Per tenere fede alla promessa fatta all'amica prima della sua dipartita, la ragazza va a trovare David, il marito di Laura, con il proposito di stargli vicino in un momento così terribile. Per caso, però, Claire scopre un segreto che mai avrebbe potuto immaginare: l'abitudine di David di travestirsi da donna. Claire resta inebetita di fronte a questa rivelazione, la rifiuta e la respinge etichettandola come una perversione, salvo poi, poco alla volta, subire l'attrazione dell'uomo, o meglio della donna, anzi di entrambi: tra i due si instaura quindi una sorprendente complicità che riuscirà a superare qualsiasi barriera.
A volte capita di trovarsi di fronte a un film dove tutto fila liscio. Con disarmante naturalezza, senza alcuno sforzo. Un meccanismo che scivola morbido lungo un sentiero narrativo in cui ogni snodo trova la giusta distanza, la corretta direzione, la perfetta alchimia. È il caso di Une nouvelle amie (Una nuova amica), l'ultimo film di François Ozon, uscito lo scorso novembre nei cinema francesi e per fortuna arrivato anche nelle sale italiane. Dopo l'intrigante e inappuntabile Dans la Maison (Nella casa) e il pregevolissimo e sottovalutato Jeune et Jolie (Giovane e bella), Ozon ribadisce di attraversare un vero stato di grazia, confermandosi per l'ennesima volta uno degli autori più abili del cinema europeo nel giocare con le aspettative dello spettatore, scavando al contempo nelle suggestioni più nascoste dell'animo umano.
Tratto da un racconto di Ruth Rendell pubblicato nel 1985, Une Nouvelle Amie è un esemplare melò in cui l'ambientazione prettamente contemporanea cammina a braccetto con un'atmosfera retrò che pare riportarci indietro verso i capolavori di Douglas Sirk o, per restare in ambiti più recenti, le sgargianti tonalità cromatiche del migliore Almodovar o del bellissimo Far from Heaven (Lontano dal paradiso) di Todd Haynes. Ozon però non si limita a un discorso intimo e sociale sulla sessualità, ma trascina il suo film in un crocevia lungo il quale ogni confine pare annullarsi, rifarsi e di nuovo disfarsi, volando verso la ricerca dell'affermazione di sé e superando ogni schema preconcetto.
Sin dal prologo, dolcemente ingannatorio, comprendiamo come ogni apparenza, nell'opera ozoniana, sarà accartocciata e gettata nel cestino, per lasciare invece spazio a un racconto in cui orientamento sessuale e travestitismo diventano organi vitali di un unico corpo in perenne mutazione di senso; un corpo, ben espresso dal raramente così bravo Romain Duris, che viaggia a testa alta sulle ali di un sentimento tanto diverso quanto normale, tanto improbabile quanto possibile, tanto inatteso quanto carezzevole.
I motivi che spingono il triste vedovo a indossare vestiti da donna, trucco e parrucca, prima nello spazio limitato e protetto di casa propria e poi con coraggio all'aperto, sotto gli sguardi indagatori degli estranei, sono tanti, senza che nessuno degli stessi sia peraltro esaustivo: desiderio di combattere l'assenza della moglie defunta, voglia di regalare alla figlia una parvenza di figura materna, volontà di evadere dalle convenzioni di un quotidiano senza più sapore.
In concreto, però, la focosa mutazione en travesti dell'uomo che tale forse non vuole più essere altro non è se non un intimo percorso iniziatico volto alla mai troppo tardiva scoperta della propria coscienza. Una lunga seduta parapsicologica dalla quale Claire, dopo il rifiuto iniziale, resta affascinata oltre ogni possibile fantasia, abbandonandosi lungo i veli vaporosi di questa nuova amica con la quale stringere un rapporto senza ruoli, perché nel film di Ozon anche i muri che dividono le gabbie della coppia vengono abbattuti senza remore, come dimostra la stessa Claire alternando scene di nudo di intrigante femminilità e circostanze in cui si presenta con abiti piuttosto mascolini.
Così, con piena chiarezza d'intenti e completa efficacia nel risultato, il lavoro del cineasta francese fluttua nell'aria come un'ipnotica bolla di sapone destinata a non scoppiare mai, sovrapponendo momenti dolorosi (il funerale di Laura), affermazioni simboliche (il brano cantato al night e poi ripreso da Claire), parentesi leggere (il maldestro cambio di voce di David in ascensore), spassose digressioni (l'apparizione hitchcockiana dello stesso Ozon al cinema) e sequenze intrise di dirompente erotismo (l'approccio sessuale lesbo/etero in hotel), sino a un epilogo forse non del tutto credibile, ma al posto giusto nella struttura d'insieme di una pellicola capace di ammaliare con coerenza e lucidità.
Una nota a margine la vogliamo dedicare alla coprotagonista, Anaïs Demoustier, classe 1987, ormai lanciatissima verso il gotha del cinema transalpino e qui alle prese con la sua prova finora più adulta e complessa, espressa con esiti ottimali. Un risultato per noi particolarmente soddisfacente, dato che, se ci è concesso dirlo, da queste parti la seguivamo con estrema attenzione già quando in Italia in pochi la conoscevano (l'avevamo apprezzata ad esempio in La belle personne di Honoré, Les grandes personnes della Novion, D'amour et d'eau fraîche della Czajka e Belle Épine della Zlotowski).
Sensuale, fresca, maturata film dopo film, con quegli occhi grandi e curiosi e le candide lentiggini, la Demoustier ha conquistato poco alla volta il gradimento dei produttori e dei registi d'Oltralpe, per poi imporsi prepotentemente negli ultimi tre/quattro anni; non a caso l'hanno voluta tra gli altri Guédiguian per Les Neiges du Kilimandjaro, la Szumovska per Elles, Miller per Thérèse Desqueyroux, Tavernier per Quai d'Orsay, la Ferran per Bird People e di nuovo Guédiguian per il suo ultimo Au fil d'Ariane, oltre ovviamente a Ozon. Un successo di cui non possiamo che essere felici, nella speranza che (eventuali) future sirene americane non la portino via dalla Francia o comunque non le facciano perdere la sua irresistibile genuinità.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Film al cinema, La vie en rose
Scheda tecnica
Titolo originale: Une nouvelle amie
Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon (dal racconto di Ruth Rendell)
Attori: Romain Duris, Anaïs Demoustier, Raphaël Personnaz
Musiche: Philippe Rombi
Fotografia: Pascal Marti
Montaggio: Laure Gardette
Anno: 2014
Durata: 107'
Uscita italiana: 19 marzo 2015