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THE JUDGE - Le colpe dei figli, le ombre dei padri

27/10/2014

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Si scatena una tempesta in un pomeriggio qualunque, a Indianapolis. Padre e figlio si rincorrono mentre il vento infuria. Il passato incombe sulle loro vite ammaccate e trascina rimorsi, vecchi rancori, paure. 
Il giudice Palmer e suo figlio Hank si affrontano sulla scena da professionisti della dialettica e della ragione prevaricante, ma entrambi hanno aggirato la verità, mancando la sfida degli affetti. Consumati dalle cose non dette per troppo tempo, si trovano nella casa dei ricordi d’infanzia, alla quale il figlio ritorna suo malgrado pur non essendo mai potuto fuggire. I ricordi di una vita, imprigionati in cantina su bobine di pellicola Super 8, sono polverosi, lontani. Restano le ferite non rimarginate. 
Hank Palmer (Robert Downey Jr.) è un avvocato di Chicago, brillante e audace. Ritorna nella città dove è cresciuto in seguito alla morte della madre. Il rapporto con suo padre (Robert Duvall), giudice di indubbia moralità e vecchio alcolista, è distaccato da anni. Estranei l’uno all’altro, i due si ritrovano a collaborare quando il giudice viene accusato di omicidio. Hank tenta di costruire un’efficace strategia difensiva per suo padre, ma deve prima affrontare la sua ostilità. Il processo è anche l'occasione per i due di recuperare del tempo e fare i conti con delle tensioni mai sopite. Il passato erompe insieme a inaspettate verità sul conto del giudice.
The Judge è un film di misura impeccabile, studiato nella scrittura; arriva in fretta al punto e ingozza di emozioni forti. La logica implacabile con cui la regia di Dobkin articola i tempi domestici e le fasi del processo distribuisce senza riserve indizi rivelatori e tensione. Il pregio della sceneggiatura sta nel lavoro di contaminazione tra gli sviluppi di un classico legal thriller e gli intrighi di un altrettanto classica storia dalle dominanti familiari e psicoanalitiche. Le due storie si complicano specularmente fino a sovrapporsi nell’ultima seduta del processo: quando il padre, dal banco dei testimoni, confessa ormai sfinito dalla vita le ragioni della sua rabbia verso l’uomo che è accusato di avere ucciso, il figlio non può più difenderlo. Ma almeno ha incassato una verità definitiva, per quanto dura. Due uomini che in privato non hanno fatto altro che sfuggirsi, sulla scena pubblica della giustizia americana non possono più evitare di ammettere le rispettive colpe. 
Il lavoro sugli ambienti è affidato a Janusz Kaminski, direttore della fotografia di Spielberg dai tempi di Schindler’s List. La casa e il tribunale sono gli scenari di una lotta sfiancante e la luce, le frequenti penombre comprimono gli interni, dentro i quali i personaggi vivono solo quando sono l’uno contro l’altro. I confronti (affronti) tra i protagonisti sono le fondamenta del film: difficile non restare ammirati dai tempi fulminei di Downey jr. e dal carisma di Duvall, tutto giocato in minime variazioni di tono e gesto, che racconta con efficacia quei passaggi bruschi tra luce e ombra propri del temperamento del suo giudice. Duvall, del resto, aveva già reso le pieghe fosche del mestiere interpretando nel ’72 Tom Hagen, figliastro di don Vito Corleone, avvocato e tutore degli interessi di una famiglia che è leggenda cinematografica.
La bandiera americana si staglia su uno stralcio di cielo sereno, vigilando sulla patria. Hank Palmer si ferma a contemplarla, poi entra nell’aula vuota del tribunale. Il figlio si prepara a colmare l’autorità mancata del padre e capisce, varcando le porte dell’aula, di averlo sempre voluto. Un esempio di come efficace (e prevedibile) può essere al cinema il racconto di figli insofferenti ai padri che ambiscono tacitamente a occuparne gli alti ranghi. È una vocazione del cinema americano: rivelare la coscienza collettiva (e occulta) mettendo in scena famiglie problematiche, palcoscenici per colpe e rapporti irrisolti. Storie condotte in crescendo, da cui non è facile distogliersi, tanto denso e feroce è l’intreccio. 
The Judge esibisce tutto, non offre distensioni né spazi per riflettere eppure, a parte quando si invischia nelle vicende sentimentali di Hank (i personaggi femminili, purtroppo, sono abbozzi nemmeno così funzionali), offre una solidità erede dei bei classici. E occorre almeno ricordare che i migliori avvocati raccontati al cinema sono frutto della fantasia americana: Paul Newman ne Il verdetto, Denzel Washington in Philadelphia e, indimenticabile, Gregory Peck ne Il buio oltre la siepe. 

Matteo Mele

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: The Judge 
Anno: 2014 
Durata: 140’ 
Regia: David Dobkin 
Attori: Robert Downey jr., Robert Duvall, Vera Farmiga, Vincent D’Onofrio, Billy  Bob Thornton 
Sceneggiatura: Nick Schenk, Bill Dubuque 
Fotografia: Janusz Kaminski 
Musiche: Thomas Newman 

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