabbia, si libera dalle solite catene, e accompagnata da un puntuale Stefano Accorsi e da una nevrotica Fabrizia Sacchi offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera: una Buy intensa, vivace, sincera, appassionata e convincente, con la testa e il corpo in felice armonia tra le nuvole.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Regia: Maria Sole Tognazzi
Sceneggiatura: Francesca Marciano, Ivan Cotroneo, Maria Sole Tognazzi
Fotografia: Arnaldo Catinari
Musiche:Gabriele Roberto
Attori principali: Margherita Buy, Stefano Accorsi, Fabrizia Sacchi, Gian Marco Tognazzi, Alessia Barela
Anno: 2013
Durata: 85 min
Data uscita in Italia: 24 aprile 2013